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Magali

Magali
venerdì 30 novembre 2018
Oggi vi parlo di questo libro
Willa una vita spesa all’insegna del “fare il possibile” per compiacere il proprio prossimo, con alle spalle un’infanzia scandita dagli sbalzi di umore improvvisi e dalle reazioni violente della madre e dalla presenza di un padre che cerca di colmare le assenze repentine della moglie preparando amorevolmente toast fritti con formaggio alle figlie, perché era il suo unico modo di trasmettere loro sicurezza.
Una donna che si sposa rinunciando ai suoi studi e alle sue aspirazioni, trovando al suo fianco il marito Derek, un uomo facile al farsi trascinare dagli impulsi, proprio in seguito ad una reazione improvvisa i due hanno un incidente e Willa resta vedova con due figli adolescenti.
I figli sono diventati ormai adulti e lei si risposa con Peter, vive una vita ordinaria, senza scossoni, in cui praticamente non accade nulla, scandita solo da un’abituale monotonia, ma assolutamente scialba.
I fili della sua esistenza sono stati sempre mossi dalle decisioni altrui, fino a quando il telefono squilla e lei viene chiamata, per puro caso, da una vicina di casa dell’ex convivente del figlio Sean, trasferitosi tempo fa a Baltimora, questa sconosciuta l’avverte che Denise si trova in ospedale e sua figlia Cheryl non può rimanere a casa da sola.
Willa non ha alcun legame con queste persone, ma decide di partire con il marito per andare a tenere compagnia a Cheryl, anche se non è assolutamente sua nipote, mentre la madre si trova in ospedale.
Il marito di Willa l’accompagna controvoglia in questo che lui definisce un viaggio assurdo in soccorso di queste due sconosciute ed, infatti, con la scusa di impegni di lavoro non si tratterrà a lungo. Lei invece si catapultata in questa nuova realtà in cui dal non conoscere nessuno, inizierà pian piano a condividere le abitudini e i problemi dei vicini, entrerà in perfetta sintonia con la piccola Cheryl, aiutando Denise, prima in ospedale, poi a casa, anche solo sforzandosi di compiere una piccola cosa come mettersi al volante in una città a lei sconosciuta, questo l’aiuterà a sentirsi più forte e ad acquistare sicurezza, capirà di essere riuscita a trovare un equilibrio, si sentirà perfettamente integrata in una comunità non legata da vincoli di parentela, ma semplicemente dall’affetto reciproco e dalla condivisione del vivere, molto di più di quanto lo sia stata finora nella sua vita familiare.
Giunge il momento in cui il compito di Willa si esaurisce, in quanto Denise si rimette in piedi e lei decide di rientrare a casa sua, giunta all’aeroporto di destinazione … tornerà a casa dal marito o farà marcia indietro verso Baltimora?
Il finale, per me, non è ben definito e lascia una libera interpretazione al lettore.
Un libro, per me, gradevolissimo, non puoi che amare Willa e tutte le persone che la circondano a Baltimora, dotate della grande dote di esserci gli uni per gli altri, anche nei momenti difficili, di prestarsi per il prossimo, di provare una profonda solidarietà ed empatia, fino ad arrivare al punto di celare pesanti segreti. Ognuno ha la propria personalità, spesso strampalata, ma caratterizzata sempre da una fondamento di bontà ed è proprio questo “bene” che li unisce al di là di tutto e li porta a vivere come una sorta di grande famiglia allargata.
Giunta alla fine del libro, spero di cuore che Willa non abbia solo immaginato questa sua nuova vita, ma abbia avuto il coraggio di compiere l’unica scelta assolutamente giusta per se stessa, semplicemente perché se ci viene prospettata la felicità tutti hanno il dovere di coglierla.

Come d'abitudine vi lascio alcuni stralci che mi hanno colpito:

«Vuoi dei tappi per le orecchie?» gli propose lei. «Se vuoi, li ho in borsa.»
Ma lui si limitò a sospirare, e continuò a digitare.
Willa notò che un’altra emozione che stava provando era la felicità.

