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Magali

Magali
mercoledì 31 gennaio 2018
Ringrazio di cuore la mia amica, per aver raccolto la nostra proposta e le cediamo, con piacere, la parola.

Ho visto un film, secondo me, davvero degno di nota, e cioè "Call me by your name" di Luca Guadagnino. 
Non a caso ho scritto il titolo in inglese : il film è parlato in più lingue (italiano, inglese, francese e un pizzico di tedesco) e invito chi ne ha la possibilità a vederlo in originale e non doppiato proprio perchè questa è una caratteristica importante del film che con il doppiaggio va persa.
Non voglio raccontare la trama e nemmeno dilungarmi sull'argomento... Voglio solo spiegare perchè, sempre secondo me, è un film bellissimo. Innanzi tutto è molto bella la fotografia e gli attori sono tutti molto bravi (soprattutto il giovane protagonista); ma quello che ha più peso è il messaggio che la storia e il suo svolgersi recano in sè, che è un messaggio di intelligenza ed apertura mentale, di comprensione, di amore per la vita in tutte le sue manifestazioni e di ricerca della "felicità".
Uscendo dalla sala, l'amica che era venuta con me, pur piacevolmente colpita dalla proiezione, mi poneva un dubbio.
Secondo lei il paradigmatico discorso che il padre fa, verso la fine, al figlio, (e che lei proponeva di stampare in manifesti da affiggere ovunque), avrebbe potuto essere fatto da qualunque persona, anche non di cultura, ma dotata di grande apertura mentale e sensibilità, ovvero, secondo lei l'ambientazione del film in una famiglia di persone colte, illuminate e poliglotte, è, in un certo senso, esagerata... Invece secondo me è il contrario, cioè il regista vuole sottolineare quale dovrebbe essere il vero scopo della "cultura" e cioè proprio la capacità di "aprire la mente", di "capire"...
Dove per cultura si intende non solo un elenco più o meno lungo di titoli accademici, ma piuttosto l'amore per la lettura, la musica, la storia e per tutte le discipline che portano qualcosa al nostro bagaglio mentale e quindi ci aiutano appunto a "capire"; in contrasto con l'ottusità dell'ignoranza, intesa appunto non solo da un punto di vista "scolastico", che ci rende esseri limitati ed ottusi.
Non solo quindi un film esteticamente bello, dove tutti i personaggi sono a modo loro positivi, ma anche un film che fa riflettere. 
                                            Laura C. 

La recensione di Laura mi ha fatto immensamente piacere, perchè raccolto la nostra iniziativa e mi ha spinto ad uscire di casa ed andare a vedere questo film. Il mio giudizio è positivo e "l'aria che si respira è quasi irreale come entrare in una "bolla" in cui la cultura, sotto molteplici forme ed espressioni, è veramente paragonabile al pane quotiditano, al nutrimento, perchè leggere, suonare, interessarsi all'arte è assolutamente spontaneo anche da parte dei più giovani. Condivido il pensiero di Laura che la cultura sia curiosità, sete di conoscenza ed è proprio questo il messaggio che traspare. La "magia" continua e tocca il suo massimo nel dialogo tra padre e figlio, perchè un genitore, senza pregiudizi, che sprona il figlio a provare sentimenti, emozioni anche a costo di soffrire è encomiabile. Lo incita a vivere con la V maiuscola prima che il suo corpo e il cuore siano consumati ed è veramente toccante. Avrei preferito questo epilogo a quello del film, in cui, la telefonata finale catapulta lo spettatore nella realtà sterotipata.
martedì 30 gennaio 2018
Sono felice della “piega” che ha preso il nostro blog, rappresenta pienamente la mia personalità, forse Magali meno dinamica e più “sonnacchiosa” lo preferiva monotematico, invece a me piace non avere vincoli, amo scrivere e presentarvi quello che mi passa per la testa e il cuore. Finora non c’è stato giorno che non abbia postato volentieri, perché come diceva Forrest Gump: “La vita è una scatola di cioccolatini e non sai mai quello che ti capita” e così è per chi mi legge, si non ci crederete, ma c'è qualcuno che lo fa, qualcuno esiste! Sa cosa trova solo quando “entra”. E’ una continua sorpresa, una scoperta, come dovrebbe essere la nostra esistenza. Io quando ho ripreso il blog ho temuto di non sapere cosa proporvi, poi la mia saggia compagna Magali mi ha detto: “L’importante è iniziare e via, via tutto verrà da sé, le parole scorreranno leggere e tu sarai felice, perché altre persone potranno vedere tutto quello che vedi tu, sapranno che da noi troveranno sempre un luogo accogliente, riusciranno a percepire l’entusiasmo con cui giorno dopo giorno andrai avanti e alla fine passare da Pates et Pattes sarà diventata una piacevole abitudine”.
Questo riconduce al nostro vivere, a volte siamo timorosi, desistiamo ancora prima di cominciare, invece basta mettersi all’opera non importa se sia una cosa apparentemente impossibile, un sogno che ci appare irrealizzabile o anche solo una cosa semplice come andare a vedere un film, iniziare un libro, un lavoro manuale, dar vita al lievito madre, iniziare a imparare una lingua, cominciare una dieta, praticare uno sport: il fattore comune è l’inizio. Nulla ci viene regalato, il sacrificio fa parte del gioco, ma unito anche a tante soddisfazioni.
Tirate anche voi fuori dal vostro utopico cassetto un desiderio, un progetto, un’idea e mettetela in pratica e Magali ed io saremo qui ad ascoltare i vostri progressi!

