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Lettori fissi

Magali

Magali
giovedì 31 gennaio 2019
Il cammino prosegue ed eccovi la quarta perla!
4  RILASSATI
Lo stress e l’ansia, purtroppo, sono all’ordine del giorno, come il sentirsi frustrati o irritati, per problemi quotidiani, la situazione finanziaria, la salute o una relazione.
In queste situazioni il tuo corpo si irrigidisce per attaccare, fuggire o paralizzarsi.
Questo porta a problemi cardiaci, cattiva digestione, dolori alla schiena e mal di testa, fino a squilibri ormonali. causano, inoltre, problemi psicologici tra cui ansia, irritabilità e depressione.
Per contrastare tutto ciò e ridurre la tensione il metodo più efficace è il rilassamento che, oltre ad apportare benefici alla nostra saluta fisica e mentale, ci fa stare bene. Pensate a quanto sia gradevole immergerci nella vasca da bagno, ci raggomitoliamo nel letto o sediamo sul divano.
Dobbiamo renderci conto che in qualsiasi momento di grande o piccola difficoltà (una conversazione difficile, essere immersi nel traffico ecc.), essere capaci di rilassare il nostro corpo è un’abilità interiore di grandissima e vitale importanza
come
qui di seguito troverete dei modi semplici, ma efficaci, per riattivare il nostro sistema nervoso parasimpatico, cioè quello che ci permette di riposare, di digerire e che fa calmare sistema nervoso simpatico, cioè quello che regola la reazione “attacco-fuga”.
  • Le fibre del sistema nervoso parasimpatico, perchè presiede alla digestione, sono presenti in grandi quantità all'interno del palato della bocca. Rilassa quindi la lingua e le mandibole, magari toccati le labbra (ad esempio se fai fatica ad addormentarti prova a poggiare le labbra sulle nocche delle mani, questo produrrà un immediato effetto rilassante).
  • Apri leggermente le labbra. Ti aiuterà a ridurre lo stress derivante dai pensieri incessanti.
  • Fai diverse ispirazioni lunghe, poiché il sistema nervoso parasimpatico controlla l'espirazione. ad esempio inspira contando fino a tre ed espira contando fino a 6.
  • Per un minuto o più, respira in modo che la tua inspirazione la tua espirazione siano di uguale durata; conta mentalmente fino a 5 per ogni ispirazioni e per ogni espirazione. Questo crea cambiamenti piccoli, ma regolari, nell'intervallo tra un battito cardiaco e l'altro, poiché il cuore accelera, leggermente con ispirazione e rallenta, leggermente, con l'espirazione, cosa che viene associata con il rilassamento e benessere.
  • Rilassa il diaframma mettendo una mano sullo stomaco, proprio sotto le costole, e poi provando a respirare in modo tale che la mano venga a spinta, per 1 o 2 cm, in fuori, in direzione opposta alla spina dorsale. (praticamente si deve gonfiare la pancia e questo esercizio è particolarmente utile in quando ti senti ansioso).
  • Prova questi metodi quando ti trovi in una situazione stressante, Ogni volta che ti senti preoccupato frustrato. Puoi anche utilizzarli in situazioni “normali”, quando le cose sono più stabili, prendendoti alcuni minuti ogni giorno, magari poco prima di andare a letto, per praticare il rilassamento.
mercoledì 30 gennaio 2019
 Vi parlo di questo film
che ho visto dopo moltissime reticenze, non chiedetemi perchè, non mi ispirava, pur essendomi stato consigliato da molti. E' stata "un'improvvisata", la scorsa settimana,  con la mia amica Iucci.
Il film narra la vita di Farrokh Bulsara, meglio conosciuto come Freddie Mercury. Il cliché comune a molti artisti: una famiglia modesta, un’inizio ostacolato dalla mentalità rigida del padre, la gavetta, il successo, le inquietudini, il tradimento da parte di chi si crede amico …
Il pubblico ha amato questo film, la critica meno.
A me è piaciuto moltissimo, ho percepito tangibilmente emozioni, difficoltà, ansie, gioie, delusioni, insomma tutti gli stati d’animo che vive Freddie.
La musica protagonista indiscussa, insieme a Rami Malek, interprete principale, gli altri attori e il regista Bryan Singer hanno dato vita a un film, dal mio punto di vista, epico che merita assolutamente di essere visto.
martedì 29 gennaio 2019
Vi ho spesso parlato del villaggio di pescatori, in Camargue, dove vado spesso.
Il Comune pubblica due volte l'anno una rivista in cui indica: iniziative, eventi, budget, indicando entrate e uscite, fotografie, spiegazioni, costi degli interventi effettuati come ad esempio la riasfaltatura di strade, creazione di un giardino, ridisegno di un parcheggio, bonifica di un'area, acquisto di mezzi per la municipalità, vigili del fuoco, insomma in parole povere come vengono spesi i soldi "di tutti".
Non so se questa sia un'abitudine peculiare di questo piccolo paese o comune in Francia, ma credo che sia veramente una dimostrazione di amministrazione trasparente. Qualche tempo fa ho incontrato il Sindaco ad una manifestazione, l'ho fermato, gli ho stretto la mano e gli ho espresso i miei complimenti dicendogli che pur essendo le tasse elevate, sono contenta di pagarle, perchè il paese è sempre perfetto e ogni anno fanno dei lavori, oltre, ovviamente, alle innumerevoli iniziative.
Queste riviste, (nella prima sono esposte le cifre e i grafici circa l'entità e l'impiego delle entrate) che sarebbe più giusto definire rendiconti, sono a disposizione di chiunque lo desideri, si può ritirare gratuitamente la copia cartacea alla reception del Comune oppure consultarli online.
Se desiderate dare un'occhiata, potete cliccare direttamente sulla foto.
https://drive.google.com/open?id=12b-4yOrihDBcquRjr3F4k6uTkmyAJ5sY
Rivista primo semestre 2018

https://drive.google.com/file/d/1M3o9myAcfhe6Oihpdz95i6i_tQGkkh27/view?usp=sharing
Rivista secondo semestre 2018

Se invece volete andare sul sito del villaggio potete CLICCARE QUI
lunedì 28 gennaio 2019
Vi ho già parlato della rivista Internazionale che raccoglie i migliori articoli della stampa internazionale, la leggo spesso ed anche l'oroscopo di Rob Brezsny  che è sempre molto particolare, e ogni settimana indica un compito rivolto a tutti. Quello di questa settimana recita
"Scriviti una bella e lunga lettera d’amore piena di elogi e complimenti."

Helga carissima,
solo io posso conoscere tutto il dolore che hai vissuto, la sofferenza lacerante che ti ha dilaniato, quando i tuoi coetanei vivevano una spensierata adolescenza. Sei uscita da quel lungo periodo, non rancorosa nei confronti del mondo, ma assolutamente aperta e disponibile verso il tuo prossimo.
Avevi la convinzione, errata, che da lì in poi la tua vita sarebbe stata rosea, forse per la legge del contrappasso, invece non è stato così e adesso voltandoti indietro ti sembra impossibile che una donna così minuta abbia potuto sopportare tanto e rialzarsi sempre, innumerevoli volte. Questo non è stato così difficile come il riappropriarsi sempre di una “dose” di fiducia, speranza, perché proprio quest’ultima è la scintilla capace di aiutarti a “ripescare” nell’angolo più remoto di te stessa la forza che da sempre ti caratterizza.
La tua vita segnata da “assenze” fisiche e morali, spesso la solitudine, a tutti i livelli, è così pesante che sembra che ti schiacci, vorresti che altri percepissero i tuoi bisogni, che fossero vicini, presenti come in una grande famiglia, pronti e disponibili ad abbracciarti e a sussurrarti che tutto andrà bene, ma io non posso esaudire questo tuo desiderio, posso solo garantirti una cosa: non sei sola, sono sempre al tuo fianco incondizionatamente, perché solo io so cos’hai vissuto, ma soprattutto le massicce emozioni da te sopportate. Sei stata brava e devi ancora esserlo, adesso, per te stessa.
Ti faccio un regalo speciale: una bolla iridescente nella quale rifugiarti, dove sentirti amata e coccolata e dove, qualsiasi cosa accada, ti sentirai a casa.
Con immenso amore
Helga
domenica 27 gennaio 2019
Ringrazio di cuore la mia amica Iucci che mi ha fatto conocere questa donna: Irena Sendler.
Confesso la mia profonda ignoranza finora non l'avevo mai sentita nominare, la sua storia mi ha profondamente colpito e desidero condividerla con voi proprio in questo giorno, semplicemente, per non dimenticare e, soprattutto, per ricordare che, anche in quell'atroce periodo, ci sono state persone coraggiose al punto di mettere a rischio la propria vita per salvare quella di tanti innocenti, grazie Irena per ciò che hai fatto e grazie Iucci per avermi messo a conoscenza.
Se desideate vedere il file inviatomi dalla mia Amica e conoscere la storia di Irena, non dovete far altro che CLICCARE QUI.