Per tutta l’infanzia la sua morte era stata la cosa che lei aveva temuto di più, e anche ora che era successo faticava a farsene una ragione. (Era crollato davanti a casa sua scendendo dall’auto, non da solo nel seminterrato, grazie al cielo.) In realtà per lei la sua morte era stata uno choc più ancora di quella di Derek, sotto certi aspetti. Un tempo pensava che il mondo fosse tutto sulle spalle di suo padre. Era lui quello solido, sicuro, la persona sulla quale poteva contare quando la madre non era in sé.

«Be’...» disse Willa. E poi: «Mio padre, dopo che era morta mia madre, una volta mi disse che aveva iniziato a dividere le sue giornate in momenti separati. Cioè, non stava lì a preoccuparsi di come avrebbe passato il resto della sua vita, ma cercava di godersi la partita di baseball che guardava alla televisione in quel momento.»
«Se funziona, va benissimo» disse la signora Minton.
«Sì, se funziona. Non so perché, ma per me non sembrava funzionare. Mi sa che io non sono proprio capace di godermi l’attimo, non ce l’ho nel sangue» disse Willa. «Anche adesso, sono il tipo che va in vacanza e passa tutto il tempo a chiedersi se si è ricordata di spegnere il forno, e se ce la faremo a prendere la coincidenza per tornare a casa.»