lunedì 29 gennaio 2018
Un tocco di colore può bastare a modificare il vostro aspetto: un foulard smeraldo, un abito rosso vivo, una stola di un giallo brillante, dei guanti blu cobalto …
                                               Christian Dior


domenica 28 gennaio 2018
Dal post di ieri (“da cosa”) abbiamo avuto un’idea (“nasce cosa”)
“Pates et Pattes Open Blog”
uno spazio dedicato a voi
Chiunque non avesse un blog oppure ne avesse uno silente, ma avesse piacere di comunicare qualcosa al mondo: una riflessione, una favola, una ricetta, un viaggio, un sogno, la recensione di un libro, un film, un concerto, uno spettacolo, una fotografia, un’iniziativa, un ricordo, nozioni di geografia, storia, uncinetto, cucito, tricot, bricolage …  E’ il benvenuto!
Ci riserviamo solo la possibilità di non pubblicare ciò che non fosse in linea con il nostro blog, che rimarrà sempre una sorta di isola felice, uno spazio in cui essere contenti di ritrovarsi.
Può inviare una mail al nostro indirizzo
patesetpattes@gmail.com 
citando nell’oggetto open blog, con quello che avete da dire e noi provvederemo a pubblicarlo citando, ovviamente la fonte, e se non volete scriveremo fonte anonima. Lo può fare con cadenza regolare, una tantum, insomma uno spazio super libero! Vi aspettiamo numerosi, non ci sono limiti di età, chiunque dal più piccolo al più grande, verrà ascoltato e saremo felici di avervi nostri ospiti.
Io ho una mia teoria in merito, sull’epilogo di questa iniziativa, ma ai posteri l’ardua sentenza!
Vi aspettiamo a braccia e zampotte aperte!

sabato 27 gennaio 2018
Abbiamo deciso oggi di cedere la parola a Fabio, mio marito, per celebrare questo giorno, in quanto lui molto più competente, colto e appassionato di me in questo ambito.

Il 27 gennaio, ormai da tempo, i media ci ricordano nei notiziari o con la messa in onda di film e trasmissioni, la tragedia dell’umanità che fu l’olocausto: lo sterminio sistematico della razza ebraica.
Perchè il 27 gennaio? Perché quel giorno nel 1945, l’esercito sovietico arrivò ad Auschwitz, città tedesca ora diventata polacca, scoprì uno dei tanti, ma forse il più famigerato campo di sterminio e ne liberò i superstiti.
Si assume che in questa data il mondo sia venuto a conoscenza dell’ideazione ed esistenza di strutture atte alla pura eliminazione di esseri umani colpevoli solo di appartenere ad una razza, professare una fede o un’idea invisa al dominante potere nazista.
Il ricordo, la memoria raccontata o nostra è tutto ciò che, secondo me, possediamo per “vaccinarci” dal germe della malvagità e, da quelli non meno indegni e deleteri, dell’indifferenza e mancanza di coraggio.
L’onestà della memoria dovrebbe farci “ricordare” che in realtà già molti conoscevano l’esistenza dell’olocausto già prima del 1945, questo grazie a testimonianze che con difficoltà riuscivano comunque a raggiungere il mondo libero.
E’ quindi doveroso menzionare testimoni, persone normali trasformatesi in eroi come il partigiano polacco Jan Karski sfuggito ai nazisti, che dopo una fuga rocambolesca attraverso l’Europa occupata, giunse negli Stati Uniti nell’estate del 1943 e denunciò, nell’indifferenza totale, l’esistenza dei campi di sterminio, ma dal suo atto di coraggio e dalla sua testimonianza purtroppo non scaturì alcun risultato reale.
Ci furono addirittura componenti dell’apparato nazista come l’ufficiale delle SS Kurt Gerstein, che dopo aver visto quanto succedeva nei campi di sterminio, ne rimase sconvolto al punto tale da contattare personalità del Vaticano e diplomatici dei paesi neutrali comunicando quanto avesse potuto osservare, cioè l’eccidio sistematico dei deportati, consapevole di rischiare l’accusa di tradimento. Egli purtroppo non ottenne, per convenienza economica e politica nessun riscontro, e finì la sua vita in carcere probabilmente ucciso da ex camerati dopo la sconfitta della Germania.
Questi sono solo due, tra i tanti, casi di persone che hanno testimoniato a costo della propria vita e tali esempi, secondo me, devono indurci a riflettere profondamente: quante volte notizie oggettivamente terribili ci sono scivolate sopra lasciando nella nostra coscienza, resa dura dall’egoismo e dai piccoli problemi quotidiani, nessuna traccia?
Ecco questa nostra indifferenza è ciò che ha permesso, un tempo l’olocausto ed ai giorni nostri le pulizie etniche nell’ex Iugoslavia, le stragi nei campi palestinesi ed in Ruanda, la morte in mare dei profughi e le cose terribili che spesso apprendiamo dai telegiornali.
Secondo me, quindi, il vero senso di questa ricorrenza deve essere, non un semplice ricordo di quanto successo, ma, soprattutto, un monito a comprendere che le ingiustizie e le crudeltà debbano essere sempre riconosciute e denunciate in tempo, a trovare, nella nostra essenza, la forza ed il coraggio di combatterle con tutti i mezzi che noi uomini liberi abbiamo per contrastarle, perché il tacere rende colpevoli, assumendo la consapevolezza che la “voce” di pochi può divenire quella di molti.

