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Magali

Magali
domenica 24 febbraio 2013
Sono stata via per alcuni giorni, ho tante cose da raccontare, ma sono arrivata solo ieri e sono stata travolta subito dalla "montagna" di incombenze, quindi, prometto, che nei prossimi giorni vi racconterò tutto. Non ci crederete sono anche tornata, volutamente in tempo per votare. In questo momento, come molti sono disgustata dalla situazione politica italiana e non vi dico all'estero i quotidiani, in prima pagina, come descrivevano lo scenario del nostro paese, ma credo che votare sia un diritto che va esercitato sempre, è uno dei pochi strumenti che abbiamo per partecipare al cambiamento, non apporre la croce su un qualsiasi simbolo, significa solo favorire chi acquisisce la massima percentuale, quindi non sottovalutiamo il potere che abbiamo. Lo so, nessuno ha più fiducia, ma chissà se mai qualcuno onesto che possa guidarci e risollevarci ci deve pur essere. Ora cambio argomento e vi lascio a questo film che mi ha fatto riflettere.
La nostra società professa l'eterna gioventù e gran parte delle mie coetanee sfoggiano tacchi vertiginosi e profonde scollature, giubbotti corti e aderenti, praticamente rincorrono gli anni ormai persi, ebbene sì è inutile che ce la stiamo a contare l'età è quella scritta sulla carta di identità, la frase banale e abusata che si è giovani dentro ..., mi sembra ormai ridondante. Indubbiamente lo spirito conta, il cercare di essere sempre allegri, consci delle proprie fortune, ridere il più possibile è importante, ma il corpo invecchia inesorabilmente. Sono appena tornata da un viaggio, ho camminato oltre dieci ore al giorno, dimostrando di essere scattante, sportiva, ma riconosco di avere le mie magagne e non sono certo dovute alla gioventù!
Comunque torniamo al film, che non credo abbia riscosso molto successo, narra la storia di cinque amici ultrasettantenni che decidono di andare a vivere tutti nella medesima casa, mettendo in evidenza le patologie relative all'età. I personaggi, a differenza di molti anziani che si possono incontrare oggigiorno, probabilmente perchè vivono insieme in una casa privata, e non in una di riposo, sono straordinariamente allegri, organizzano cene e non si annoiano minimamente.
La visione di questo film, mi ha rattristato, perchè fa emergere tante problematiche legate all'età avanzata e mi fa pensare che ognuno di noi assolutamente non pensa e non pianifica il proprio futuro, credendo, forse, di rimanere sempre aitante e che il tempo non lascerà alcun segno.
Lo consiglio vivamente, ma sicuramente anche se apparentemente "leggero" non lo è per nulla, è una buona occasione per aumentare la propria consapevolezza sull'ineluttabilità dello scorrere del tempo.

Eccoci al consueto e piacevolissimo appuntamento mensile con  Cinzia e Valentina. Il tema di questo mese è la cucina fusion con un tocco di verde e noi partecipiamo con piacere al loro  contest
Su suggerimento di Magali, gatta zen per eccellenza, vi proponiamo questa ricetta che necessita, però, di una premessa. Attraverso il blog ho conosciuto una ragazza giapponese, siamo diventate amiche e lei è venuta, più volte, ospite a casa mia. Una volta mi ha portato in regalo un libro di ricette di Harumi, una “cuoca” che ha molto successo in Giappone, che cerca di “staccarsi” dalla cucina classica. E’ proprio da dal suo libro che ho tratto questa ricetta, non cambiando nemmeno il nome, ma, solo, dandole il tocco “fusion” unendo ingredienti giapponesi e italiani.
Il semplice risotto stile giapponese è un eccellente colazione per le fredde mattine oppure può essere servito come un pasto leggero durante il giorno. La colazione giapponese, spesso, inizia con riso e uova e questa ricetta è molto in sintonia con questa tradizione, ma il “verde” gli dona un aspetto di tendenza. Si usano due o tre tipi differenti di foglie verdi, secondo quello che si ha in frigo al momento!
Ho scelto questa preparazione, perché mi affascinava la semplice preparazione dell’hot spring egg, sostituibile tranquillamente con uovo sodo poco cotto o in camicia.