Intanto Ben disse a Willa: «Non hai risposto alla mia domanda».
«Quale?» chiese con espressione sorpresa.
Anziché ripeterla, lui disse: «Stavo pensando al consiglio di tuo padre. Sai, quando ti ha detto di spezzare le giornate in momenti. Non credi che forse potrebbe essere un modo sbagliato di affrontare il problema?»
Willa corrugò la fronte. «Voglio dire, a volte quando mi viene da autocompatirmi, tento l’approccio opposto: allargo la prospettiva fino a quando non sono che un granello di polvere nell’universo.»
«Be’» disse Willa, «ma questo non ti mette in una posizione di... fragilità?»
«Certo, sono fragile» le disse Ben. «Tutti lo siamo. Siamo tutti particelle infinitesimali che vagano in un universo senza limiti, e se ci siamo ricordati di spegnere il forno o no, alla fine non cambia niente.»
Il fatto che quell’idea gli desse conforto fece sorridere Willa, e lui ricambiò il sorriso senza sembrare offeso.
giovedì 29 novembre 2018
Molto spesso diamo per scontato quasi tutto. Questo mi ha portato a riflettere, ad esempio per me che vivo a Torino è normale vedere le auto rosse o bianche e blu o le biciclette disseminate per la città: le noleggi, le usi il tempo che ti necessita e le lasci dove vuoi. A Parigi parlando con un cliente campano mi ha detto che dove vive lui non esiste questa forma di "sharing" e l'ha vista solo a Salerno, per quanto riguarda le bici.
Tutto questo mi ha portato a scrivere questo post, perchè forse chi vive in cittadini più piccole, non è a contatto con queste realtà.
A Parigi sono ancora oltre a quanto scritto sopra sono ancora "oltre", adesso è di gran moda il monopattino elettrico a noleggio. E' molto semplice da usare nella manopola di sinistra c'è una leva per fermarsi e in quella di destra un'altra per accelerare, mio marito pareva ritornato bambino, io vi confesso avevo un po' di fifa, ma per voi ho provato pure io, vi confesso per un breve tratto, quest'avventura. 
Ero in una strada lastricata di porfido, in una giornata di pioggia, in discesa proprio sotto il Sacro Cuore che credo mi abbia protetto😇 dal capitombolare😂
Se siete curiosi per vedere la mia discesa impavida cliccate QUI  sentirete anche la mia sonora risata 😄
mercoledì 28 novembre 2018
Per chi ha avuto la pazienza di arrivare fin qui ecco un altro episodio. La foto ispiratrice era questa e di seguito il mio racconto.
(immagine tratta da internet)
Grand Hotel
Si questa volta sono proprio contenta, perché stranamente sono in perfetto orario sulla tabella di marcia, ho stilato una lista così precisa che neanche a Buckingham Palace … In effetti mi sento proprio come dovessi andare proprio lì.
Ho scelto un abito degno di una serata speciale, perché questa sarà una serata unica, irripetibile, un sogno che si realizza! Tutto è iniziato dieci giorni fa … aprendo la buca delle lettere ho trovato un invito assolutamente anonimo. E’ stato bellissimo aprire una vero cartoncino, ben stampato e curato nei dettagli e, soprattutto, degno veramente di una favola!
Ed è proprio stasera che si svolgerà il ballo in maschera ed io ne farò parte!
Da quando ero adolescente, da autodidatta, mi arrangio con ago e filo, ora non cucio più partendo da zero, ma mi piace rimodernare, modificare gli abiti dar loro nuova vita e personalità, sembra mi parlino e mi dicano che vogliono ancora avere una ragione d’esistere. Ormai lo sapete sono “fuori” come un balcone parlo con la mia gatta, la lavatrice, il lievito madre ed ora anche con gli abiti! Per stasera l’abito più appropriato sarebbe stato quello di Cenerentola o anche brutto anatroccolo, invece ho optato per un abito anni ’30, stile sottoveste, con qualche lustrino qua e là, il cui orlo è stato rifinito con una fila di frange, ovviamente avrò un nastro di velluto intorno alla fronte con una piuma raccolta per me da un’amica, che nel donarmela mi ha sussurrato che mi avrebbe portato fortuna, non mancherà un lungo filo di perle, un gran ventaglio, trucco e parrucco curato e voilà, eccomi pronta per l’evento. E che evento!
E ora di scendere, il taxi sta per arrivare e tra poco sarò al Grand Hotel.
Non so neanche chi mi abbia invitato, ma, in verità, una speranza ha accompagnato tutti i preparativi, legata, ovviamente, a chi da tempo alberga spesso nei miei pensieri. L’ormai famoso passeggero numero 13. Alla mia età non inseguo più il grande amore, l’incontro di una vita; è già tanto che un uomo mi degni di uno sguardo e per quanto riguarda l’intraprendere una relazione è più facile essere colpita da un meteorite! Ricordate il film “Gli uomini preferiscono le bionde”, beh ora la musica è cambiata “gli uomini preferiscono le giovani, slanciate, toniche, possibilmente mute”. Questa è la realtà, io punto sulla mia intelligenza, il mio fascino, ma … lo faccio unicamente per me stessa. Lo so sono un controsenso e non l’ho mai negato, nemmeno in questa circostanza, però spero di cuore che l’invito arrivi dall’uomo del treno, ma se così non fosse, sicuramente, per me, sarebbe meglio, perché io, onestamente, sto assolutamente bene come sto, con il mio equilibrio faticosamente guadagnato, passioni travolgenti le ho vissute, riso tanto, pianto anche parecchio, follie per amore tantissime, tutte stipate nel bagaglio dei ricordi e pronte ad essere tirate fuori nei giorni grigi, perché ora non mi fanno più star male, ma solo tanto ridere.
Eccomi, tra un pensiero e l’altro, il taxi è giunto a destinazione, il Grand Hotel è illuminato, si sente l’orchestra che suona l’aria da me preferita, scendo e sto attenta a non inciampare, perché sarei capace anche di questo! Presento l’invito, così gelosamente custodito, entro nell’immenso salone. Mi si presenta una visione da sogno: gli invitati tutti rigorosamente mascherati … e io, in un attimo, sono trascinata nel turbinio delle danze proprio da lui, sì si proprio dal passeggero numero 13 e penso tra me e me “Questa volta riuscirò ad approfondire la conoscenza alla faccia del meteorite!”.
Bip, bip, biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiip … che succede? Sta per giungere la mezzanotte e la carrozza si trasformerà in zucca?
Il suono della lavatrice che ha terminato il lavaggio mi risveglia, mi sento inebetita non so neanche che ore siano, mi scuoto dal mio torpore e mi accorgo di stringere tra le mani un’immagine del Grand Hotel …

martedì 27 novembre 2018
Credo che a Parigi sia più facile incontrare un extraterrestre che un gatto ... questo l'avevo notato già dalla prima volta che ci sono venuta e vi parlo di ben 37 anni fa! Eh si l'amore per questa città dura ormai da tempo immemorabile!
I gatti neri hanno sempre un fascino innato, dedico questo post alla mia amica Bruna😻
Nella rue Cremieux di cui vi ho parlato QUI e QUI ho fatto strani o meglio particolari incontri, scattando una fotografia l'ho notato ...
 E' stato amore a prima vista e ho deciso di seguirlo per un reportage.
Non è bellissimo?
Come ben vedete è un vero rubacuori!😻