Amo la storia e mi ha fatto piacere scrivere queste poche righe, vi ringrazio dell'attenzione.
                                                                           Fabio


venerdì 26 gennaio 2018
Abbiamo preso l'abitudine di pubblicare il sabato una ricetta, anche perchè ogni tanto sperimentiamo qualche ricetta e perchè, vi confesso, che anche noi mangiamo 😊😊😋, ma domani è il giorno della memoria e, (non perdete il post, perchè avremo un ospite d'eccezione), quindi la ricetta la pubblichiamo oggi 😉
Questo carciofo è una preparazione di Ilario Vinciguerra, io l'ho un pochino modificata, oltre a questa ne ho preaprato anche una versione vegetariana mettendo del tofu al posto della carne.
Carciofi al castelmagno
Ingredienti per 4 persone:
4 carciofi
1 limone
150 g formaggio castelmagno
60 g di latte
10 g carne di vitello macinata
50 g di pasta di salsiccia
1 uovo
noce moscata
1 spicchio d’aglio
½ bicchiere di vino bianco
2 cucchiai di parmigiano grattugiato
prezzemolo fresco tritato
olio extravergine di oliva
sale
pepe

Preparazione:
pulite e sfogliate i carciofi, tagliate la punta. Svuotateli al centro, privandoli della barbetta con uno scavino. Lasciateli in acqua e succo di limone per una decina di minuti. Metteteli in padella con un filo d’olio ed uno spicchio d’aglio e fateli rosolare. Sfumate con il vino. Aggiungete un mestolo d’acqua e cuocete fino a metà cottura.
Per il ripieno: mescoliamo la carne trita con le uova, sale, pepe, noce moscata, prezzemolo ed il formaggio grattugiato.
Farcite i carciofi con il ripieno. Li sistemiamo su una teglia rivestita di carta forno. Ungiamo con dell’olio ed inforniamo a 180° per 10 minuti.
Nel frattempo preparate la fonduta: mettete il formaggio sbriciolato in un pentolino con il latte, mescolate e attendente che il formaggio si fonda amalgamandosi con il latte fino a bollitura. Si ottiene così la fonduta e fate riposare un po’.
Sul fondo del piatto mettete un po’ fonduta e poi sopra il carciofo.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”

giovedì 25 gennaio 2018
Girovagando per Parigi, nel quartiere dove vado abitualmente quando soggiorno in città, ho scoperto Le moulin à café
 