sabato 26 gennaio 2019
Ebbene sì lo confesso io sono innamorata!😍
Lo amo alla follia, mi piace troppo la sua faccia, mi fa ridere, mi ispira simpatia al primo sguardo!😊
E' lui, il mitico Giovanni Rana!
Complice il fatto di avere avanzato della sfoglia dalla cena del 31, ispirandomi ad una delle sue ultime creazioni fresche (ho visto la pubblicità in televsione, ho preparato questa ricetta e come sempre la foto non rende giustizia!😂
Lasagne dell'amore - Lasagne ricotta e spinaci
Ingredienti per 3 persone teglia 25X15 cm:
60 g di sfoglia fresca per lasagna
350 g di spinaci
250 g di ricotta
30 ml di latte
20 g di parmigiano grattugiato fresco
sale

Per la salsa besciamella:
30 g di burro
30 di farina
30 cl di latte
noce moscata grattugiata
30 g di emmental
sale

Preparazione:
pulite gli spinaci e fateli cuocere in una padella con il coperchio e un pizzico di sale senz’acqua per pochi minuti.
Scolateli, eliminate tutta l’acqua e tritateli grossolanamente.
Mettete la ricotta in una terrina, lavoratela con una forchetta aggiungete, il parmigiano, latte e regolate di sale. Aggiungete gli spinaci e mescolate bene.
Preparate la besciamella:
in una casseruola fate fondere il burro a fuoco dolce. Una volta che il burro è fuso aggiungere la farina e mescolate per amalgamare bene. Aggiungete dolcemente il latte freddo e mescolate bene. Lasciate ispessire e dopo aver dato qualche bollore, togliete la casseruola dal fuoco. Aggiungete il sale e la noce moscata, mescolate e aggiungete l’emmental, mescolate.
Questa volta non essendoci praticamente sugo, ho rivestito la pirofila con carta forno.
Nella suddetta pirofila mettete uno strato di pasta, gli spinaci con la ricotta e la besciamella con il sugo di carciofi, un ulteriore strato di pasta, spinaci e ricotta, besciamella, proseguite così fino alla fine degli ingredienti. Se desiderate spolverizzate l’ultimo strato con l’emmental.
Infornate per 20 minuti circa (in forno preriscaldato a 200 °C), fino a che si sia gratinato.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”
venerdì 25 gennaio 2019
“Qual è il segreto della felicità? L’indifferenza.”
Tennessee Williams

Non ricordo più dove ho letto questa frase, ma, fedelmente, l’ho riportata sul mio taccuino, perché mi ha colpito. Ho riflettuto ed è profondamente vero.
Questa è la risposta? L'indifferenza: una semplice parola che mette in discussione il mio stile di vita.
In effetti, ho meditato molto, mi sono posta delle domande: “Sono felice? Quando lo sono?”
Invito anche voi a rivolgervi questi quesiti e rimarco che Tennessee Williams non fa riferimento alla contentezza, ma alla felicità: l’emozione, lo stato dell’animo positivo che ritiene soddisfatti tutti i propri desideri. Sensazione che molti pensano di non avere più il diritto di provare, perché sarebbe “osare”, pretendere troppo dalla vita.
Non posso che condividere il pensiero di T.W., perché l’indifferenza, protegge dalla sofferenza ed è sicuramente un passo verso la felicità.
Dovrebbe essere unita ad un “sano” egoismo e con questo aggettivo intendo “il mettere” davanti a tutto se stessi e i propri desideri.
Questo, per me, è impresa ardua come il non farsi coinvolgere, mi risulta molto difficile anche solo pensarlo, ma riconosco che starei molto meglio se ci riuscissi e, forse, non riuscirei a raggiungere l'alto traguardo della felicità, ma sicuramente giungerei a quello della serenità!
Magali mi ha fatto notare che senza andare a scomodare l'esimio signor Williams è sufficiente guardare lei gatta zen per eccellenza, al di sopra di tutto e di tutti, e percepire veramente il senso di leggerezza e l'emozione di felicità!😻
giovedì 24 gennaio 2019
Eccoci al nostro appuntamento settimale. Ricordate le prime due "perle"?
Stai dalla tua parte e Lascia entrare il bene, avete provato a mettere in pratica questi consigli? Io mi sto impegnando, nonostante le pessime sorprese che mi giungono, vado avanti serenamente, perchè, a volte, si arriva al punto in cui conta veramente solo il presente.
Oggi vi "regalo" la terza perla:
3 ABBI COMPASSIONE PER TE STESSO
La vita è colma di esperienze meravigliose, ma allo stesso tempo ha anche dei risvolti difficili, ad esempio il disagio fisico e mentale, che può essere tenue, ma a volte, doloroso. In senso ampio questa è la sofferenza.
Se qualcuno a cui vuoi bene soffre, desideri solo che questo suo stato cessi al più presto, nei suoi confronti provi attenzione empatica e compassione. Quest’ultima fa parte della tua natura, di un importante sistema neurale e psicologico, che abbiamo sviluppato per sostenere, costruire legami e proteggere il prossimo che amiamo.
Puoi anche avere compassione per te stesso, questo non significa provare pietà per se stessi, ma riconoscere la difficoltà di una situazione, che ti ferisce e nei tuoi confronti è doveroso che tu provi quello che proveresti nei confronti di un caro amico afflitto dagli stessi dolori, i medesimi problemi, sconvolgimenti di vita che tu stai attraversando.
Alcuni studi dimostrano che l’autocompassione produce molti benefici tra cui:
  • riduce l’autocritica
  • abbassa i livelli degli ormoni dello stress, come il cortisolo
  • aumenta la capacità di autoconfortarsi, autoincoraggiarsi
  • aiuta a guarire ogni mancanza di amore, attenzione da parte degli altri di cui si è sofferto da bambini
Sono sufficienti solo pochi secondi per provare compassione per se stessi, poi quando sarai più sollevato e centrato, saprai come andare avanti e fare tutto quello che puoi per rendere migliore la tua vita
come
forse hai male alla schiena oppure al lavoro hai avuto una giornata pesante o qualcuno ti ha aggredito verbalmente, a torto o a ragione, di conseguenza sei triste, persino depresso, sicuramente in questo frangente una buona dose di compassione per te stesso potrebbe aiutarti.
Soprattutto per le persone che hanno vissuto un’infanzia emotivamente ricca di stimoli, ma per la maggior parte di noi non è cosa semplice, soprattutto per coloro che si spingono oltre i propri limiti, che sono molto auto-critici, stoici, così come coloro che se sono amorevoli nei confronti di loro stessi, pensano di essere troppo indulgenti.
Qui di seguito alcuni suggerimenti per risvegliare la compassione verso te stesso, si possono mettere in pratica nell’ordine che si preferisce, man mano che il processo di auto-compassione diventa più facile per te:
  • prendi un attimo per riconoscere le tue difficoltà, la tua sofferenza, i tuoi problemi.
  • Ricorda la sensazione di essere con qualcuno che ti vuole bene: un amico, un familiare, uno spirito, Dio, un animale. Permetti a te stesso di sentire che sei importante per questo essere, che desidera solo che tu stia bene e agisca in modo positivo nella vita.
  • Ricorda le tue difficoltà e immagina che questo essere che ti vuole bene, le stia percependo e stia provando compassione verso di te. Visualizza l’espressione del suo viso, i suoi gesti e il suo atteggiamento nei tuoi confronti. Permetti a te stesso di ricevere questa compassione, accettane la premura, il calore. Apriti alla percezione di venire compreso, di sentirti più in pace e centrato. L’esperienza di ricevere “amorevolezza” mette in modo i circuiti del tuo cervello che ti permettono a tua volta di restituire questo sentimento.
  • Immagina qualcuno per cui tu provi una compassione naturale come un figlio o un familiare. Immagina come ti sentiresti se questa persona dovesse affrontare una situazione che tu percepisci come difficile. Fa sì che i sentimenti di compassione invadano la tua mente e il tuo corpo. Espandili al di fuori di te, visualizzali come una fonte di luce che parte da te, dal tuo cuore fino a raggiungere quella persona. Nota, così, cosa significa provare compassione.
  • Ora estendi questo medesimo senso di compassione nei confronti di te stesso, pronuncia mentalmente e con dolcezza: possa questo dolore passare … possano le cose migliorare per me … possa io sentirmi in breve tempo meno angosciato. Trasmetti calore a te stesso, non sminuire le tue difficoltà e la tua sofferenza, rafforza il desiderio che le cose vadano meglio. Percepisci come questo sentimento di compassione sta penetrando dentro di te, diventando una parte di te e, soprattutto portando sollievo e forza.