Risotto verde “japanese style”
Ingredienti per 4 persone:
4 uova
25 g di prezzemolo
100 g di foglie tenere di broccolo
500 g di sedano bianco soprattutto le foglie
1 cucchiaio di salsa di soia
150 g di riso (peso da cotto)

Preparazione:
il riso si prepara secondo il metodo giapponese indicato da Harumi: sciacquare il riso sotto l’acqua corrente, una volta che l’acqua è limpida, scolate e lasciate riposare 30 minuti prima di cuocere.
Mettete il riso in una casseruola e copritelo con dell’acqua fredda e portate all’ebollizione. Quando inizia a bollire, abbassate il fuoco e mettete il coperchio, non toglietelo durante la cottura, e fate cuocere per circa 10 minuti. Trascorso questo tempo togliete il coperchio e mescolate delicatamente. Fatto questo, con il cucchiaio di legno compite il gesto di “tagliare” il riso. Deve rimanere comunque una massa solida.
Preparate le hot spring egg (uova calde di primavera): prendete un contenitore con coperchio e mettetevi dentro le uova, fate bollire dell’acqua e versatela nel contenitore (le uova devono essere coperte totalmente), mettete il coperchio. Trascorsi 15 minuti, ponete un attimo le uova sotto l’acqua fredda e togliete il guscio.
Pulite le verdure, tagliatele a pezzi di circa 1 centimetro, mettetele in una pentola con dell’acqua bollente, salate. Dopo 5 minuti aggiungete la salsa di soia ed il riso. Mantenete il bollore per un minuto e servite in scodelle singole, mettendo in ognuna un uovo. A piacere potete aggiungere ulteriore salsa di soia.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”
domenica 17 febbraio 2013
A volte capita ...
anche alle cuoche più esperte (e non è il mio caso) quelle giornate in cui tutto va storto ... in cui programmi una cena che devi rimandare, perchè tutti gli eventi negativi si abbattono in quei 12 metri quadrati di cucina, in cui tu cerchi di porre rimedio tra nuvole di farina, di zucchero a velo, tu, proprio tu, cerchi di fare del tuo meglio per "raddrizzare" la situazione, ma ... qualcosa di ineluttabile lo impedisce ed allora, per la prima volta, ti arrendi ... ti siedi, butti tutto ciò che è una massa insensata e metti da parte quello che pensi possa essere recuperato.
Ebbene questo è successo a me venerdì: avevo pensato di fare delle bugie o chiacchiere o crostoli e una torta tipo l'ultima pubblicata, rivestita con la pasta di zucchero, ma quest'ultima mi ha dato il tormento, l'ho rifatta tre volte e poi ho desistito ... ebbene sì mi sono arresa alla sconfitta.
Avevo preparato l'impasto per le bugie, ma dopo tutto questo spiegamento di forze senza buon fine, non avevo proprio voglia di mettermi a friggere e così l'ho avvolto nella pellicola alimentare e l'ho relegato su un ripiano del frigorifero in attesa ...
I giorni sono trascorsi fino ad arrivare ad oggi, ogni volta che ho aperto la porta del frigorifero "la palla" era lì silente, ma presente, in attesa ...
ebbene stamattina non avendo, sempre, voglia di friggere ho deciso di riciclarlo, di fare uno strudel.
Perchè? Perchè l'impasto è simile e lo strudel è il dolce che mi rimette, da sempre, in pace con il mondo, con me stessa, che mi fa dimenticare le tristezze, le delusioni (parecchie per altri motivi negli ultimi giorni), è il dolce per eccellenza della mia infanzia e poi è troppo buono.
Atch... dimenticavo gli auguri a Magali e a tutti i miciotti, che oggi è la loro festa!
Con questa ricetta partecipo al contest di Dauly, che è capitato a fagiolo!