Immagine presa da sito internet
E' un caffé “associativo”, ma definirlo caffè  è riduttivo. Può essere assimilato al nostro circolo, ma, secondo me, è molto di più. E’ accessibile a tutti, anche ai non soci che pagano le consumazioni con un leggero supplemento rispetto agli aderenti. Il costo della tessera annuale è di 12€. C’è un servizio bar e ristorante con cucina tipicamente casalinga preparata da uno staff di benevoli e di salariati.
Il menù è aggiornato giornalmente e lo si può trovare su twitter o su una grande lavagna posta all'ingresso del caffè, questo è, ad esempio, il menù di ieri:
vellutata di piselli, antipasti, paté di campagna, spezzatino di bue con patate al vapore, piatto vegetariano, formaggi, macedonia, dolce morbido alla farina di castagne, torta normanna alle mele.
Come potete constastare i prezzi sono veramente modici, per garantire a tutti la possibilità di un’alimentazione sana ed equilibrata.
Immagine presa da sito internet
Oltre al serizio di ristorazione, vengono organizzate conferenze ed attività regolari, con cadenza mensile, come il corso di scrittura collettiva o i racconti provenienti da tutto il mondo da parte dei membri facenti parte di un’associazione di pensionati volontari o serate spettacolo in cui artisti non professionisti si esibiscono di fronte al pubblico del caffè che designerà il migliore della serata.
Altre iniziative a cadenza settimanale sono quelle dell’ "alveare che dice sì" che prepara una sorta di “panieri” con prodotti derivanti da agricoltura locale, mentre l’associazione Moulin des lapins prepara “panieri” di verdure biologiche, poi ci sono i corsi di tai-chi, ginnastica dolce e danza jazz. Per ben quattro giorni alla settimana ci sono incontri per il sostegno scolare ai bambini.
Inoltre serate di giochi da tavolo, la serata scarabeo o giochi di carte o scacchi. Ed anche atelier creativi di teatro, cucito, lavoro a maglia. Si organizzano anche feste ed eventi.
Le attività sono proposte in funzione delle richieste dei fruitori e delle loro reazioni in base alle proposte dell’associazione e anche secondo i progetti innovativi e originali, inoltre chiunque può proporre un’attività, un’animazione, un’iniziativa.
Una differenza che ho riscontrato rispetto ai nostri circoli, che qui si respira “un’aria” di altri tempi, sembra di entrare in una grande famiglia e i frequentatori abituali di questo caffè sono gli abitanti del quartiere e puoi incontrare gente di tutte le età. Questa è la magia, ci sono persone anziane che giocano con i bambini, amici che si incontrano, insomma una struttura veramente a misura d’uomo, accogliente e, soprattutto, “scaccia” la solitudine e la malinconia.
mercoledì 24 gennaio 2018
Come ho scritto ieri, sul blog, leggete il mio, ops nostro punto di vista per quanto riguarda libri, film, fotografie, praticamente su tutto, quindi è soggettiva ed opinabile. Io esploro e vi esprimo il mio pensiero 😉
Della serie ogni tanto ritorna nella mia vita
Vi spiego meglio: ho letto dei libri di Guillaume Musso qualche anno fa e ogni tanto mi faccio tentare, questa volta è stato il titolo ad attrarmi😉
Un libro avvincente, senza pretese, ma che raggiunge pienamente lo scopo dello scrittore, cioè di incuriosire il lettore al punto di non voler abbandonare la lettura. Inizia in modo leggero ed io ho camminato insieme ai protagonisti rivedendo tutte le vie parigine e i quartieri che conosco alla perfezione, per poi evolversi in una trama che lascia con il fiato sospeso e che ti travolge e ti invade di suspance, ma anche di angoscia. 
L'epilogo è positivo, ma la lettura, pur rimanendo sempre scorrevole, affronta temi e risvolti di vita pesanti. Definirne il genere diventa arduo: mera narrativa, giallo, esistenziale...
Il libro, per me, "pesante" o "leggero" che sia deve scorrere, non deve essere noioso, e questo soddisfa tali caratteristiche, come in molte opere trovo che, volendo dare a tutti i costi un lieto fine perdano corpo e struttura. Lo consiglio se si vuole "staccare" la mente e essere catturati dai problemi altrui.
martedì 23 gennaio 2018
Ormai vi siete abituati alle mie, ops nostre riflessioni. Come sapete divido la mia vita con Magali, io penso, esterno e lei mi autorizza a pubblicare accomunate dalla speranza di non essere noiose. 😐🙀 Non vogliamo convincere nessuno delle nostre idee e pensieri, nettampoco metterci in cattedra, ma solo esprimerli. Essi sono il frutto del nostro vivere e chissà, se mai, voi a vostra volta potreste riflettere, crearvi un’opinione in merito e diffonderla. Magali ed io immaginiamo di lanciare un “frisbee” bello e colorato e che ci sia qualcuno pronto a prenderlo al volo con il nostro uguale entusiasmo e a rilanciarlo a sua volta.
So che, oggigiorno, la maggioranza degli esami universitari si sostiene in modo scritto e non orale, ma io mi dichiaro pubbblicamente contraria, pur comprendendo che, rispetto ai “miei tempi”, il numero di studenti sia notevolmente aumentato, essendo il diploma di laurea “quasi” il minimo richiesto dalla società attuale per accedere al mondo del lavoro.
Credo che la scuola debba essere formativa non solo del “sapere” di un individuo, ma anche della sua capacità di esternarlo verbalmente. Proprio questa sua funzione dovrebbe essere ancora più pregnante di questi tempi in cui i social fanno da padrone, in cui i ragazzi non comunicano tra loro neanche più con una telefonata, ma solo in forma scritta …
Proprio come in una palestra si fanno esercizi, così solo abituandosi a ripetere, ciò che si studia, ci si rende conto se lo sì è appreso veramente e, soprattutto, ci si abitua ad esprimere concetti. Nulla vieta ai ragazzi di studiare in questo modo, ma sarebbero maggiormente incentivati se gli esami fossero orali.
Un domani affrontando colloqui e, in seguito, ambienti di lavoro si troveranno a vivere situazioni in cui dovranno esternare verbalmente il loro pensiero, ma se nessuno li ha abituati a farlo?
Avendo attraversato, a partire dalla mia adolescenza e per tantissimi lunghi anni, periodi in cui non avevo disponibilità economiche al punto di imparare a cucire per necessità, sono stata obbligata dalle circostanze della vita a dover affrontare situazioni in cui dovevo parlare, difendere i miei diritti, non potendo esimermi nè delegare altri, in me si è radicato il concetto che la dialettica, la capacità di saper “radunare” le idee e tradurle in parole, di argomentare e rispondere, ribattere in modo idoneo, l’abilità di non essere ripetitivi, di riuscire ad avere sempre “sottomano” un sinonimo fossero fondamentali.
L'espressione verbale è di cardinale importanza, spesso, si sottovaluta, ma, vi prego, riflettete insieme a me: la parola difende, offende, conquista, tradisce, ama, accomuna, dissente, diverte, intrattiene, incanta, stupisce, mortifica, ferisce, esalta, quindi:
“Paroliamo, gente paroliamo”