mercoledì 23 gennaio 2019
Ogni volta che mi sento sfiduciata e penso di desistere o addirittura neanche tentare qualcosa, devo rivedere questi scatti, perchè in questo come in altri frangenti della vita bisogna "mettersi in moto", iniziare e poi se si riesce a raggiungere l'obbiettivo, ancora meglio!
Il vento freddo a 80 chilometri l'ora, facevo fatica persino a stare in piedi, le mani ghiacciate, ma rivedendo quese fotografie percepisco ancora l'emozione che ho provato scorgendo questa coppia di cigni selvatici!
martedì 22 gennaio 2019
Ho visto questo film
Un film totalmente in bianco e nero, oper del regista polacco Pawel Pawlikowski, dedicato ai suoi genitori, narra di un amore travagliato, per l'epoca, i luoghi e le anime tormentate dei protagonisti.
Inizia alla fine della seconda guerra mondiale quando il pianista e studioso di etnomusicologia, Wiktor, durante le selezioni per l'ingresso ad un'ambita accademia musicale, nota tra i candidati, la giovanissima Zula, apirante cantante e ballerina.
Tra i due nasce una passione che li travolge, ma l'ambizione di Zula è più forte e il loro cammino si divide, per unirsi più volte e in varie parti d'Europa, durante tutto il film, che narra, appunto, l'evolversi della loro storia in concomitanza con i cambiamenti che intercorrono repentinamente anche nel campo musicale, infatti la musica è la terza protagonista della vicenda.
Credo che l'aggettivo più adatto a definire questo film sia struggente, dall'inizio alla fine.
L'unione di queste due anime che, pur amandosi follemente, non riescono a convivere, solo nell'epilogo riescono a trovare l'unico modo possibile per essere uniti.
E' un film molto impegnativo, la cui visione merita, la fotografia, la musica, l'interpretazione dei due protagonisti, tutto è eccellente, lo consiglio vivamente, dovete solo tenere presente che non è propriamente un film "leggero"!
lunedì 21 gennaio 2019
Vi ricordate del club della bottiglia? Allora ragazze, avete iniziato, proseguite? Io da allora proseguo tutte le sere anche solo una decina di minuti, ho saltato una sera, perchè mi avevo esagerato e mi ero fatta un piccolo strappo, avevo esagerato!😄
Voi direte che ci azzecca con il post di oggi? E ora ve lo spiego 😉
Questo video l'ho girato a Parigi in rue de Rivoli, sono rimasta stupida da come fanno i noodles, la tipica pasta fresca giapponese, altro che noi con la macchina della pasta! "Iucci guarda: incredibile!".
Ecco quindi anche questa ve la propongo come ottima ginnastica!😂 Ali di pipistrello sotto le braccia, addio!😁
A parte gli scherzi la loro pasta è veramente molto elastica!😲
Se siete curiosi, per vedere il video  CLICCATE QUI
domenica 20 gennaio 2019
Qualche scatto delle mie vacanze natalizie, amo la solitudine, mi ricarica, mi piace stare tra me e me, ma sono al contempo disponibile alla comunicazione e molto ciarliera, anche con i cavalli!😄
sabato 19 gennaio 2019
Nella vita esistono le caxxate, le helgate (ancora ne ho combinate e ve le devo raccontare!) e ora arriva la verzata.😂
In realtà volevo preparare una versione vegetariana dei caponet, poi non so perchè ho cambiato idea, si è accesa una lampadina ed è nata la verzata, che vi assicuro ha riscosso molto successo.😋
Verzata
Ingredienti per una teglia da 25 cm di diametro (per quattro persone):
8 foglie di verza
50 g di fiocchi di soia
4 dl di brodo vegetale
trito a base di sedano, prezzemolo, cipolla, carota
vino rosé q.b. (utilizzate il vino che preferite)
2 uova
2 cucchiai di parmigiano grattugiato fresco
4 cucchiai di emmental
1 cucchiaio di pane grattugiato
6 gherigli di noce
sale
pepe
olio di oliva

Preparazione:
cuocete i fiocchi di soia nel brodo vegetale, circa 10 minuti dall’ebollizione. A fine cottura il brodo si sarà quasi consumato.
Fate bollire cuocere in un due dita d’acqua sei foglie di verza (tenetene due da parte) per pochi minuti, scolatele e mettetele in una terrina con dei cubetti di ghiaccio per mantenere vivo il colore.
Fate soffriggere il trito con dell’olio nella padella antiaderente, aggiungete due foglie di verza affettate sottilmente, poi dopo la soia, sfumate con vino e fate cuocere una decina di minuti, regolate di sale.
Aggiungete la soia, zucchero e sale, aggiungete il vino e fate evaporare dolcemente.
In una terrina sbattete le uova, regolate di sale, pepe, aggiungete il parmigiano e due cucchiai di emmental, poi aggiungete il composto di soia e verza, amalgamate bene il tutto.
Tritate grossolanamente le noci.
Foderate lo stampo di carta forno e poi disponete le foglie di verza fino a coprire tutto lo stampo e poi versatevi il composto, spolverizzate con pane grattugiato, i restanti due cucchiai di emmental e le noci.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”.


venerdì 18 gennaio 2019
Come vorrei, attualmente, avere più coraggio, per ...
fare di più
apprendere di più
vivere di più
perdonare di meno
non accontentarmi
pretendere di più
mettere Magali nella sacca e partire sola alla scoperta di nuovi mondi
Si sola, assolutamente sola come un gambo di sedano😂 , perchè stanca di attendere i comodi altrui, il compagno di viaggio che non c'è ...
Non voglio arrivare al punto in cui non ci sarà più tempo, con il rimpianto di innumerevoli fotografie non scattate, emozioni non vissute, risate non emesse ...
Chissà se il sogno resterà tale o diverrà realtà!