Ed ora ho il piacere di presentarvi lo strudel riciclato, ma sempre amato!


Per la pasta:
250 g di farina
1 uovo
25 g di zucchero
20 g di burro fuso
½ bicchiere di vino
un pizzico di sale

per il ripieno:
1 kg di mele golden
70 g di zucchero
50 g di uva sultanina
30 g di pinoli
30 g di mandorle a lamelle
40 g di burro
5 cucchiai di pane grattugiato
2 cucchiai di brandy (secondo il vostro gusto)
un po’ di cannella in polvere

1 tuorlo d'uovo sbattuto con un cucchiaio di acqua per spennellare la superficie
Un po’ di burro per imburrare la placca del forno
Un po’ zucchero vanigliato per guarnire

Preparazione della pasta:
su un piano infarinato mettete la farina a fontana, nel centro aggiungete l’uovo, il cucchiaio di zucchero, il burro fuso e il pizzico di sale, cominciate a mescolare, aggiungete dolcemente il mezzo bicchiere di vino. Quando tutta la farina è incorporata, impastate molto e poi formate una palla. Io l'ho avvolta nella pellicola alimentare e l'ho dimenticata in frigorifero per due giorni.
Al momento di utilizzarla, mettete una casseruola con dell’acqua a bollire. Dopo che l’acqua è arrivata ad ebollizione, buttatela e mettete la casseruola calda rovesciata sulla palla di pasta. Fate riposare la pasta.
Preparazione del ripieno: pelate le mele, togliete i semi, tagliatele in quarti, poi ancora, in fette spesse circa 3 mm.
Fate fonder il burro e aggiungete il panpesto. Togliete dal fuoco.
Fate rinvenire l’uva sultanina in una scodella con dell’acqua tiepida e del brandy (secondo il vostro gusto). Scolate ed asciugate.
Aggiungete alle mele: lo zucchero, l’uva sultanina, i pinoli, le mandorle, il burro fuso con il pane grattugiato e un po’ di cannella e mescolate.
Stendete la pasta su uno strofinaccio, la pasta deve essere molto fine, mettete il ripieno. Con l’aiuto dello strofinaccio arrotolate. (io ad esempio non uso, in questo tipo di strudel lo strofinaccio). Posate delicatamente il rotolo sulla placca del forno imburrata. Procedete così anche per l’altro strudel (con queste dosi ne ottenete due uno lungo come la placca del forno, l'altro un po' più piccolo). Spennellate la superficie degli strudel con il tuorlo d'uovo sbattutto con il cucchiaio di acqua.
Preriscaldate il forno a 180* ed infornate per 30 minuti.
Spolverizzate con lo zucchero vanigliato e servite tiepido.
Se lo avete avanzato e lo mangiate l’indomani vi consiglio di farlo riscaldare, perché tiepido è veramente migliore.
E come dice Magali "leccatevi i baffi!"
lunedì 11 febbraio 2013
Ognuno sa se la vita è stata prodiga o avara con se stesso, se il dolore che ha provato è stato così intenso da togliere il respiro, se le sue urla di soccorso siano state inascoltate, se si è sempre rialzato grazie ad un’inspiegabile forza interiore ed è andato avanti … e se, nonostante tutto, sia stato così bravo da riuscire ad acquisire la consapevolezza che la propria esistenza ha sempre rivelato, inaspettatamente, un lato magico come quando la luce passa attraverso un cristallo e per un solo momento ti fa il dono di un iridato arcobaleno, come quando guardi gli occhi di un gatto e per quel solo istante li vedi cangianti e come quando leggi i commenti di chi segue l’MTC e per un attimo ti senti una persona speciale. Ecco perché anche questa volta, contro ogni possibile aspettativa e dopo soli sette otto giorni di mal di testa, partecipo a questa tenzone con molto piacere.
Questa volta sono veramente arrivata a quel limite labile tra sanità e follia … ero quasi al punto di non ritorno, perché? Perché i dolci non sono il mio forte, quelli farciti, cremosi ancora meno, non mi piace farli e tantomeno mangiarli, ma se si partecipa all’MTC bisogna accettare qualsiasi sfida e potevo io, proprio io ritirarmi? Assolutamente no.
Come ormai sapete, per mia fortuna, ho il mio asso nella manica, la mia fedele Magali. Questa volta mi ha visto come mai prima d’ora, ho pianto sulla sua spalla infradiciandole tutta la pellicciotta, allora lei mossa a pietà ha preso in “zampa” la situazione, mi ha detto “Non preoccuparti, questa volta ci penso io, rifletto un attimo e poi ti dico”. Ebbene le parti si sono ribaltate, questa volta è stata lei a riflettere … solo che i momenti sono diventati ore, le ore si sono trasformate in giorni … finchè, quando avevo ormai perso tutte le speranze, è arrivata da me e con aria soddisfatta mi ha detto: “Ho trovato! Ho unito il mio essere zen al fatto che la Velvet Red Cake è la torta dell’amicizia, poi c’è pure San Valentino che è il giorno del tuo anniversario ed allora ho pensato ad un simbolo che rappresenti l’unione, la fusione, la compensazione, ovviamente personalizzandolo, perché si deve capire che sono io la mente!”
Devo dire che ancora una volta questa gatta magica è stata in grado di stupirmi …
Come ho detto all’inizio, essendo consce dei nostri limiti, abbiamo fedelmente seguito le istruzioni della carissima Stefania e non ci siamo cimentate in estrose divagazioni e questo è il risultato ottenuto da Magali.