Anche Magali ha voluto dare il suo contributo!
lunedì 22 gennaio 2018
Una lunga storia …
Mio padre era una persona molto intelligente, al di fuori della media, portata per le lingue, parlava correntemente inglese e tedesco e si era laureato,  lavorando e a quasi quarant’anni, in hindi – facoltà di lingue orientali alla Ca’ Foscari di Venezia.
Durante la sua vita aveva mantenuto amicizie con persone sparse in varie parti del mondo, alla sua morte, io ho continuato a tenermi in contatto con questi amici. Alcuni non ci sono più, altri tra cui Tony, che abita nella periferia londinese, sono ancora in vita. Anni fa, dopo essere stato ospite a casa mia, mi regalò questo libro con dedica.
L’ho rispolverato per voi e ho deciso di condividerne qualche stralcio. L’autrice è Edith Holden, nata nel 1871 in Inghilterra, amante della natura, a tal punto, che pare, nella primavera del 1920, sia morta annegata nel Tamigi, scivolata nel tentativo di cogliere un ramo fiorito di castagno. 
E’ un’illustratrice e un’insegnate di arte e questo libro “The nature notes of an Edwardian lady”, pubblicato postumo nel 1977, deriva dalle sue note scritte e disegnate interamente di suo pugno, datate 1905, il cui scopo rappresentava un esempio da seguire per le sue allieve. 
Un autentico diario di una donna osservatrice della campagna inglese durante il susseguirsi delle stagioni che, se vi fa piacere, ci potrebbe far compagnia durante il corso dell’anno, ma questa è solo un’idea ... A sviluppo come d'abitudine!
Questo mese ha ricevuto il suo nome dal dio Giano, che aveva due facce che guardavano in direzioni opposte e secondo Macrobio era dedicato a lui, perché, proprio per questa sua particolarità, aveva due “visioni”: la retrospettiva del passato, l’anno appena trascorso, e la prospettiva dell'anno in “apertura”.

“Un mese umido a gennaio, porterà una primavera bagnata”
“Il mese più buio dell’anno, è il mese di gennaio”
“Mentre il giorno si allunga, il freddo si rafforza”
domenica 21 gennaio 2018
Se in questo momento vi siete alzati
Se non avete nessuna grave malattia
Se ci state leggendo
Vi chiediamo di chiudere gli occhi, respirare a fondo
E ritenervi fortunati per tutto ciò che avete di positivo
Lo so avete un doloretto qui, uno da un’altra parte
Non avete abbastanza soldi
Ma ci siete, siete qui oggi, potrete guardarvi intorno e scorgere qualcosa che vi farà sentire grati di essere al mondo
Buona giornata da Helga e Magali
sabato 20 gennaio 2018
Questa ricetta l'ho tratta dal blog della mia amica Sabina e della sua incantevole Nina, lei praticamente è il mio opposto, precisa, competente, ordinata, io sono il suo alter ego pasticcione! Comunque questo sugo supera le aspettative, ha un certo non so che, è veramente ottimo, l'ho preparato già diverse volte, utilizzandolo anche per la lasagna.

Sugo dell’ortolano
Ingredienti per 4 persone:
400 g di pomodorini ciliegia o pomodori pelati
1 carciofo
2 zucchine
1 cipolla
1 gambo di sedano
1 carota
prezzemolo
peperoncino
basilico
olio extravergine d'oliva
sale

Preparazione:
in una casseruola fate dorare in quattro cucchiai di olio la cipolla tritata con prezzemolo e peperoncino.
Aggiungete poi le altre verdure tagliate a piccoli cubetti, pomodori esclusi, e fate insaporire per dieci minuti.
Ora aggiungete i pomodori, qualche fogliolina di basilico e fate cuocere a fuoco lento per circa 30 minuti con il coperchio.
Mescolate di tanto in tanto e aggiungete un po' di brodo soltanto qualora fosse necessario.
Il sugo è pronto quando tutte le verdure sono tenere, soprattutto le carote che necessitano di tempi più lunghi di cottura.
N.B. del carciofo potete mettere anche il gambo pelato.
E come dice Magali "leccatevi i baffi!"
venerdì 19 gennaio 2018
Esposizione ad ingresso gratuito a l’Hotel de Ville di Parigi.
E io c'ero😊
Dà la possibilità ai visitatori di scoprire le molteplici sfaccettature di Ernesto Guevara attraverso viaggi e percorsi intrapresi a Parigi. La più nota quella di guerrigliero marxista si fondeva e interseca con quella di medico, poeta, viaggiatore, artista e amante dell’arte.
Non tutti sanno che il suo soprannome Che è dovuto a un intercalare, proprio della sua lingua, che egli stesso utilizzava spessissimo:" Entendiste que?" una sorta di rafforzativo "Hai capito?", in italiano non riesco a trovare un sostitutivo in piemontese sarebbe neh, ne abusava a tal punto fino a diventarne il suo identificativo in tutto il mondo.
"Visitare Parigi è una necessità biologica, un obiettivo al quale mi è impossibile rinunciare, dovrei attraversare l'Atlantico a nuoto e chi sono io per non condividere questo pensiero?😉
La moto del Che, compagna fedele insieme ad Alberto Granado, lungo il viaggio attraverso il Sud America.