giovedì 17 gennaio 2019
L'altra volta abbiamo imparato ad iniziare a "stare dalla nostra parte" e spero che tutte le settimane a seguire non siano foriere di giorni pesanti per mettere in pratica questi insegnamenti!
Oggi invece proseguiamo e affrontiamo la seconda perla.
2 - LASCIA ENTRARE IL BENE
Il cervello reagisce di più a uno stimolo negativo che ad uno positivo della medesima intensità, le esperienze dolorose si ricordano di più di quelle piacevoli.
Tutti gli animali, compreso l’uomo, imparano di più dal dolore che dal piacere, se ad esempio cadete scendendo le scale, la prossima volta prima di compiere quell’azione ci penserete bene e porrete più attenzione.
Rifletti: a fine giornata pensi alle innumerevoli cose che possono esserti andate bene o a quell’unica che è andata storta?
Nel nostro cervello rimangono impresse le cose negative, mentre quello positive scivolano via. L’accumulo di sensazioni negative nella memoria implicita, non consapevole, rende l’individuo sempre più ansioso, triste e irritabile e lo fa diventare impaziente e meno disponibile nei confronti
E’ necessario, quindi, orientarsi verso il bene, cioè verso la direzione che porta maggiori benefici a te stesso e agli altri, così facendo sempre più esperienze positive verranno immagazzinate nella parte più profonda del tuo cervello e non scivoleranno via come travolte dall’acqua.
Vedrai ancora le parti peggiori della vita, se farai, però, entrare il bene nella tua vita sarai in grado di cambiarle o sopportarle. Riuscirai a mettere i problemi nella giusta prospettiva, sarai in grado di ben incanalare le tue energie individuando le risorse a te più congeniali, fino al punto di provare una sensazione di soddisfazione tale che ti consentirà di condividere con altri i benefici raccolti.
come
1 Cerca le cose buone e trasformale in esperienze positive
per cose buone sono quelle legate ad azioni positive come semplicemente riordinare, elargire un complimento, sia aspetti positivi del mondo in generali e quelli relativi a te stesso.
La maggior parte delle cose positive ordinarie è relativamente piccola, ma assolutamente reale.
Sii consapevole delle buone cose presenti o passate e assapora il piacere che ne scaturisce.
Concentrati sulle belle cose che possono accadere in una giornata come vedere un fiore appena sbocciato, le fusa del tuo gatto, una gentilezza ricevuta … da adesso in poi fai in modo che il bene abbia un effetto positivo su di te.
Sii conscio di ogni forma di resistenza che potresti provare nei confronti di nuove esperienze positive. Devi concentrarti sul fatto che ti meriti il bene e che non è un pensiero egoista oppure potresti temere che qualora ti sentissi bene, abbasseresti il livello di guardia e accadrebbero cose spiacevoli.
Rivolgi il tuo pensiero verso le cose positive, continua ad aprirti ad esse, respirando e rilassandoti e lascia che siano queste a motivarti.
2 Goditi l’esperienza fino in fondo!
Immagina una bella esperienza, cerca di restare connesso ad essa il più possibile, senza farti distrarre. Apriti all’esperienza, lasci che penetri e si espanda, cerca di trattenerla, più a lungo la trattieni nella tua consapevolezza, più diventa stimolante a livello emotivo, di conseguenza maggiore sarà il numero di neuroni che si mettono in moto e si collegano insieme, più forse sarà la traccia lasciata nella memoria implicita.
Facendo entrare le esperienze positive dentro di te, ti sentirai meno fragile e bisognoso. Proverai una felicità incondizionata, basata su una pienezza interiore piuttosto che su condizioni esterne.
3 Attiva l’intenzione e percepisci come l’esperienza positiva diventa parte di te
Alcuni mettono in pratica questo punto sentendo nel corpo una fonte di calore che si sprigiona nel corpo oppure visualizzando delle immagini come ad esempio un’onda colore oro che penetra dentro nel profondo. Ogni volta che in cui lasci entrare il bene, si crea una piccola differenza, nel tempo tutte quelle piccole differenze si sommeranno, intrecciando le esperienze positive con il tuo tessuto cerebrale e con tutto il tuo essere.
Prova a mettere in pratica questi suggerimenti almeno cinque o sei volte al giorno, impiegherai solo mezzo minuto, da ciò si deduce che c’è sempre tempo per far entrare il bene, anche senza programmarlo, durante la tua routine o in momenti particolari dedicati alla riflessione, come prima di addormentarti, momento in cui il cervello è particolarmente ricettivo per assimilare cose nuove.
Mentre metti in pratica i consigli di questo libro, quando ti impegni in un processo di crescita, guarigione psicologica, sviluppo spirituale, cerca veramente di accogliere i frutti dei tuoi sforzi. Aiutali a diventare parte integrante della tua ossatura mentale e neurale.
mercoledì 16 gennaio 2019
Non sono mai andata al cinema in Francia, perché riuscire a comprendere tutte le parole non è semplice, specialmente se si ascolta, parlo per me, senza cuffia.
Di questo film mi ha parlato Sylvie il primo di gennaio e il giorno dopo passeggiando per il paese ho notato che al cinema davano proprio questo film e rientrava tra le iniziative gratuite offerte dal comune.
Il fulcro di questo film sono i paesaggi, la natura, il rapporto tra Mia e il leone e quindi i dialoghi sono di rilevanza secondaria.
Mia ha undici anni quando intesse una relazione fuori dal comune con Charlie, un leone bianco nato nella fattoria dei felini tenuta dai suoi genitori nell’Africa del Sud. Tutti e due crescono come fratello e sorella e diventano presto inseparabili. Tre anni più tardi, Charlie è diventato un leone imponente, Mia scopre una terribile verità che la fattoria nasconde: suo padre vende i leoni a dei cacciatori di trofei.
Mia è profondamente addolorata e l’unica sua ragione di vita diventa quella di salvare Charlie.
Il film è tratto da una storia vera, girato nel corso di tre anni affinchè la protagonista e il cucciolo di leone familiarizzassero crescendo insieme. E' stato patrocinato dalla Fondation Vuitton, Fondation Prince Albert di Monaco, Rolex e diretto da Gilles de Maistre, che si è avvalso dell’aiuto dello zoologo Kevin Richardson, “l’uomo che sussurrava ai leoni”.
Se desiderate vedere il sito della Fondazione Kevin Richardson CLICCATE QUI
Se desiderate vedere il suo sito personale CLICCATE QUI
Durante la proiezione oltre a scene stupende ed emozionanti, ve ne sono anche dure, che rivelano realtà atroci, ma il film è al contempo profondamente commuovente. In Italia il film esce domani, giovedì 17,  lo consiglio vivamente, perché è veramente bellissimo!
martedì 15 gennaio 2019
Odio il mese di gennaio e, di conseguenza, il mio compleanno, ieri la giornata non è iniziata come una delle migliori, nessun festeggiamento previsto, ma è stata rallegrata da piccole piacevoli sorprese che mi hanno fatto molto piacere e, quindi, ringrazio tutti di cuore.
Oggi vi parlo di questo libro
di Kazuo Ishiguro insignito del premio Nobel per la letteratura nel 2017.
Un brevissimo, si legge in meno di un'ora, e struggente racconto dell'epilogo di una storia d'amore.
La fine comune a quella di molti legami, la motivazione assolutamente no. A portare al termine questo legame non è l'estinguersi del sentimento tra la coppia, anzi ancora intenso a distanza di anni, ma le circostanze dettate per un artista al dover restare ancora sulla breccia.
Non vi svelo di più, nel caso aveste intenzione di leggerlo.
Cosa ne penso? Onestamente non lo so, la lettura scorre, la descrizione dei luoghi e situazioni come quella della  vita e carattere dei personaggi è gradevole, ma io l'ho trovato un po' asettico, come se lo scrittore, volutamente o meno questo non lo so, lo scrivesse in modo assolutamente estraneo, privo di coinvolgimento, al di sopra delle parti, ma questo è il mio modesto parere.

lunedì 14 gennaio 2019
Ho voluto fare una sopresa ad Helga per il suo compleanno ... 
perchè lei odia il mese di gennaio e il suo compleanno, forse per questo motivo, non è mai con il morale al top, trascorre sempre come una giornata qualunque ... e allora in punta di zampotte arrivo io
domenica 13 gennaio 2019
Ho piacere di condividere queste fotografie con voi, perchè per me sono speciali, sicuramente avrei potuto "ritoccarle" e renderle più intense, ma sono stufa della modica della realtà😝
A volte mi è capitato di vedere il mare che "luccica", ma mai di immortalarlo o perchè avevo scordato la macchina fotografica o perchè la luce non era giusta, invece quando ho visto questi scatti sono rimasta incantata e spero che a voi trasmettano la medesima magia.
sabato 12 gennaio 2019
Preparando questo dolce, ovviamente, il mio pensiero non poteva che essere rivolto a Loredana, quindi se lei ha iniziato l'anno con la torta di mele number 0 io voglio farlo con la torta di mele lettera L 😉
E' particolare e, ovviamente, ottima, pur essendo senza uova!😉
Se preferite evitare lo yogurt (io l'ho fatto per evitare i grassi visto il mio colesterolo: il fetente numero 2😱) potete usare 90 ml di olio invece che due cucchiai.
Torta lettera L - Fondant mele e cioccolato e streusel alle noci
Ingredienti per uno stampo da 22 cm:
200 g di mele golden grattugiate (il peso si riferisce alla sola polpa)
115 g di farina manitoba integrale
85 g di farina 00
50 g di zucchero di canna (muscovado)
3 cucchiai di noce di cocco in polvere
1 cucchiaino di lievito per dolci
1 cucchiaino di cannella in polvere
1 pizzico di bicarbonato
1 pizzico di sale
2 cucchiai di olio di semi di girasole
1 vasetto di yogurt bianco compatto da 125 g 1% di grassi
220 ml di succo di mele

per lo streusel:
50 g di gherigli di noce
20 g di farina 00
40 g di zucchero di canna (muscovado)
1 cucchiaino di cannella
1 cucchiaio abbondante di mandorle in polvere

