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Magali

Magali
domenica 30 novembre 2014
Come avrete ben capito sono una donna eclettica, la cucina è una componente di questo blog, ma non ne rappresenta l'esclusività. Vi ho anticipato che avrei condiviso con voi luoghi insoliti, nascosti, stupendi, scoperti durante l'ultimo mio soggiorno a Parigi. Uno di questi è la Fondation Henri Cartier Bresson, nel 14esimo arrondissement, in un impasse che si fatica a trovare, perché non è molto segnalato.
Da molti anni Henri Cartier-Bresson, Martine Franck e la loro figlia Mélanie avevano deciso di creare la Fondazione, che ha aperto le sue porte nel maggio 2003 in un elegane atelier di Montparnasse, costruito nel 1912 e ristrutturata per l’occasione.
Lo scopo della Fondazione è quello di conservare in Francia un patrimonio eccezionale ed inalienabile. Per mostrare al pubblico attraverso le angolazioni delle mostre, i tesori stabilmente custoditi o le opere di altri fotografi persino di pittori, scultori, disegnatori. Questa è la grande originalità di questa fondazione, che vi presento attraverso questi miei scatti.


Ho scoperto la Fondatzione in occasione di questa mostra, una delle tante che ho visitato in quanto novembre a Parigi è stato il mese della fotografia.
William Eggleston, fotografo americano nato nel 1939, originario del sud degli Stati Uniti dove vive ancora attualmente. E’ diventato l’artigiano di una nuova concezione della fotografia a colori, grazie alla sua esposizione al MoMa di New Yord nel 1976, non poco controversa all’epoca: il colore significa ancora una connotazione di volgarità per il mondo dell’arte.
Scatti emblematici dell’America di quell’epoca, i supermercati, i particolari come la bottiglia di coca cola in primo piano nitida con il resto perfettamente sfocato anche il piano antistante del tavolino dove è posta la bevanda (purtroppo non l'ho trovata per pubblicarla), le pompe di benzina, le persone ... E così molte altre, ottime fotografie sia in bianco e nero che a colori supportate da una tecnica di stampa semplicementeeccezionale. Ve ne mostro qualcuna ed inizio con quella del ragazzo che spinge i carrelli del supermercato, una delle sue fotografie più famose utilizzata anche per la brochure della mostra.
Ed ora andiamo in cucina con una ricetta che ho preparato solo per me durante una delle tante cene beatamente solitarie in quel di Parigi. Ci sono le patate viola che li sono molto diffuse con il loro tipico sapore simile a quello delle castagne, semplice, rapida, ma ottima.


Pesce in viola e verde
Ingredienti per 2 persone:
2 filetti di branzino
2 cucchiai di pesto (purtroppo comprato)
4 patate violette
olio d’oliva
sale

Preparazione:
lavate, asciugate le patate, pelatele e affettatele con la mandolina. Fatele cuocere in acqua bollente salata per 3 minuti.
Preriscaldate il forno a 220°, ungete una teglia mettetevi i filetti di pesce, un pizzico di sale e mettete su ogni filetto un cucchiaio di pesto. Mettete in forno e fate cuocere circa 6 minuti dipende dallo spessore e dalla grandezza del filetto.
Fate un “letto” di patate, condite con un pochino d’olio o con del pesto, secondo il vostro gusto, adagiatevi sopra il pesce e servite.
E come dice Magali “leccatevi i baffi”.
domenica 23 novembre 2014
Di Parigi amo ...
Il profumo dei croissants alla stazione della fermata del metrò "Les Halles", posso dire mi accompagni dal 1981, la prima volta in cui visitai questa città
Il tempo variabile velocemente nel corso della giornata
Le panetterie in cui trovi ad ogni ora tantissime varietà di brioche, innumerevoli dolci monoporzione il tutto accompagnato sempre da sorrisi e gentilezza
Le code educate delle persone in attesa
I tetti
La vivacità in qualsiasi giorno della settimana
Il disinteresse dei Parigini sull’abbigliamento altrui: il vero Parigino non guarda assolutamente come sei vestito
La socievolezza, la facilità con cui si chiacchiera con sconosciuti in un negozio, ad un caffè
L’aver tutto a portata di piede e di mano: qualsiasi luogo è facilmente raggiungibile, qualsiasi cosa trovabile
I mercati con la merce sempre esposta in modo ordinato
I mercati degli artisti
Il vento caldo, freddo, soprattutto all’uscita del metrò, che la caratterizza da sempre ed il cielo sempre in movimento
Le cose semplicemente sorprendenti come questi occhi che ti scrutano e sono solo dovuti al taglio di un ramo …