lunedì 26 novembre 2018
Vi ricordate il post in cui vi ho parlato dello smarrimento del cellulare?
A volte la vita ci sorprende favorevolmente. L'altra sera ero dalla boulangerie per acquistare il pane bello croccante sfornato a fine giornata e mentre ero in coda dietro di me riecheggia "Bonsoir Madame" mi volto ed era l'uomo della securité che mi chiedeva notizie del lavoro, del mio soggiorno a Parigi. Abbiamo scambiato due parole e mi sono permessa di offrirgli ciò che doveva acquistare li dalla panetteria. L'ho ancora ringraziato e ci siamo salutati. Poco dopo essermi congedata mi sono ricordata che nella borsa avevo del vino che avevo appena acquistato. L'ho rincorso e dandogli la bottiglia gli ho detto di berla alla mia salute. Lui è stato contento!
Vi ho raccontato tutto ciò, perché da questo accadimento è scaturita la riflessione di quanto la fatalità incida nella vita. In una metropoli come Parigi risulta alquanto improbabile rincontrare la stessa persona per caso. Non sapete quante volte avrei voluto andare a portare all'ospedale un presente di ringraziamento, ma non sapevo né il nome né se il mio salvatore fosse di turno. E invece il trovarmi al posto giusto al momento giusto con in borsa una bottiglia di ottimo vino, ha fatto sì che senza complicazioni sia riuscita nell'intento a cui pensavo da giorni!
Il caso, le coincidenze accadono, spesso, anche in frangenti più importanti della vita. Concatenazioni di eventi che connotano la nostra esistenza di quel tocco di magia.
La spiegazione è soggettiva e, soprattutto, non univoca, ognuno di noi può dare la valenza che desidera a tali coincidenze, io le trovo inspiegabili, ma sicuramente l'essere sorpresa piacevolmente mi ha avvolto in una piacevole atmosfera.
Vi lascio quest'immagine che non ha nulla a che fare con le coincidenze, ma  mi riporta ad un luogo per  me magico.
domenica 25 novembre 2018
Questa foto l'ho scattata a Torino, in un giardinetto di quartiere, mi aveva colpito, mentre la poesia me l'ha inviata la mia amica Laura e io la trovo bellissima, quando l'ho letta mi sono commessa.
Sono sincera non so quanto serva che ci sia una giornata mondiale contro la violenza sulle donne, sia fisica che psicologica, non credo molto nella sensibilizzazione, ma piuttosto nell'aiuto concreto, queste donne spesso non sono indipendenti economicamente e devono subire, si sentono smarrite, se hanno la possibilità e il coraggio di denunciare non sono protette. Io spero che l'essere umano in futuro si comporti in modo degno e rispettoso, che si renda conto che ogni donna ha il diritto di scegliere e non deve continuare a subire per paura.
La violenza non ha giustificazioni
Sei bella.
E non per quel filo di trucco.
Sei bella per quanta vita ti è passata addosso,
per i sogni che hai dentro
e che non conosco.
Bella per tutte le volte che toccava a te,
ma avanti il prossimo.
Per le parole spese invano
e per quelle cercate lontano.
Per ogni lacrima scesa
e per quelle nascoste di notte
al chiaro di luna complice.
Per il sorriso che provi,
le attenzioni che non trovi,
per le emozioni che senti
e la speranza che inventi.
Sei bella semplicemente,
come un fiore raccolto in fretta,
come un dono inaspettato,
come uno sguardo rubato
o un abbraccio sentito.
Sei bella
e non importa che il mondo sappia,
sei bella davvero,
ma solo per chi ti sa guardare.