Preparazione:
preriscaldate il forno a 180°.
In una terrina mescolate la polpa grattugiata, lo zucchero, la farina, il lievito, la cannella, la noce di cocco, il bicarbonato e il sale. Mescolate bene, poi incorporate lo yogurt, l’olio e il succo di mela.
Ungete uno stampo a cerniera e mettetevi dentro l’impasto.
Preparate lo streusel: tritate grossolanamente i gherigli, io mi sono aiutata prima con un batticarne e poi con un coltello. Mescolate il resto degli ingredienti, con la punta delle dita come se preparaste un crumble.
Infornate il dolce e fate cuocere per dieci minuti.
Poi aprite il forno e spolverizzate il dolce con tutto lo streusel e fate cuocere per ulteriori 30 minuti circa (praticamente il dolce deve cuocere circa 40 minuti).
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”

venerdì 11 gennaio 2019
In qualsiasi cosa trovo che l’inizio sia più semplice, si è carichi di entusiasmo, curiosità, ma i veri “coraggiosi” si vedono alla dirittura di arrivo, non a quella di partenza.
Tento e inzio quest'avventura secondo il seguito generale (mio e vostro) vedrò se continuarla durante lo scorrere dell'anno. Dalla prossima settimana designerò un giorno fisso da dedicare a quest'iniziativa.
Vi faccio una confidenza, in un frangente recente e spiacevole, ho messo in pratica questo “insegnamento” e, onestamente, mi ha aiutato, non che non sia stata male, ma l’ho superato meglio di altre volte.
La prima parte: “Sii buono con te stesso”, consta di 11 “passi”, ovviamente iniziamo con il primo. Tenete presente che tutto, forse, può apparire scontato e semplice, ma vi assicuro non lo è.

1 - STAI DALLA TUA PARTE
La prima cosa essenziale iniziando questo percorso è comprendere che devi stare dalla tua parte, spesso siamo stati educati a credere di valere meno degli altri o forse in fondo a noi stessi sentiamo di non meritare la felicità.
Iniziamo con il chiederci se noi siamo buoni amici di noi stessi. Per rispondere a questa domanda dobbiamo capire se siamo troppo duri con noi stessi o pensiamo di non essere all’altezza o che ciò che abbiamo realizzato durante la giornata non sia degno di essere preso in considerazione. Oppure non siamo in grado di proteggerci dai maltrattamenti degli altri o siamo troppo rassegnati al nostro dolore od simo troppo lenti nell’espletare certe azioni che potrebbero rendere la nostra vita migliore.
Ne consegue che non possiamo aiutare gli altri se prima non siamo in grado di farlo con noi stessi.
Dobbiamo capire e accettare che il nostro dolore, quello di cui abbiamo bisogno, quello che desideriamo sono importanti per noi stessi, solo così qualsiasi cosa possiamo intraprendere sarà ricca di forza e entusiasmo.
Per attuare questo durante la giornata dobbiamo chiederci: sto dalla mia parte e sto salvaguardando il mio interesse?
E’ essenziale porsi questa domanda quando siamo tristi, preoccupati, delusi. Quando altre persone o situazioni ci forzano a fare qualcosa oppure quando sappiamo di dover fare qualcosa per il nostro bene e non lo stiamo facendo. In questi momenti devi portare alla mente il pensiero di essere con qualcuno che ti vuole bene, questo ti farò capire che sei importante, che vali ed è il primo passo per comprendere che sei dalla tua parte.
Ricorda cosa provi quando stai dalla parte di qualcuno in difesa di un bambino, un amico, un animale. Questo sentimento deve essere sempre maggiore e tu ne devi essere consapevole, cerca anche di assumere una postura eretta volta a proteggere qualcuno e lo sguardo concentrato.
Ricorda un momento in cui hai dovuto essere forte ed energico come durante il compimento di uno sforzo fisico e l’essere scampato a un serio pericolo.
Cerca di vedere te stesso come un bambino vulnerabile ed estendi a lui questo senso di protezione. Cerca di percepire cosa provi in questa situazione in cui ti auto proteggi e cerca di rafforzare queste sensazioni. Allontana le possibili resistenze che potresti provare nel prenderti cura di te stesso.
A questo devi chiederti quale sia la cosa migliore da fare per stare veramente dalla tua parte e poi cerca di farla impegnando tutto te stesso.
Riassumendo: stare dalla tua parte significa prenderti cura di te stesso, desiderare di essere felice e non arrabbiato o preoccupato, volere che le persone ti trattino nel migliore dei modi, ti stai adoperando affinchè la tua vita futura sia migliore, che il tuo prossimo ti tratti meglio. Tutti questi pensieri positivi lasceranno tracce altrettanto positive nel tuo cervello. E’ doveroso trattare le persone con rispetto, compassione, gentilezza, ma non dimenticare che anche tu fai parte di quelle persone. Tu con i tuoi diritti, opinioni, bisogni e desideri che hanno la medesima importanza di quelli altrui.
giovedì 10 gennaio 2019
Nel 2018 per un anno intero, mese dopo mese, ci ha fatto compagnia Edith con i suoi disegni che hanno segnato il trascorrere delle stagioni, per quest’anno ho scelto un percorso un pochino più impegnativo. Casualmente, o forse il caso non esiste ed è stata una coincidenza fortuita, in Francia mi sono imbattuta in un libro il cui titolo ha attirato la mia attenzione “il potere delle piccole cose”, una sorta di esercizi settimanali per cambiare la propria vita, piccole pratiche che ci aiutano a modificare il nostro cervello per vivere meglio. Il compito è arduo mutare il proprio modo di agire, non è cosa semplice, ma spesso, forse disperdiamo ancora più energie per modificare gli altri a tutti i costi, senza renderci conto che è assolutamente pura follia.
Questo percorso è rivolto principalmente a me stessa, perché solo “impegnandomi” con voi ho certezza di arrivare fino in fondo.
Sarà proficuo? Non lo so, ma io desidero tentare e se voi vorrete unirvi vi basterà leggere ogni settimana gli insegnamenti di Rick, e mettere in pratica i suoi esercizi. A proposito l’autore è Rick Hanson, neuropsicologo ha insegnato a Oxford, Stanford, Harvard e attualmente all’università di Berkeley, non posso ovviamente riportarvi le sue testuali parole, ma cercherò di trasmettermi a parole mie i suoi insegnamenti in modo sintetico e esaustivo (almeno lo spero).
Ho imparato che nella vita nulla viene regalato, che tutto ciò che si ottiene è frutto di costanza, tenacia, la mia spesso è altalenante, ma desidero tentare, pensate che questo progetto è già da un anno che mi frulla in testa, ma forse non era il momento.
Quindi oltre al club della bottiglia, oggi ne fondo uno altrettanto importante “Il club del miglioramento” e questo, per me, è più arduo, non se e dove arriverò, se sarò sola o qualcuno di voi ci sarà alla 52esima settimana, ma adesso ho una certezza assoluta: l’importante è iniziare, partire, mettersi in marcia inchiuppata e tosta come diceva NM, la filosofa dei poveri.
Allora cosa ne pensate?