Per caso ho letto su un giornale a Parigi l’origine delle clementine, che devono il loro nome al loro invenore, Vital Rodier, o meglio frate Clemente, questo monaco agronomo francese della fine del XIX secolo, si occupava del giardino, dell’orto e del frutteto dell’orfanotrofio di Miserghin, una piccola città algerina della regione d’Oran,. Ed è proprio lì che con il botanico Louis-Charles Trabut, presidente della società d’orticultura algerina, ha tentato di incrociare una di mandarino e una di arancio. La loro sperimentazione ha dato nascita a un nuovo agrume. Zuccherino, privo di semi e più facile da sbucciare rispetto al mandarino, questo nuovo frutto rese felici i bambini dell’orfanotrofio. All’inizio fu chiamato “mandarinetto”, poi finalmente l’agrume venne battezzato “clementine” in omaggio a Frate Clemente.
Vi ho raccontato questo, perché l’ingrediente principe della ricetta di oggi sono appunto le clementine: spesso girovago in rete e trovo ricette che salvo sul pc, con il buon proposito di farle. Questa mi ha subito incuriosito per la sua preparazione un po’ diversa dal solito e ho deciso di “provarla”. Io ho utilizzato uno stampo a cerniera di diametro 17 cm e viene decisamente alta, ma ne avevo solo un altro, per me, troppo grande. E’ rimasta comunque bella sofficiosa e il risultato mi ha ampiamente sorpreso e soddisfatto!

Torta sorprendente:
Ingredienti:
800 ml di acqua minerale
130 g di zucchero
4 clementine non trattate

200 g di polvere di mandorle
150 g di zucchero
4 uova
1 cucchiaino raso di lievito per dolci

Per spolverizzare:
zucchero vanigliato, cacao amaro, un pizzico di cannella

Preparazione:
lavate e spazzolate bene le clementine. Portate ad ebollizione l’acqua con 130 grammi di zucchero, aggiungete le clementine intere. Abbassare il fuoco e fate cuocere circa un’ora. A cottura ultimata togliere le clementine dallo sciroppo. Fate raffreddare.
Preriscaldate il forno a 180°.
Passate le clementine al mixer fino ad ottenere una purea. Aggiungete la polvere di mandorle, 150 grammi di zucchero, le uova, il lievito e amalgamate bene.
Versate il composto in uno stampo a cerniera foderate di carta forno.
Infornate e fate cuocere per 20 minuti, poi abbassate il forno a 160° e fate cuocere per altri 30 minuti (se usate uno stampo più grande, anche meno). Verificate la cottura della torta con uno stuzzicadente, se è ancora umida lasciatela ancora in forno.
Lasciate raffreddare prima di togliere dallo stampo. Quando sarà fredda spolverizzate con il composto indicato negli ingredienti.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”
domenica 16 novembre 2014
Se avete voglia di leggere tutto il post non ve ne pentirete e capirete come mai siamo di nuovo presenti con la versione salé, per partecipare all’amato MTC
Seguendo sempre le indicazioni della mitica Francy!
Io amo molto Pablo Neruda, quando ero giovane ho letto tanto di lui, e le odi elementari sono da sempre facenti parte della mia vita, ho ancora un diario, avevo 18 anni, in cui ne sono riportati tantissimi stralci. Ed è proprio lui che ho disturbato per questa sfida dell’MTC (spero che da lassù non se ne voglia), sono andata a ripescare un’ode tra le tante, eccone uno stralcio