Dapprima l'impasto, scusate la luce, ma era tardi ... notte fonda ...

Ed ecco la Red Velvet Cat Cake

Red Velvet Cat Cake
Ingredienti:
160 gr di farina di riso sottilissima tipo amido
60 g di fecola
30 gr di farina di tapioca
1/2 cucchiaino da tè di sale
8 gr cacao amaro
110 gr burro non salato a temperatura ambiente
300 gr di zucchero
3 uova medie
1 cucchiaino di semi di una bacca, ma non usate la vanillina)
240 ml di buttermilk (metà quantità di latte e metà di yogurt bianco bio con un cucchiaio di limone per 10 minuti)
1 cucchiaio di colorante rosso
1 cucchiaio di aceto bianco
1 cucchiaino da tè di bicarbonato di sodio

Per la butter cheesecream
Ingredienti:
220 g formaggio cremoso tipo Philadelphia (cioè una confezione grande)
120 g burro morbido
140 g zucchero a velo
1 cucchiaino di scorza di limone bio grattugiata
150 g di lamponi freschi

Per la pasta di zucchero ho seguito questa ricetta:
500 g di zucchero a velo
5 g di colla di pesce
50 g di glucosio
30 g di acqua
colorante nero brillante (francese, che per fortuna avevo in dispensa e che per fortuna non conteneva glutine)