Alda Merini
sabato 24 novembre 2018
Oggi sono proprio svampita, sono sveglia e "alzata" già da un po', ma mi erso dimenticata del blog ... Ormai non ho più l'età! Qui trovate una crostata light, ho fatto vari esperimenti, questa versione rimane non troppo morbida, ma comuqneu buona.
Vi lascio e continuo la mia corsa, in questa giornata in cui credo che 24 ore siano poche!
Crostata mele frolla light
Ingredienti per uno stampo da 26 cm di diametro
pasta frolla:
280 g di farina
150 g di yogurt greco 0%
80 g di zucchero a velo
50 g di farina di mandorle
1 uovo
un pizzico di sale
un cucchiaino di spezie (cannella, anice stellato, cardamomo, garofano)
per la farcitura:
4 cucchiai di composta di albicocche
2 mele (io ho usato delle mele rosse croccanti)
1 cucchiaio di composta di albicocche
2 cucchiaio di acqua

Preparazione:
per la frolla: mettete lo yogurt, poi zucchero a velo, mescolate l’uovo e le altre polveri: farina, farina di mandorle, le spezie e il sale.
Lavorate fino ad ottenere un composto omogeneo e compatto, rimarrà morbido. Avvolgete nella pellicola e facciamo riposare in frigorifero circa 30 minuti.
Pelate le mele, eliminate il torsolo con il cavatorsoli, affettatela con la mandolina (io ho usato una che taglia un pochino più spesso), tagliate a metà le fette.
Stendete la frolla su carta forno infarinata all’altezza di 3 mm circa. Inserite la sfoglia all’interno di una teglia da crostata. Cospargete il fondo con la composta di albicocche. Disponete le fettine di mele.
In un pentolino sciogliete un cucchiaio di composta con l’acqua, passate al setaccio, spennellate la crostata. Mettete in forno preriscaldato a 180° per 30 minuti.
Fate raffreddare su una griglia. Servite.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”

venerdì 23 novembre 2018
Tempo fa, in questo post, vi avevo parlato di un mio caro amico Christian, conosciuto in un bistrot parigino, visto che avevo un po’ di tempo l’ho contattato, non lo vedevo da due anni, e ci siamo visti nel primo pomeriggio sempre allo stesso posto “Le Select”.
Che bello, questo incontro mi ha riconciliato con il mondo, sono stata benissimo, come se non ci fossimo mai persi di vista, abbiamo riso talmente forte che parecchi si voltavano a guardarci. Lui che a febbraio ha compiuto 80 anni, ha detto che se ne sente dodici, perché è un’età in cui ancora si è un po’ stupidi e io gli ho detto che me ne sento 8. Poi mi ha raccontato che a fine anno andrà, con la sua attuale compagna, per oltre un mese in Cambogia e altri paesi limitrofi, viaggio fai da te come d’abitudine. Lui ama l’Asia e ogni anno va senza meta precisa.
Mi ha detto che da un anno non si ricorda molto i nomi e allora quando va a vedere un film ha un taccuino su cui annota quello che ha visto e il cast, così quando ne deve parlare con gli amici non deve sforzarsi. Io l’ho consolato dicendo che a me capita già adesso!
Mi ha raccontato di come andando avanti nel proprio cammino di vita si cambia prospettiva, lui adesso butta senza pensarci cose che ha tenuto per anni, raccolto e ritenuto, finora, indispensabili. Lo prendevo in giro su dove andrà a finire la sua collezione di sassi!
Abbiamo scherzato, riso, come non mi capitava da tempo, è stata una dimostrazione del fatto che invecchiare bene si può, del fatto di come il pensare che i soldi siano un tramite per “profiter de la vie” si può, del fatto che trascorrere del tempo senza parlare di malattie e soldi si può e tutto ciò mi ha fatto stare bene, mi è sembrato di respirare aria pura e mi ha fatto capire di quanto nella vita conti sì la fortuna di stare bene, ma, soprattutto, lo spirito, l’essenza di una persona. “Sono vivo e cerco di cogliere al meglio tutte le possibilità che la vita ha da offrire” questo bisogna mettere in pratica, non solo a parole.


giovedì 22 novembre 2018
Lo scorso fine settimana, dal 16 al 18 novembre,  a Parigi davanti all'Hotel de Ville, è stato allestito un piccolo spazio espositivo al coperto in cui ogni regione di Francia presentava i propri formaggi ad appellazione di origine protetta. Tutte le tappe di preparazione di questi prodotti hanno obbligatoriamente luogo nella zona di orgine dell'appellazione, sin dalla produzione del latte.
Potevo io non andare a mettere il naso per voi?
 