Una di quelle mostre non di vaste dimensioni, di cui assapori tutti i particolari: un'insieme di fotografie, diari, mappe, itinerari. Una ricchezza di dettagli da cui emerge oltre al guerrigliero, una figura più pregnante, eclettica, diretta e genuina: quella dell’uomo Ernesto Guevara.
giovedì 18 gennaio 2018
Oggi vi parlo di una piccola curiosità: a Parigi la figura del concierge, il portinaio, è ancora molto diffusa che in Italia. E proprio da questa figura che si è ispirato l’economista Charles-Edouard Vincent, docente dell’HEC (Ecole des Hautes Etudes Commerciales), dandogli, però, una connotazione più ampia, creando Lulu dans ma rue, una sorta di portinaio di quartiere per risolvere i problemi. All’inzio c’era solo una sede, poi l’iniziativa ha avuto talmente successo che si sono aperte altre filiali: sono dei chioschi in cui ognuno può andare e richiedere un servizio oppure accedervi via internet.
La pluralità dei servizi è molto vasta si va dall’assistenza informatica, amministrativa, bricolage, babysitting, petsitting, fare un piccolo trasloco, una mensola da posizionare, pulire anche solo i vetri e le persiane, stirare, fare delle commissioni, innaffiare le piante, riparazioni di sartoria, ripetizioni, qualsiasi vostra richiesta verrà esaudita. (avete una mensola da posizionare? Tirar giù le tende?
I prezzi sono esposti e si può anche utilizzare un servizio solo per mezz’ora. Ogni tariffa per metà è rimborsata con uno sgravio fiscale. Un altro aspetto positivo è che il servizio, ovviamente, può essere una tantum, solamente quando si ha bisogno e chiunque può fare domanda per entrare a far parte dell’equipe Lulu ed arrotondare, così, le proprie entrate.
mercoledì 17 gennaio 2018
Sono stata attratta da questo libro, perché si svolge in Finlandia (come mi piacerebbe visitare la penisola scandinava!), perché non è un giallo, ma narrativa, anche se questo termine è un po’ riduttivo. Non fatevi ingannare dalla copertina.
La protagonista è una minuta signora ottantenne, Linnea, che vive sola in campagna vicino ad Helsinki, e sembra che il suo mondo sia idilliaco, ma la sua pace è turbata dalle incursioni mensili del malvagio nipote e di altrettanti due suoi compari di scorribande, che non si accontentano di estorcerle la pensione, ma distruggono quello che trovano davanti a sé, fanno del male al gatto della zia, scherniscono, sporcano, devastano.
Linnea non ha mai avuto il coraggio di ribellarsi, poi un giorno il nipote le estorce la firma su un testamento in suo favore. A questo punto lei si sente intrappolata e terrorizzata ed è proprio questo che la induce ad avvisare la polizia e a fuggire ad Helsinki da un vecchio amico medico di famiglia.
Questo suo atto di coraggio è un’implicita dichiarazione di guerra nei confronti del malefico trio.
Contrariamente all’inizio, il romanzo prende una vena farsesca e divertente, evidenziando, al contempo, tutti i mali che affliggono la società odierna come la gioventù sbandata, le persone anziane dimenticate, la droga, l’alcolismo e molto di più.
A questo punto la vita di Linnea diventa rocambolesca e lei, è talmente spaventata, che viaggia armata di alcune siringhe di veleno da lei stessa preparate, per uccidersi in caso finisse nuovamente sotto le grinfie dei suoi persecutori.
Alla fine, complice il caso ed il vecchio amico, Linnea riesce ad avere la meglio e il romanzo unisce paradosso e umorismo. Nel corso della lettura non si può che affezionarsi e “tifare” per la dolce Linnea e si arriva a giusficare qualsiasi suo comportamento.
L’autore finlandese Arto Paasilinna è stato paragonato a Pennac e Benni, è dotato della capacità di evidenziare e denunciare le depravazioni, la dissolutezza, le ingiustizie e i mali che affliggono la nostra società, avvolgendo il lettore in una spirale di humor che contribuisce ad alleggerire i temi trattati.
martedì 16 gennaio 2018
Ho trascorso quasi un anno senza avvicinarmi con costanza al blog … non ne avevo voglia, avevo perso l'estro, per vari motivi ho trascorso un periodo di crisi profonda, avevo bisogno di solitudine … poi dopo il calendario dell’avvento, in me è rinato il desiderio di riprendere questo diario, una sorta di memoria del mio vivere, un punto di riferimento quando mi sorge la domanda:” Quando ho fatto questo o quello…”. Un diario per ricordare, come lo intendevano i latini, tornare indietro con il cuore, considerato sede della memoria.
Tutto ciò mi sprona anche a riordinare, raccogliere, apprendere …
Un’altra motivazione è quella di connotare ogni mio giorno, donandogli una sfumatura di colore diversa, tante pagine che man mano si riempiono, senza un programma preciso, improvvisando, perché questo è il bello della vita, far nascere da ogni giornata un non so che, un pizzico di emozione che possa contraddistinguerla. E' necessario farlo fin quando se ne ha la possibilità, è doveroso nei confronti di tutti coloro che per motivi gravi non possono.
Per me il verbo più importante è FARE, inteso come muoversi, ma non solo materialmente anche intellettivamente, inteso in senso lato: scrivere, cucinare, leggere, viaggiare, fotografare, riordinare, comunicare … detto in una sola parola: vivere e scrivere questi post mi sprona a non "fermarmi".
Pates et pattes è per me uno stimolo, perchè spesso si sottovaluta l'oggi è il dono più importante che possiamo ricevere e perchè sprecarlo stando solo a guardare? E... Come canta Guccini: “Ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e…”
Concludo con quest'immagine di un colorato fioraio parigino.
lunedì 15 gennaio 2018
Innanzitutto ringrazio tutti coloro mi hanno augurato Buon Compleanno tra cui il Signor Google 😉
Ieri mi è venuto in mente questo film
Sedici anni – Un compleanno da ricordare
e io, per non essere da meno,
Cinquantasei anni – Un compleanno da dimenticare
CRONACA DI UN COMPLEANNO: conoscete la legge di Murphy "se qualcosa può andar male, andrà male ..." ebbene io ce l’ho messa da tutta, ma ...
Tantissimi periodi dell’anno, causa il lavoro di mio marito li trascorro sola, il mio compleanno rientra fra questi, quindi già ero preparata … avevo, però, in mente di festeggiare, proprio per i motivi spiegati ieri nel post, avrei voluto combinare con qualche amica un pranzo fuori, poi per ragioni varie non è stato possibile, allora ho deciso di andare al ristorante da sola. Poi da venerdì ho iniziato a star male con una pseudo influenza, tutti i sintomi del caso e febbre bassa, ma non ho desistito ho deciso per qualcosa di particolare a casa, allora mi sono coperta e ho comprato il tutto tra cui una bottiglia di buon spumante brut, decidendo di comprare i dolci in pasticceria domenica. Poi da sabato fortissimo mal di testa che mi è stato fedele, qualche fedelissimo ce l’ho pure io!, fino a domenica sera …
Devo, però, per dovere di cronaca, citare anche una sorpresa e proprio perchè tale inaspettata ... di questo ringrazio mio marito e Santo Amazon, grazie a loro mi è arrivato un graditissimo regalo.
Ovviamente tutto questo l'ho scrivo in chiave ironica, perchè sono super contenta di essere al mondo anche se, a volte, ci sono giornate meno favolose!
Per questo non me la sono presa, perché ci sono cose peggiori e questo non può significare che avrò, nel 2018, tantissimi giorni di buon NON compleanno stupendi!!!
domenica 14 gennaio 2018
Quando gli anni si sommano, si perde il desiderio di festeggiare e io invece lo voglio fare, perchè avere un anno in più è un dono.
Il tempo che ci è dato è il regalo più prezioso, quindi io alzo il calice e brindo a me stessa, alla vita, alle cose belle che mi stupiranno, ai profumi che mi inebrieranno, ai luoghi che potrò scoprire,  alle emozioni che mi travolgeranno e ai nuovi cibi che potrò gustare.
Tanti auguri da ME a ME con il cuore!
sabato 13 gennaio 2018
Dolce alle tre mele
Ingredienti per uno stampo da plumcake 26X10 cm:
3 mele Gala non trattate
100 g di farina integrale
120 g di farina
3 uova
1 pizzico di sale
1 cucchiaio raso di cannella
1 bustina di lievito (io ho usato quello francese = 11 g)
130 g di miele liquido millefiori
50 cl di olio vegetale
50 cl di succo di clementine
una noce di burro o olio per lo stampo