mercoledì 9 gennaio 2019
Ho visto questo film di cui mi aveva parlato molto bene, il mo amico parigino, quando lo incontrato a Parigi era già uscito nelle sale con il titolo "Le grand bain"
I sette protagonisti non sono degli adoni dal fisico scolpito, ma uomini disillusi, depressi, frustrti, provati dall'esistenza accomunati, però, da una grande tenacia che li spinge a formare una squadra di nuoto sincronizzato, a sottoporsi a estenuanti e duri allenamenti che li porteranno, persino, ad iscriversi ai mondiali della specialità.
Il potere rigenerante dell'acqua, lo spirito di gruppo, l'ironia, un obiettivo da raggiungere, porta il gruppo ad impegnarsi per il raggiungimento di un obiettivo, nonostante, la sfiducia di molti che li circondano e sostenuti da pochi, che vedono in loro veramente il lato "sommerso", ma vivo e splendente della loro personalità.
Una commedia  dal fondo amaro, ma con battute molto divertenti, in certi punti, quasi demenziali, irriverenti, ma che sanno smorzare i colpi che la vita infierisce ai protagonisti come allo spettatore.
Ecco come mi sono sentita vedendo durante la visione, una di loro, si esattamente così, i sette uomini sono persone comuni: crisi di mezza età, sottomissioni sentimentali, faticosa ricerca di un equilibrio quotidiano, smarrimento, fragilità, solitudini disperate, illusioni personali infrante,  il tutto, sempre vissuto sul filo dell'ironia. Si creano complicità tra allenamento, scatti di umore, equivoci, anche nel frangente più drammatico la goliardia emerge sempre.
E come si legge sulla locandina "Certe volte basta solo buttarsi" e questo che ognuno di noi dovrebbe sempre tenere presente, non domandarsi "sarò in grado, sarò all'altezza, avrò paura", ma semplicemente iniziare ...
Sicuramente avrete capito che questo film ve lo consiglio vivamente!
martedì 8 gennaio 2019
Antefatto: nelle vacanze natalizie ho avuto il piacere di reincontrare Sylvie, la figlia della mia amica e vicina "oltre cortina"😉. Parlando con lei mi sono sentita una cacchina!😅
Premetto che ha un marito, due figli grandi e un lavoro, ho scoperto che lei è una gran sportiva: maratone, escursioni in bicicletta sul Mont Ventoux (oltre 1.900 metri), lancio dal ponte con l'elastico ed infine ginnastica casalinga. E allora lei mi ha, semplicemente, consigliato di fare in casa esercizi ginnici per irrobustire e tonificare le braccia con il semplice ausilio di una bottiglia di acqua, ovviamente piena😁, pensando a lei!😉
E allora care amiche, visto che l'anno deve essere foriero di buoni propositi, io
Fondo ufficialmente
Si accettano adesioni!
Se sei depressa, felice, triste, hai voglia di migliorarti, sappi che io darò il buon esempio e quindi non lasciarmi sola, seguimi entra anche tu a far parte di questo club esclusivo che ti darà un sacco di soddisfazioni!
Motivatevi, motivatemi, movitiamoci: io ho già iniziato (li faccio la sera dopo cena davanti la tv) e pensate che non potete tradire il gruppo, pensate che in tutta Italia  da oggi in poi ci saranno donne con bottiglie, pesi, sassi ... la cosa importante è non perdere la presa e commettere un omicidio!😜
Magali ha detto che si terrà alla larga!😂
lunedì 7 gennaio 2019
Vi parlo di questo libro
"Da qualche parte verso la fine" di Diana Athill, diventata scrittrice in tarda età, parla della fine, si proprio della partenza per l'ultimo viaggio e, soprattutto, della vecchiaia.
Inutile indorare la pillola, se si diventa anziani, bisogna accettare i mutamenti del nostro corpo che sono sgradevoli e inaspettati.
Non vi nascondo che all'inizio del libro ho stentato ad andare avanti, mi sono pure addormentata, ma sono ho proseguito ostinatamente e le pagine hanno iniziato a scorrere più leggere, anche se, nel complesso non mi ha entusiasmato, pur essendoci buoni spunti l'ho trovato un po' noioso. La visione globale e il modo di affrontare questa parte della propria esistenza hanno risvolti positivi, ma la narrazione non mi ha convinto del tutto.
Inutile sdrammatizzare e utilizzare frasi fatte del tipo "l'importante è lo spirito", si è importantissimo come lo sottolinea Diana, ma poter contare su un corpo, anche se dolorante, che ti sostiente lo è ancora di più.
La scrittrice è nata nel 1917 ed è ancora vivente, il libro è fastellato da molti ricordi. E' una scrittura senza fronzoli, certo l'argomento non è allegro,  non sono entrata molto in sintonia con lo stile della scrittrice, ho faticato a superare le prime cinquanta pagine e mi sono imposta di andare avanti, ma non sono riuscita a entrare in sintonia con lo stile della scrittrice.
Nonostante ciò, sono riuscita a estrapolare alcuni stralci che mi hanno colpito:
“Vicino al parco su cui si affaccia la mia camera da letto è venuta ad abitare una famiglia con cinque o sei carlini, cagnetti vivaci che non mostrano alcun segno della pinguedine tipica di questa razza. Li ho visti di recente durante la loro passeggiata mattutina e ho sentito una stretta al cuore. Ho sempre desiderato un carlino e ora non posso averlo, perché è ingiusto comprare un cucciolo quando sai di essere troppo vecchia per portarlo fuori a passeggio.”

Dopo la Seconda guerra mondiale, tuttavia, per reazione all’austerità imposta dal conflitto, si andò verso una flessibilità di gran lunga maggiore. Per un certo periodo la rivista «Vogue» tenne una rubrica chiamata «Mrs Exeter», per convincere le donne più attempate a indossare abiti eleganti, e questo incoraggiamento
divenne presto superfluo, tanto le donne erano contente di scegliere vestiti che si adattassero alle loro forme e al loro incarnato, piuttosto che uniformarsi a una convenzione. Oggi una donna anziana sarebbe indiscutibilmente stupida a vestirsi da ragazzina, ma la libertà di scelta di cui posso disporre io era impensabile per le mie nonne. Qualche volta sono andata a fare spesa al supermercato sotto casa vestita in modo un po’ eccentrico, chiedendomi se avrei suscitato sguardi di disapprovazione, ma ho capito che probabilmente potrei sperare di attirare l’attenzione altrui solo indossando un bikini.

Ebbene sı̀: ci sono cose, tra cui le infedeltà sessuali, che non fanno male se restano sconosciute, o al massimo sono conosciute e accettate. Quale sia l’alternativa preferibile dipende dai singoli individui e dalle circostanze in cui si trovano.
Se fossi costretta a scegliere tra la convinzione estremista che una moglie infedele, a meno che non paghi con la sua stessa vita, può disonorare un’intera famiglia, e l’atteggiamento spesso attribuito ai francesi per cui l’infedeltà sessuale, benché tutt’altro che ammirevole, è assolutamente accettabile se ben gestita, non avrei alcun dubbio: vive la France!

Ciò che più mi affascinava di Sam era il fatto che mi volesse: essere desiderata con passione in un momento in cui non pensavo più che potesse accadere, mi risollevò il morale e mi riportò in vita — un regalo non da poco.

Il comportamento giusto, per me, è quello che mi è stato insegnato dalla mia famiglia cristiana: fa’ al prossimo quello che vorresti fosse fatto a te, porgi l’altra guancia, schierati sempre dalla parte del più debole, sii amorevole con i bambini, non lasciarti ossessionare dal possesso delle cose materiali. Ho abbracciato una grossa fetta degli insegnamenti di Cristo, in parte perché mi sono stati impartiti nell’infanzia da persone che amavo, e un po’ perché continuano ad avere un senso, e più la gente cerca di seguirli e più mi piace (non che ci riescano, né ci siano mai riusciti del tutto, e neanche io se è per questo).

Dopo tutto sapevo di poterla aiutare a superare le vertigini, e anche supponendo che si trattasse di un infarto e che mia madre morisse, sapevo che questo evento inevitabile e neanche più tanto remoto, sarebbe stata la giusta conclusione di una vita lunga e buona, non certo una tragedia. Eppure il modo in cui, settimana dopo settimana, la vedevo diventare più vecchia, più indifesa e più spossata da quelle tremende vertigini — il fatto cioè che la morte fosse, per cosı̀ dire, nella sua sof􀏐itta, in attesa di scendere e farle qualcosa di crudele e mortalmente doloroso — mi spaventava.