Erano esposte le fotografie dei 50 formaggi presentati unite ad altre relative al luogo di produzione.
Poi vi erano i vari stand con i vari prodotti: l'ingresso era gratuito e così pure gli assaggini offerti. Ho avuto l'oppurtunità di assaggiare formaggi che già conosco e consumo abitualmente, ma anche altri veramente "di nicchia" di un buono pazzesco!😋 Ovviamente questa era un'esposizione dedicata solo agli amanti dei latticini!😊 Ho ritrovato un gusto autentico che veramente ha soddisfatto le mie papille. Quello che mi è piaciuto di più che non avevo mai avuto il piacere di gustare è stato il chabichou del Poitou, un formaggio di capra dalla forma di un piccolo tronco di cono, che si può mangiare nelle varie fasi di stagionatura. Poi Cantal, Camembert, Munster, Blue d'Auvergne, Roquefort, Perlardon, Livarot, Picodon, Rocamadour ... e la lista sarebbe ancora lunga, insomma come direbbe Magali "da leccarsi i baffi!".😻
C'era anche uno spazio dedicato ai bambini dove veniva spiegato come mungere una mucca, con relativa simulazione!
Ed anche all'esterno era stata allestista per i piccoli una pista di go kart.


mercoledì 21 novembre 2018
Puntuale ogni mercoledì, arriva il "seguito" del racconto, la foto ispiratrice era questa
(immagine tratta da internet)
Dal deserto alla pioggia la saga continua - episodio 3
Oggi dico a me stessa che nulla può rovinare questa giornata: sono proprio felice, si non capita spesso di esserlo e, soprattutto, di esserne consapevoli! Questo stato d’animo è raro e lo è ancora di più quando non si riesce ad individuarne la causa, alla fine ci si stupisce pure!
Siamo così abituati alla sofferenza, al tormento, al brutto che quando si provano sensazioni che ci mandano in estasi, ci invadono piacevolmente, ci sembra impossibile al punto di sentirci alieni. Ebbene sì mi sento proprio così, forse la mia pelle è diventata verde e mi è venuto pure il naso a trombetta e non me ne sono accorta!
Il mondo non lo sa, chi mi vede dall’esterno è convinto che io sia organizzata, precisa, perfetta, ma vi svelo un segreto sono svampita inside! Non ci credete e invece dovete! Ricordo ancora quando avevo steso in viso una maschera di argilla e, in quello stato, distrattamente ho aperto la porta al postino che mi fissava in modo interrogativo e io non riuscivo a capirne il perché, od ancora quella volta quando ho stupito tutti esprimendo con convinzione: “Il rospo è il “maschio” della rana” e ancora quando in uno dei tanti collegamenti della metropolitana ero su un lungo tapis roulant, di quelli posti per abbreviare i percorsi, chiacchieravo tranquillamente ero di spalle e … non mi sono accorta che il percorso mobile era finito così sono caduta rovinosamente. E quante volte ho sbagliato numero telefonico e me ne sono accorta solo dopo aver raccontato i miei più intimi segreti!
A questo punto vi chiederete cosa c’azzecca la felicità con la distrazione e se avete un attimo di pazienza ve lo spiego. Oggi vado dal parrucchiere, perché come ha ben detto una grande donna “Se sei pettinata bene e indossi un bel paio di scarpe te la puoi cavare in ogni situazione”. Per quanto riguarda le scarpe sono a posto, visto che con soli venti euro ho comprato un paio di stivali che hanno già riscosso i complimenti di ben tre persone, quindi ora mi dedico al “parrucco”.
Due chiacchiere frivole, una bella pettinata ed esco ancora più felice!
Ho ancora un po’ di tempo e mi fermo a guardare ad occhi spalancati e stupiti le luci natalizie che decorano le vie della città e, pur essendo qui a Torino, non sfarzose, riservate come siamo noi, scaldano comunque il cuore e infondono atmosfera di festa. Ebbene mentre me ne sto lì con il naso per aria, uno scroscio d’acqua improvviso mi travolge, rimango immobile, non ho neanche la forza di correre, tanto a che serve, frugo affannosamente nella borsa, vi assicuro che quella di Mary Poppins in confronto alla mia non è nessuno, alla ricerca del mio portentoso ombrello pieghevole ultraleggero, al punto che non mi accorgo neanche di averlo, e infatti … non ce l’ho, semplicemente perché non l’ho preso!!! Un lampo attraversa la mia mente, lo sapevo che c’era minaccia di pioggia, ma poi “me lo sono scuordata”.
A quel punto non posso far altro che scoppiare in una risata fragorosa, che pian piano inizia a coinvolgere tutti gli altri passanti, diventa addirittura irrefrenabile e catartica. Mi rendo conto di essere in uno stato pietoso, ma nulla, assolutamente nulla può scalfire la mia felicità, semplicemente perché … stasera cenerò con il passeggero numero 13!
… Il seguito al prossimo racconto