Preparazione:
in una terrina mettete le farine, il lievito, la cannella passati al setaccio, aggiungete il sale, aggiungete il miele, poi ad una ad una le uova, mescolate. Infine aggiungete l’olio e il succo di clementine.
Mescolate molto bene con la frusta.
Lavate le mele, asciugatele, privatele del torsolo. Se preferite potete anche non toglierlo.
Foderate lo stampo con carta forno imburrata lievemente, mettete un po’ di impasto sul fondo, ponete le mele intere, aggiungete il restante composto evitando di metterlo nel buco delle mele.
Fate cuocere in forno preriscaldato a 180° per 45 minuti.
Lasciate intiepidire prima di sformare e tagliare a fette.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”
venerdì 12 gennaio 2018
Obsession Marlene – Pierre Passebon collectionneur
Ho avuto il piacere di vedere questa mostra alla MEP (Maison Européenne de la Photographie) a Parigi
in cui Pierre Passebon, ammiratore illuminato e collezionista insaziabile, attualmente, ha raccolto oltre duemila fotografie di Marlene Dietrich, un'icona del Novecendo, incredibilmente moderna e senza tempo. In questa mostra sono esposte quasi duecento fotografie della sua impressionante collezione.
Questi scatti, molti dei quali sono stati poco visti, sono opere dei più famosi fotografi del pianeta. Con diversi talenti e da diverse angolazioni, ognuno ha immortalato, a modo suo, una persona, un personaggio, una personalità leggendaria. L'eterna, l'immortale Dietrich.
La star incarna, fin dall'inizio del secolo scorso, il glamour assoluto e ha trascorso quarant'anni di lavoro, propagando influenze, attraverso cinema e serate di gala. Interprete conosciuta e riconosciuta in tutto il mondo, Marlene non era solo una grande attrice e cantante, ma anche una cittadina del mondo libero, radicalmente impegnata in un percorso, che le rende merito, contro il totalitarismo, il nazismo e tutte le forme di dittatura.
La straordinaria bellezza, lo stile insensato e la splendida eleganza di questa piccola attrice tedesca trasformata in una star planetaria la rendono l'archetipo della vamp fatale. Illuminata sullo schermo come pochi prima e dopo di lei. Attrice radiosa, donna libera, musa moderna, ha sconvolto il panorama estetico e sociale ribaltando le convenzioni stabilite, non esitando a vestirsi da uomo e a baciare, nei film, le donne sulla bocca.
Non esita a non nascondere le sue passioni amorose, sia che riguardino suo marito, i suoi amanti o le sue amanti, Marlene amava amare. Eroina sentimentale  e seduttrice romantica, non ha mai nascosto di essere madre di famiglia, è stata la prima ad imporre la sua figlia a Hollywood, un mondo che, fino a quel momento, nascondeva la maternità delle sue attrici per preservare la loro aura di seduttrici libere da tutti i legami .
Film dopo film, scena dopo scena, ognuna delle apparizioni di Marlene Dietrich hanno  contribuito alla costruzione del suo mito. Lei fu, più e meglio di altre, il frutto della sua propria creazione, fu quello che voleva essere, sempre allo stesso tempo e per sempre rinnovata.
Tutti questi momenti, ordinari e straordinari, della vita di Marlene “fissati e congelati” per sempre immortalati, nei servizi fotografici, dagli obiettivi di Edward Steichen, Irving Penn, Richard Avedon, Milton Greene, Francois Gragnon, George Hurrell, Antony Armstrong-Jones, Cecil Beaton, Willy Rizzo e molti altri, ci raccontano una storia incredibile. Quella di un mito che lentamente, ma sicuramente viene costruito davanti ai nostri occhi. Quella di un'immagine, che si evince come in altre mille, che lei stessa ha messo a punto e sviluppato con rigore, determinazione e tenacia.
 