«Non ho paura della morte.» Cosı̀ diceva mia madre, e a giudicare dalla calma con cui discuteva del «dopo», dimostrava di essere davvero meno spaventata di tanti altri. Penso di poter dire che anche per me vale lo stesso, anche se il seguito di questa dichiarazione è ormai diventato quasi un cliché: «E’ di come morirò, che ho paura». Quando la morte è realmente all’orizzonte, queste parole diventano spaventosamente vere. Mia madre non aveva paura di essere morta, ma quando un attacco di angina le impedı̀ di respirare ne fu davvero molto spaventata. Non avevo paura del fatto che morisse, ma ero terrorizzata da come sarebbe successo.

Ha risposto sognante — le sue ultime parole prima di riabbandonarsi al sonno da cui non si è svegliata: «È stato assolutamente divino».

Mio fratello, che è morto lo scorso anno, è stato meno fortunato, ma non perché abbia sofferto a lungo di una penosa malattia o perché avesse paura della morte. Il suo problema era che la morte lo infastidiva perché amava la sua vita con tutto il cuore. Aveva ottantacinque anni. Sapeva che la morte era vicina, perché dopo aver caparbiamente ri􀏐iutato di ascoltare i vari campanelli d’allarme della vecchiaia, peraltro ovvi alla sua povera moglie preoccupata e ad altre persone, alla fine aveva dovuto ammettere di aver perso l’appetito e di sentire un
gran freddo. Eppure bramava ancora di uscire ad armeggiare con le sue barche: viveva sulla costa del Norfolk, in un posto che adorava, e dover abbandonare quel luogo e le sue passioni gli sembrava il peggior destino possibile.

La cosa buona non è solo l’affetto che i giovani riescono a ispirare o il fatto che abbiano vite interessanti. La loro semplice presenza è un utile antidoto a una inclinazione fastidiosa e spiacevole nella vita di una persona anziana. Tendiamo a convincerci che tutto peggiori semplicemente perché cosı̀ succede entro i confini del nostro mondo. Un po’ alla volta diventiamo meno capaci di fare cose che ci piacerebbe fare, sentiamo di meno, vediamo di meno, mangiamo di meno, soffriamo di più, i nostri amici muoiono, sappiamo che anche noi faremo presto la stessa fine… Non c’è da sorprendersi, forse, se scivoliamo in un facile pessimismo generalizzato nei confronti della vita, ma è un’attitudine molto noiosa e rende gli ultimi, tristi anni di una vita ancora più tristi. Se invece intorno al nostro mondo ci sono persone appena agli inizi, persone per cui gli anni a venire sono ancora lunghi e pieni di chissà cosa, questo ci rammenta — anzi, ci permette di sentire ancora — che non siamo semplici puntini alla 􀏐ine di esili linee nere proiettate verso il nulla, bensı̀ facciamo parte dell’ampio e variegato fiume che pullula di inizi, maturazioni, decadimenti e nuovi inizi — ne siamo ancora parte integrante, e lo sarà anche la nostra morte, così come lo è la giovinezza di questi ragazzi. E allora, finché abbiamo la forza e la capacità di capirlo, non perdiamo tempo a piangerci addosso.
Se poi si è fortunati come me, e ogni tanto si entra in stretto contatto con dei giovani, loro possono talvolta aiutarci a rafforzare la fede in quest’idea se — come del resto accade sempre quando ci si trova di fronte a un altro individuo — funzionano da specchio.
Veniamo sempre riflessi negli occhi degli altri. Siamo stolti o saggi, stupidi o intelligenti, buoni o cattivi, scialbi o affascinanti…? Non smettiamo mai di essere almeno in parte consapevoli di queste domande, spesso anzi facciamo di tutto per cercare le risposte, e ciò che scopriamo può esaltarci o avvilirci, in casi estremi addirittura salvarci o distruggerci. E cosı̀ non c’è benedizione più grande di quando sei vecchio e un adorato giovane ti guarda come se pensasse (benché erroneamente!) che sei buono e saggio. Non che una tale, fugace visione di te stesso possa convertirti per sempre alla bontà e alla saggezza; la cosa assomiglia di più a una bella seduta di riflessologia che, pur non curando niente, per qualche ora riesce lo stesso a farti sentire una persona migliore e, anche se il risultato dura cosı̀ poco, è un’esperienza che vale sempre la pena fare.

Pensare che la nostra esistenza non abbia senso, una convinzione che certe persone
religiose attribuiscono agli atei, sarebbe dunque assurdo: dovremmo invece ricordare che ogni esistenza apporta il proprio contributo, quasi invisibile ma concreto, verso il bene o il male, ed è per questo che andrebbe condotta nel modo più giusto. E dunque una singola vita è abbastanza interessante da meritare di essere analizzata, e siccome la mia è l’unica che conosca davvero (come diceva sempre Jean Rhys, confrontandosi con la stessa preoccupazione), se la si deve passare al microscopio bisogna farlo nel modo più onesto possibile, pur con tutti
gli inevitabili limiti dell’esaminatore. Fare altrimenti sarebbe inutile — senza contare poi che il risultato sarebbe una lettura molto noiosa, come dimostrano tante autobiografie di celebrità di vario genere.


domenica 6 gennaio 2019
In diciotto anni per la prima volta ho trascorso le mie vacanze natalizie nel villaggio di pescatori in Camargue, sono stata bene, anzi benissimo, non sono riuscita neanche a fare tutte le cose che mi ero proposta, pensavo di annoiarmi, anche deprimermi, invece il comune ha organizzato tantissime animazioni: aperitivi, degustazioni, proiezioni di film e, non ci crederete, tutto assolutamente gratuito. Ho tante cose ancora da raccontarvi!
Nell'andare via, come ogni volta, lascio un pezzo di cuore e i giorni antecedenti alla partenza, vi assicuro che soffro. I motivi sono molteplici, ma credetemi, questo luogo da sempre mi ha accolto, ammaliato e io non posso che ricambiare persone, pelosotti, cose con enorme affetto, perchè qui il bene è veramente tangibile. Non solo la mia auto è carica di doni fatti a mano dalle mie amiche, ma anche e soprattutto di amore, belle emozioni vissute insieme, gli incontri fortuiti con Henri che ogni volta esulta dicendo "Voilà les Italiens", gli abbracci, la commozione nel dirsi arrivederci e il congedo di Vivienne che dice a mio marito "abbi cura di lei", l'incontro casuale, proprio l'ultimo giorno, per caso con Jean Noel felice di vedermi che improvvisa in italiano un "pace e bene",  (faceva talmente freddo ed era talmente coperto con cappello e sciarpone che l'ho riconosciuto dal cane Cassis😂), l'abbraccio avvolgente di Yvonne, il saluto caloroso di Jeannine e Jacky che si raccomandano di avvisarli che siamo bene arrivati a Torino, sono solo le sfumature finali e colorate, di una vacanza che ci ha scaldato il cuore, come si suol dire "l'Epifania tutte le feste porta via", ma a noi  ha donato un bagaglio inestimabile con cui proseguire l'anno appena iniziato.
Mi capita anche quando lascio Parigi o Torino, non per la città, ma per alcune persone, tutto questo mi fa riflettere e significa che anche quando arrivo ovunque vada sono felice, perchè lì c'è qualcuno che è felice nel sapere che sono arrivata.

sabato 5 gennaio 2019
Ho preparato queste lasagne per la sera del 31, sono riuscita a trovare dei gamberi della Bretagna che erano veramente ottimi e hanno superato la prova di assaggio di Magali!😸
La foto non rende giustizia, perchè è stata fotografata prima della gratinatura in forno, ma vi assicuro che è veramente ottima.
Io ho usato delle lasagne fresche che avevo portato dall'Italia, non ho la macchina della pasta qui con me, ma ovviamente voi potete replicare con la vostra pasta fatta in casa.
Non avevo neanche la tovaglia natalizia, ma come vi ho già raccontato è andato tutto benissimo ugualmente!
Lasagne gamberi e carciofi
Ingredienti per 6 persone teglia 30X19 cm:
200 g di sfoglia fresca per lasagna
36 gamberi grossi
1 scalogno
1 bicchiere di vino bianco
3 carciofi
1 spicchio di aglio
1 limone
1 dado vegetale
parmigiano grattugiato fresco
olio di oliva
sale