Profonda
e soave sei,
polpa pura, purissima
rosa bianca
sepolta,
fiorisci
là dentro
nella terra,
nella tua piovosa
terra
originaria…
……………………………………
Universale delizia,
non aspettavi
il mio canto,
perché sei sorda
e cieca
e sepolta.
A malapena
parli nell’inferno
dell’olio
o canti
nelle fritture
dei porti,
vicino alle chitarre,
silenziosa,
farina della notte
sotterranea,
tesoro infinito
dei popoli.
Da ode alla patata – Pablo Neruda

Questi muffins potevano anche essere chiamati i muffin della tenacia, perché li avevo già fatti una volta, solo che essendo, questo forno uno sconosciuto, li avevo infornati, ma lui, in realtà, non era alla temperatura giusta e non erano spompati … mi ero ripromessa di non rifarli ed invece, rieccomi, ops rieccoci qua.
In realtà la guarnizione era di noci pecan tritate, ma in questa seconda volta non ne avevo più le avevo usate tutte …
Potevano anche essere chiamati i muffin del mistero, perché non so come mai, confesso la mia ignoranza, con la cottura le patate violette assumono una colorazione verde … anche muffin alieno non sarebbe stato male.
Ritornando al titolo ho scelto questo proprio, perché, su suggerimento di Magali, ho scattato questa foto, lo so la luce non è perfetta, ma non potevo attendere per rifarla. Vi rendete conto una “disgraziata” (cioè io) che deve prendere un metrò per andare in fiera (tragitto che dura un’ora e mezza tra bus/metrò/RER) e invece devia, scende prende un bus, per andare lungo la Senna, con i muffins al seguito, li mette sul parapetto e scatta la foto … ma che farò la prossima volta per l’MTC? Questa volta è tutta colpa di Magali che mi ha suggerito l’idea, siamo proprio una strana coppia, sempre più stravagante, ma che senso avrebbe la vita se scorresse sempre lungo gli stessi binari? A che varrebbe esistere se non si vivessero nuove avventure, emozioni? Ed è per questo che siamo fiere di presentarvi i nostri muffins in Paris (senza noci pecan) parafrasando il mitico film di Woody Allen Midnight in Paris. Dimenticavo sono anche gluten free!


Muffins in Paris
Ingredienti per 6 muffins medi:
100 g farina di riso
50 g di farina fior di mais
4 g di lievito in polvere per salati
un pizzico di bicarbonato
1 uovo
120 g di yogurt greco
20 g di burro
40 g di formaggio di pecora media stagionatura
2 patate viola
1 pizzico di curcuma
zenzero grattugiato fresco
sale