martedì 20 novembre 2018
Sembra impossibile, eppure anche a Parigi sono riuscita ad adocchiare queste porte deliziose, che ho adocchiato nella rue Crmieux di cui vi ho parlato QUI e QUI.

lunedì 19 novembre 2018
Post fuori programma.
Cerco di farla breve, ieri mattina quando tutti si erano recati in fiera lasciandomi in beata solitudine nei trenta metri quadrati che condividiamo appassionatamente 😆, approfittando di questo momento stavo per farmi una doccia quando bussano affannosamente alla porta.
Apro era uno dei collaboratori di mio marito alla ricerca del cellulare ... pensava di averlo dimenticato a casa. Abbiamo chiamato,  ma dava irraggiungibile, poi riprovando dava segnale di libero  ma nessuno rispondeva, infine abbiamo inviato un sms in francese pregando chi l'avesse trovato di chiamarci al numero di mio marito e nada de nada.
Nulla non c'era. Lui è andato in fiera, io ho fatto frettolosa doccia e lavato capelli come se fossi inseguita e poco dopo è arrivato Fabio.
Non vi dico in che stato fossi,😃 dovete sapere che per stirare i capelli faccio il giro alla svedese e li fermo con la retina, sono veramente sexy, vestaglia, pantofole, una poesia!😂
Per farla breve mio marito aveva caricato l'app per vedere se trovavamo il cellulare di Cristian e riesce a localizzarlo e mi dice di correre che è lì vicino ... Io mi metto un cappello in testa, un cappotto sopra la vestaglia, infilo le scarpe e via, più veloci della luce.
Praticamente di fronte a questo appartamento, c'è un ospedale enorme, comprende ben tre strutture differenti, e "LUI", il "mobile",  risultava essere lì dentro ... entriamo parlo con il signore all'ingresso che mi manda dalla securité. Suono e arrivano subito allo sportello, (è già tanto che mi abbiano considerato vedendo come ero combinata) subito spiego l'accaduto e immediatamente scatta la ricerca. Cellulare di mio marito alla mano che visualizza la mappa con pallina che identifica il cellulare e pallina che identifica noi. L'uomo della securité inizia ad aprire porte con la scheda (qui le chiavi non esistono!) e entriamo nel giardino interno, davanti si apre uno scenario inaspettato: lo spazio verde è contornato da tantissimi edifici ... 😱capire la pallina dove fosse è stata dura. Finalmente, dopo essere entrato in un ospedale, e vedendo che ci allontanavamo dall'obiettivo, abbiamo identificato l'edificio giusto solo che l'app non ti dice il piano dove si trova il cellulare smarrito😲 iniziamo dal piano terra e tentiamo di chiamare, ma nulla non si sente niente. Sala spogliatoio: niente. Arriviamo al quarto piano il signore della securité con il cellulare di Fabio in mano guardando le palline continua a dire proche, proche, proche. Sembrava il gioco di acqua, fuocherello, fuoco.
Lui ci fa cenno di far squillare il cellulare e così si procede e si sente il bip bip il grido dell'iphone smarrito che invoca aiuto😀 Io avendo gli acufeni a palla non l'ho proprio sentito, ma loro sì. Entriamo in questa camera e dalla tasca di un infermiere proviene il suono. La guardia gli parla e comprende che costui non avendo consegnato subito l'oggetto ritrovato fuori dell'ospedale prima di iniziare il turno di lavoro, allo sportello della securité, non è propriamente in buona fede, ma non potendo far altro si fa consegnare "il tesoro" e così riscendiamo le scale e ci avviciniamo all'uscita. Volevamo bere qualcosa insieme al nostro salvatore, ma lui ha rifiutato doveva tornare al suo posto, gli ho stretto la mano, l'ho ringraziato della sua disponibilità e del suo tempo e lui mi ha risposto, dopo averci aiutato per 45 minuti:"Madame, ho fatto solo il mio lavoro".
Ci tenevo a raccontarvi questo spaccato di vita e di come il comportamento in cattiva fede di una persona sia stato bilanciato dalla gentilezza di un'altra. E detto fra noi abbiamo avuto un kiulo pazzesco!!!😉 
Siete fortunati perchè non ho nessuna foto di "ciapet" da pubblicare!😂