giovedì 11 gennaio 2018
Io quando ero piccola amavo i lego, mi piaceva tantissimo costruire casa, certo una volta non esistevano tutte le varietà di mattoncini che ci sono. In Europa è difusissimo e, addirittura, c'è la coda fuori dal negozio. Parlando con un cliente di Singapore, che ho incontrato a Parigi, lui mi ha detto che era appena stato al negozio della Lego, perchè suo figlio è super appassionato! E ad esempio io ho un caro amico che si rilassanda "leghizzando".
Quindi questo "gioco", anche se il termine è riduttivo, nato nel 1949 da un'azienda danese, ha superato i confini del tempo, sfidando i tanto amati videogames, ed anche quelli dello spazio e dell'età!
Queste creazioni tutte rigorosamente fatte con i mattoncini, le ho scattate a Londra, ma ancora molte vi attendono!
Quest'ultima è uno scorcio di Londra, che riempiva tutta una parete angolare, costruito, ovviamente, con mattoncini spessi circa 5 mm, era enorme e veramente spettacolare!

mercoledì 10 gennaio 2018
Io amo molto leggere e lo faccio continuamente, appena terminato un libro, ne inizio subito un altro. Avendo tempo o quando sono a casa o durante i lunghi viaggi in auto, è un lusso che mi concedo, perchè, per me, è un modo per far sì che il mio cervello rimanga vitale, la mia anima sempre alla ricerca del nuovo trovi un po' di riposo e poi, soprattutto, perchè mi piace.
Oggi vi consiglio questo libro
Io amo la monarchia britannica e, soprattutto, lei, per Unica, ferrea, ma al contempo divertente (se no come farebbe ad indossare i suoi completi dai colori sgargianti?), ironica (se no come farebbe a sopportare le stranezze del suo parentado?) e veramente simbolo della Gran Bretagna.
Oltre a questo amo anche Alan Bennett, scrittore, attore, drammaturgo, nato nel 1934 nello Yorkshire, tuttora vivente, dotato di fantasia e humor.
Questo libro è di sole 95 pagine che si leggono tutto d'un fiato, un libro "leggero", di fantasia, che svela una Regina inedita, che scopre, per caso, la biblioteca ambulante nel cortile di Buckingham Palace e inizia, così, a leggere e le piace a tal punto da farlo appena possibile e coinvolgendo tutto il suo entourage. E' divertente, ironico, coinvolgente, con un finale sorprendente, scritto con l'usuale maestria di Alan Bennett.
martedì 9 gennaio 2018
Ogni scarpa ha ... la sua calza e i suoi lacci!
In Francia gli uomini, di tutte le età, che si vestono eleganti usano questo tipo di scarpe, mi è capitato di vederle anche abbinate al jeans. Certo non tutti fanno questi abbinamenti, ma a me sono piaciuti tantissimo e mi hanno colpito e quindi ... è partito lo scatto!😉

lunedì 8 gennaio 2018
Cara Amica, 
i compleanni si susseguono, il tempo scorre e lascia qualche segno sul corpo e, soprattutto, sul cuore.
A volte, si affronano esperienze difficili che ci toccano profondamente, ci rattristano e sembra debba essere così per sempre, ma poi pian piano la forza innata che ora pare sopita dentro di te, prenderà il sopravvento e tu tornerai a sorridere.
Io sono qui, anche se un po’ malconcia, ti sono vicino e ti scrivo in questo giorno particolare solo per esternare il bene che mi lega a te. Lo so non hai voglia di festeggiare, ma fatti bella per te, “smaltati” e “mascarati” 😉 e sappi che io ti penso!
Un abbraccio forte, forte
Helga

domenica 7 gennaio 2018
Il sette di gennaio solitamente si ricomincia dopo le feste natalizie e invece oggi è ancora a "casetta".
Ho volutamente scelto questa foto scattata pochi giorni fa di una facciata di una casa parigina: qualcuno si è preso la briga di attaccare questo bugs bunny "mosaicato", un'immagine che mette allegria, perchè voglio regalare a tutti voi solo allegria per questo nuovo inzio. Un'allegria colorata, spensierata, perchè tutti noi ne abbiamo proprio bisogno!
Non tutti sanno che passeggiando tra le vie parigine spesso alzando gli occhi e guardando le facciate delle case, in alto, si notano figure stravaganti come questa od anche space invaders, specie di fantasmini, SuperMario e tanto altro!
Tutto questo ve lo racconterò un'altra volta! Oggi concludo con uno smack speciale!

ELENCO RICETTE

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