Preparazione:
pre-riscaldate il forno a 175°C.
In un recipiente mescolate le farine, il sale, il cacao. In un altro recipiente, sbattete il burro per 2-3 minuti, finché sarà soffice e poi aggiungete lo zucchero e sbattete per altri 3 minuti.
Aggiungete le uova, una alla volta, sbattendo 30 secondi dopo ogni aggiunta.
Mescolate il colorante al buttermilk e quindi versate poco per volta al composto di burro, alternando le polveri al buttermilk. Possibilmente iniziate e finite con la farina. Aggiungete anche la vaniglia e mescolate.
In una tazzina (capiente) mescolate il bicarbonato all’aceto bianco, facendo attenzione a versarlo subito nell'impasto (altrimenti ve lo troverete per tutta la cucina) e incorporatelo bene con una spatola.
Imburrate due teglie da 18 cm e spolverizzate con farina di riso. Fate cuocere per 40/45 minuti, o finché non vedete che è cotto (con il trucchetto dello stuzzicadenti!)
Lasciate raffreddare la torta dentro la teglia (potete usarne anche una in silicone, ma è meglio usare la carta forno per evitare contaminazioni) per 10 minuti. Poi toglietela dalla teglia e lasciatela raffreddare, quindi fasciatela nella pellicola trasparente. Fatela riposare in frigo per diverse ore (io l'ho lasciata tutta la notte). In questa maniera sarà più facile da tagliare senza che si sbricioli e sarà più semplice mettere la farcitura. Non spaventatevi se vi sembra troppo dura, perché a temperatura ambiente tornerà morbidissima.
Questa è la ricetta base, a questa si possono aggiungere infiniti sapori. Si può conservare in frigo in un contenitore ermetico e riutilizzare quando se ne ha bisogno.
Preparate la pasta di zucchero: mettete la colla di pesce in una scodella con acqua molto fredda e lasciate in ammollo per 5 minuti.
Riscaldate il glucosio con l’acqua, sul fuoco o nel forno a microonde, aggiungetevi i fogli di colla di pesce strizzati e mescolate.
Setacciate lo zucchero a velo.
Ed impastate fino a suo completo assorbimento. Continuate a lavorare il composto su una spianatoia spolverizzata di zucchero a velo fin quando non si appiccica più alle mani. Avvolgete nella pellicola alimentare e conservate in luogo fresco e asciutto fino al momento dell’utilizzo.
Preparate la butter cheesecream: sbattete bene il burro finché è cremoso. Quindi unite lo zucchero, la scorza del limone e il formaggio e sbattete per almeno 5 minuti. A questo punto potete farcire la torta. Se vi sembra troppo morbida, potete lasciarla riposare un po' in frigo e il burro la farà compattare di nuovo. La crema va conservata in frigo, anche se a temperatura ambiente non si scioglie.
Io ho farcito anche con dei lamponi freschi, sia messi nella crema che in ogni strato interno.
Stendete la pasta di zucchero e foderate la torta.
Quindi con tanta pazienza ho dipinto la torta con il colorante nero.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”
domenica 3 febbraio 2013
Ieri stavo malissimo al punto di coricarmi nel pomeriggio, credo non mi capitasse da oltre dieci anni. Ero senza forze, mi sentivo le membra di cemento, stavo immobile senza condividere questo mio malessere con alcuno, quando ad un certo punto, arriva la pelosotta, solitamente parca nell'esternare il proprio affetto, invece, ieri, si è profusa in una serie di leccatine sulla fronte, mi ha strusciato il suo nasino contro le orecchie, ha fatto la danza del latte ed alla fine si è messa a mo' di sfinge sulla mia pancia fissandomi con i suoi occhioni,
Il suo comportamento mi ha commosso, mi ha confermato che gli animali sono dotati di un sesto senso, riscono a comprendere quando gli umani hanno bisogno di un contatto, di un affetto,
L'atteggiamento di Magali mi ha scaldato il cuore, perchè ha percepito il mio "bisogno", il sentire il suo nasotto umido mi ha ripagato di tutte le mancanze degli umani. A molti, che leggeranno, sembrerà stupido, ma desidero ringraziarla per essere arrivata con passo felpato nella mia vita e di aver assunto un ruolo così importante, perchè ho certezza che non mi deluderà ed ancora una volta mi ha dimostrato di essere una gatta magica.
Oggi vi parlo di un altro film, visto un po’ di tempo fa, ma ancora in programmazione nelle maggiori sale.