domenica 18 novembre 2018
Lo so sono monotona, uno scatto parigino, un bus che è appena passato davanti al Louvre ...
E' buffo come, a volte, le fotografie contengano "cose dentro cose", un po' come la vita che, a volte, è un concatenarsi di coincidenze fino alla creazione di un'unica perfezione! Non  state ad ascoltarmi spesso seguo il filo dei miei pensieri e buona domenica a tutti voi!

sabato 17 novembre 2018
Una ricetta semplice, come d'abitudine, per chi come me non più tanta voglia di trascorrere il proprio tempo a cucinare. La torta con la pasta matta ormai a casa nostra è diventata la regola! Questa versione è ottima, il composto a base di ricotta rimane molto morbido. Ci siamo leccati i baffi!

Torta matta alle verdure
Ingredienti per uno stampo da 26 cm di diametro:
per la pasta:
250 g di farina
125 ml di acqua
1 cucchiaino di sale
1 cucchiaio di olio extra vergine d’oliva

per il ripieno:
1 zucchino
1 melanzana
1 peperone
1 cipolla di Tropea
2 cucchiai di parmigiano grattugiato fresco
120 g di ricotta
50 g di formaggio emmental grattugiato
120 g di crema di riso
1 uovo
noce moscata grattugiata
olio di oliva
sale
pepe

Preparazione:
per la pasta matta: in un recipiente (io ho utilizzato un comune robot da cucina) mettete la farina, il sale e l’olio e aggiungere, poco per volta l’acqua finchè non si otterrà un impasto elastico, ma non troppo compatto. Avvolgere la pasta matta nella pellicola e farla riposare per almeno 30 minuti.
pulite le verdure, affettate sottilmente la cipolla.
Tagliate a brunoise le verdure.
In una padella con dell’olio fate dorare la cipolla, aggiungete le verdure, fate cuocere dieci minuti. Regolate di sale.
In un recipiente lavorate la ricotta, aggiungete l’emmental, mescolate, aggiungete l’uovo, mescolate e aggiungete la crema di riso, aggiungete la noce moscata grattugiata, un pizzico di sale, pepe, e mescolate bene il tutto.
Stendete la pasta matta in una sfoglia sottile, rivestite una tortiera precedentemente foderata con carta forno, bucherellare la pasta con i rebbi di una forchetta e mettete il composto.
Sul composto mettete le verdure.
Infornare a 180° per 25-30 minuti. Lasciare raffreddare e servire.
Se non la mangiate subito o la tenete per il giorno dopo, prima di servire vi consiglio di riscaldarla nel forno a microonde, ne acquisterà in morbidezza.
E come dice Magali "leccatevi i baffi!"
venerdì 16 novembre 2018
Eccoci alla seconda parte su rue Cremieux, (la prima pubblicata ieri), questa via mi ha colpito talmente che nel giro di una settimana ci sono andata due volte. Dalla rue Lyon larga e trafficata si svolta in questa via quasi nascosta ... e lascio la "parola" alle fotografie!

giovedì 15 novembre 2018
Ho il privilegio di poter scoprire gli angoli nascosti di questa città, essendomi già noti quelli battuti dai turisti, dove attualmente vado se c'è qualche esposizione da visitare.
E' sorprendente come una via come questa si trovi a pochi passi dalla Gare de Lyon, una delle stazioni più importanti della cità.
Le facciate colorate di questo "gioiellino" spiccano rivelando incantevoli particolari in trompe l'oeil.
Giudicate voi se sembrano "scatti" di una metropoli!

ELENCO RICETTE

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