Per la salsa besciamella:
30 g di burro
30 g di farina
30 cl di latte
noce moscata grattugiata
30 g di parmigiano grattugiato
sale

Preparazione:
pulite i carciofi, tagliateli a fettine e lasciateli in una terrina in acqua e succo di limone affinchè non si anneriscano. Tritali finemente con il robot.
Pulite lo spicchio di aglio fatelo soffriggere intero in olio d’oliva in una casseruola, aggiungete i carciofi e sfumate con mezzo bicchiere di vino, aggiungete il dado e cuocete per dieci minuti abbassando il fuoco.
Togliete la testa ai gamberi sciacqua teli, fate soffriggere lo scalogno pulito e affettato sottilmente, in olio d’oliva in una padella antiaderente, buttate i gamberi e aggiungete mezzo bicchiere di vino bianco. Girte i gamberi e in tutto fate cuocere due minuti. Toglieteli dal fuoco e metteteli in un piatto, rimettete la padella sul fuoco e fate consumare il sughetto.
Private le code dal carapace e con l’aiuto di un coltello eliminate il filo nero. Tenete da parte sei code intere per lo stratao finle. Tagliate i gamberi a pezzi e uniteli al sughetto.
Fate cuocere la pasta in acqua bollente salata con un cucchiaio di olio per due minuti. Scolate e stendete su un canovaccio.
Preparate la besciamella:
in una casseruola fate fondere il burro a fuoco dolce. Una volta che il burro è fuso aggiungere la farina e mescolate per amalgamare bene. Aggiungete dolcemente il latte freddo e mescolate bene. Lasciate ispessire e dopo aver dato qualche bollore, togliete la casseruola dal fuoco. Aggiungete il sale e la noce moscata.
Ho mescolato il sugo di carciofi alla besciamella.
Questa volta non essendoci praticamente sugo, ho rivestito la pirofila con carta forno.
Nella suddetta pirofila mettete uno strato di pasta, i pezzi di gambero, la besciamella con il sugo di carciofi, una spolverata di parmigiano grattugiato, un ulteriore strato di pasta, carciofi e besciamella, parmigiano, proseguite così fino alla fine degli ingredienti. Io ho fatto sei strati.
Ultimo strato mettete le code di gambero intere
Infornate per 20 minuti circa (in forno preriscaldato a 200 °C), fino a che si sia gratinato.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”
venerdì 4 gennaio 2019
Sono stordita, ma lo so che Natale è passato e pure Capodanno, ma quest'anno sono in ritardo, però volevo ugualmente lasciarvi i video di queste pubblicità natalizie, già su FB ne sono girati molti anche di bellissimi, vi lascio il link a questi due, che spero non abbiate già visto, che trovo carinissimi e così conserviamo ancora un po' di magia!
Questo dei magazzini inglesi Boots CLICCATE QUI

Questo dell'aeroporto londinese di Heathrow CLICCATE QUI


giovedì 3 gennaio 2019
Chi ci segue avrà letto che il mio Natale non è stato propriamente uno spasso, ma, in compenso, ho avuto una vigilia e un ultimo dell'anno magici.
Per "magico" intendo come piace a me: fuori dagli schemi, all'insegna dell'improvvisazione, imperniato sulla condivisione e colmo di affetto sincero e tangibile.
Il 24 pomeriggio siamo arrivati al mare, il villaggio di pescatori, in Camargue, e abbiamo salutato Jacky, il vicino "al di là del muro", il cui viso nel vederci si è subito illuminato. 
Poco dopo sentiamo una voce al di là del muro ed è Jeannine, la moglie, che ci chiede se abbiamo impegni per la serata e ci invita da loro per la cena: dicendoci siamo solo noi tre, (lei, il marito e Ludò il figlio) se venite ci fate piacere.
Noi accettiamo subito contenti, perchè amiamo le cose semplici senza le complicazioni del "cosa porto". Ke palle! (scusate il francesismo).
Noi avevamo già predisposto i nostri pensieri: profumo, limoncello, parmigiano (indipendentemente dal natale, ogni volta che arriviamo portiamo sempre una piccola sorpresa) a cui abbiamo aggiunto panettone e prosecco bello ghiacciato, abbiamo suonato alla loro porta io con il mio cappello e la sciarpa rossa con il filo di lamè fatta da mia mamma 25 anni fa che rapresenta la mia divisa natalizia, e appena entrati a casa loro ci siamo sentiti accolti.
La tavola di Jeannine, ricca di decorazioni: la brillantina sparsa dapertutto, il pupazzo di neve, il babbo natale, l'alberello tutto con le luci intermittenti, la rappresentavano pienamente,  lei una donna con la D maiuscola che nell'arco della sua vita ha perso due figli adulti, uno solo pochi anni fa, che non ho mai sentito lamentarsi, nè ho mai visto depressa, che parla di loro in modo assolutamente normale come se fossero partiti semplicemente per un viaggio, che ha saputo "incanalare" il suo dolore nel modo giusto: preparando marmellate, liquori, conserve, sughi, da distribuire alla figlia, alla nuora, agli amici. Unendo gli amici in grandi tavolate per festeggiare i compleanni di tutti, perchè la vita passa in un attimo et il faut profiter! 
La tavola di Jeannine
Sapevo che il 31 loro erano da soli a casa e allora il 30 pomeriggio, mio marito ed io abbiamo bussato alla loro porta invitandoli per la cena del reveillon. Gli occhi azzurri di Jacky si sono illuminati, è andato subito a chiamare la moglie, e hanno accettato subito, ci hanno dato del salmone affumicato subito senza chiederci l'odiato "cosa porto", noi abbiamo detto: ca suffit e domani portate solo voi stessi!
E quest'anno, per me, sarà all'insegna della semplicità: bando alle sovrastrutture, le elucubrazioni mentali, i rapporti complicati sono stufa di essere "la psicologa dei poveri", di dovermi immedesimare nel modo di pensare altrui, basta non lo reggo più, d'ora in poi accetto solo i rapporti "pane al pane e vino al vino" gli altri li posticipo al 2020!😁
mercoledì 2 gennaio 2019
Questo è il post che avrei voluto pubblicare ieri😀
Il giorno di Natale il mio unico pasto è stata una mezza mela ed anche questo mi ha fatto riflettere. Su FB ho visto menù che hanno fatto impallidire i vivi e resuscitare i morti, una ventina di portate dagli antipasti ai dolci e mi chiedo perché?
Prima di Natale, sempre su FB, ho visto continui richiami alla spiritualità, alla gentilezza, alla bontà, ma perché?
Non voglio mettermi in cattedra, ma so con certezza di essere una persona umanamente disponibile, presto ascolto, condivido le mie scarse conoscenze, aiuto con le mie limitate abilità manuali, lo faccio sempre, durante tutto l’anno e non mi metto a pontificare nel periodo natalizio. Questo inneggiare al buon samaritano lo trovo oltremodo ipocrita, se ognuno si impegnasse a fare una buona azione, anche solo ogni mese, per un anno per persone estranee alla propria famiglia (pelose e non), forse si potrebbe definire altruista e forse potrebbe chiedere agli altri di essere migliori.
Scrivo questo, perchè sono fortemente convinta, e parlo per esperienza personale, che compiere un gesto gentile, inaspettato nei confronti di qualcuno non può che aumentare “il bene” e, certamente, questo non cambierà il mondo, ma sicuramente lo migliorerà.
I tempi sono cambiati, la società fa schifo, ma se invece di voltarci dall’altra parte provassimo a tendere una mano senza pensare ad un tornaconto, al fatto di poter essere fessi o presi per i fondelli, sicuramente tutti ne avremmo giovamento.
Auguro a tutti voi con il cuore dodici mesi colmi, anzi stracolmi di affetto, bellezza e piacevoli soprese e, mi raccomando, se riuscite a realizzare qualche sogno, piccolo o grande che sia, venite a raccontarcelo, lo sapete che Magali ed io abbiamo un debole per le belle cose!
A tutti voi con il cuore un'alba di Buon Inizio!
martedì 1 gennaio 2019
Questa è la prima foto scattata stamattina e ha un suo perché.
Per me è un ottimo inizio! Il post programmato era un altro, ma io sono imprevedibile!
Buon Anno AMici (pelosi e non😄)!

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