Innanzitutto le donne mie coetanee, sicuramente in gioventù hanno subito il fascino di Robert Redford che in questo film, da lui diretto ed interpretato, dimostra che si può invecchiare naturalmente bene. Ne “La regola del silenzio” interpreta un avvocato affermato, Jim Grant, con un passato trascorso in un gruppo progressista “Weather Underground”, mosso da alti ideali di giustizia, portati avanti non sempre con metodi ortodossi.
Delle persone coinvolte direttamente o indirettamente in questo movimento c’è chi volutamente nasconde la testa sotto la sabbia, chi rinnega la violenza vivendo una vita attuale tranquilla, chi insegna all’università, chi è ancora convinto che la ribellione sia l’unico mezzo per rinnovare la società e chi invece ha vissuto tutti questi anni straziati dal rimorso e decide di disobbedire alla regola del silenzio e costituirsi alla polizia, senza mai, però, tradire i propri compagni di un tempo.
E’ un film scattante, che si snoda attraverso l’analisi di un “tassello” di vita ti tutti i personaggi, che sono molto ben caratterizzati da “vecchie glorie” come Nick Nolte, Susan Sarandon.
Il filo di tutte le vite dei componenti del gruppo è ripercorso da Ben Shepard giornalista deciso a scoprire la verità, a capirne le motivazioni che spingevano questo gruppo di arrivare all'illegalità pur di affermare i basilari diritti umnai. Si immedesima a tal punto fino ad arrivare quasi ad giustificare la violenza in nome della giusta causa e a voler andare fino in fondo alla scoperta della verità.
Al di là del giudizio positivo sul film, la cosa che mi ha più colpito è la solidarietà esistente a distanza di tantissimi anni fra tutti i componenti del gruppo, non si sono traditi e non si tradiscono, anzi si aiutano reciprocamente e questo particolare mi ha impressionato,  l’amicizia non viene mai violata e, pur essendo diventate persone estremamente diverse, non vengono mai meno alla reciproca lealtà ed allo spirito di gruppo, ideali attualmente desueti.

E ora veniamo alla ricetta di oggi il tema del contest di Martina è la melagrana. 

Non ci crederete, ma d’ora in poi, questo frutto, per me, sarà associato alla caparbietà. Ho già ideato, preparato e pappato due ricette, che però fotografate non rendevano un granchè, così avevo deciso di abbandonare, anche perché non sapevo proprio che fare … poi Magali mi ha detto che non era da me fermarmi davanti agli ostacoli e così ho preparato questa che vi propongo oggi, sono consapevole che neanche questa sia perfetta, mi spiaceva non partecipare al contest di Martina, ma non ho più tempo e, vi confesso, che una quarta non ho proprio voglia di prepararla!

 

Fondant della caparbietà
Ingredienti:
100 g di castagne pulite cotte al vapore
50 g di mirtilli rossi secchi
140 g di polvere di mandorle
120 g di burro morbido
50 g di zucchero, ma per me anche nulla
2 uova
250 g di marmellata di marroni
1 cucchiaio di farina
Cacao amaro per spolverizzare
Per la gelatina:
il succo di una melagrana
Zucchero il pari peso del succo

Preparazione:
sbucciate la melagrana e dividete tutti i chicchi liberandoli dalla parte bianca che è amara, schiacciateli in un colino per eliminare i chicchi e far colare il succo. In un pentolino mettete il succo e pari peso di zucchero, mescolate finchè non si addensa.
Scaldate il forno a 180°.
Fate cuocere per due minuti le castagne spezzettate e i mirtilli con tre cucchiai di gelatina di melagrana. Togliete dla fuoco.
In una terrina mettete il burro e lo zucchero e lavorate bene, aggiungete le uova, una per volta, e amalgamate il tutto. Aggiungete la marmellata di marroni, un po’ per volta, e mescolate, il cucchiaio di farina poi la polvere di mandorle, le castagne con i mirtilli e mescolate bene fino ad ottenere un composto omogeneo.
Foderate uno stampo con carta forno, mettetevi il composto ed infornate per 40 minuti.
Togliete dal forno e mettete a raffreddare su una griglia.
Quando il dolce sarà freddo spolverizzate di cacao e spruzzate con gocce di gelatina.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”

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