Per guarnire:
noci pecan, ma noi le avevamo finite

Preparazione:
Sistemate i pirottini di carta negli incavi della teglia da muffins oppure ungeteli e infarinateli bene, fondo e bordi.
Pelate le patate, affettatele con la mandolina e fatele cuocere in acqua bollente salata per un minuto, scolate e mettetele da parte.
Preriscaldate il forno a 190°C modalità statica.
Fate sciogliere il burro a bagnomaria e tenete da parte.
Tagliate il formaggio a pezzetti.
In una ciotola grande setacciate le farine col lievito e il bicarbonato. Aggiungete il formaggio a pezzetti, il sale, la curcuma, lo zenzero grattugiato. Mescolate bene, fate la fontana e tenete da parte. In una ciotola media sbattete l’uovo con lo yogurt, aggiungete il burro fuso e le patate. Amalgamate bene e versate il composto nella ciotola degli ingredienti secchi.
Con un cucchiaio mescolate brevement, sempre 10-11 giri di cucchiaio solo per amalgamare gli ingredienti.
Riempite i pirottini per 2/3 o al bordo, infornate, abbassate la temperatura a 180°C e cuocete per circa 20-25 minuti. Controllate sempre la cottura con uno stecchino.
Lasciateli riposare 5 minuti poi toglieteli dalla teglia e fateli raffreddare su una gratella.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”
giovedì 13 novembre 2014
Eccomi qua con l’MTC, ormai è peggio di una droga e chi fa parte di questo gruppo lo sa perfettamente!
Questa volta ha vinto Francy, non la conosco personalmente, né telefonicamente, ma Magali ed io percepiamo, a volte, cose al di là dello schermo e ci siamo fatti un’idea di lei: solare, forse a volte si arrabbia, ma le passa subito, sempre di corsa, ma con il desiderio di tranquillità insito nel dna, una persona straordinaria e lo dimostra attraverso i suoi disegni che ci fanno impazzire per quanto siano sempre azzeccati, originali, ironici, quindi non possiamo che essere contentissime della sua vittoria, che ci ha spinto a fare questa ricetta anche in questa minimal kitchen, andando come pellegrine, una volta a comprare il setaccio, una volta gli stampini … poi gli ingredienti, perché qua la dispensa era vuota, beh, certo che se l’inquilino precedente avesse saputo che dovevamo preparare i muffin di sicuro non l’avrebbe lasciata così! Non so se riuscirò a fare un’altra versione, perché sono abbastanza nelle curve e già a questa ricetta ha dovuto pensare Magali, io le ho dato solo lo spunto. Ci è venuto da ridere quando nelle note la Francy diceva che conoscevamo benissimo il nostro forno! Noi che a casa abbiamo il ventisettenne ci siamo trovate di fronte questo sconosciuto … quindi per una volta abbiate pietà di noi, sole in terra straniera, circondate da sconosciuti, ammirate il fatto che non ci siamo arrese, nonostante le avversità, come sempre siamo andate avanti, perché ci fa piacere essere tra voi. I pochissimi che mi conoscono, sanno che sono una donna schietta, troppo sincera e quindi lo ribadisco e lo affermo che, per una persona come me (non sto a raccontarmi la mia vita, perché sarebbe troppo lungo, triste, duro, così dissimile dalle vite altrui nelle vicissitudini negative al punto di non poter essere compresa da molti e perché a volte è meglio non ricordare) esserci e, soprattutto, essere in compagnia di tutti coloro che fanno parte di questo gruppo, che mi lasciano sempre parole bellissime, per noi è importante e significativo. Ed ora andiamo in cucina, che Magali alza gli occhi al cielo segno che ho già straparlato!
In effetti questi muffin potrebbero andare benissimo per cinquanta sfumature di grigio, che non ho letto e non leggerò, ma l’ispirazione deriva dalla canzone di Francesco Guccini che ascoltavamo sempre l’estate in cui, mio marito ed io, ci siamo messi insieme, fa parte dell’album omonimo uscito proprio nel 1983, sto parlando di Autogrill, qui di seguito lo stralcio e il video

"Vergognandomi, ma solo un poco appena, misi un disco nel juke-box
per sentirmi quasi in una scena di un film vecchio della Fox,
ma per non gettarle in faccia qualche inutile cliché
picchiettavo un indù in latta di una scatola di tè..."
                                 Francesco Guccini

Quindi in questa ricetta c’è un po’ di te, di tè, un misto di amore, dolcezza, desiderio di conoscenza attraverso il viaggio e dall’unione di tutti questi ingredienti sono nati questi muffins.

Muffins pensando a Tè
Ingredienti per 6 muffins medi:
150 g farina 00
50 g zucchero di canna
1/4 cucchiaino di bicarbonato
8 g di lievito in polvere per dolci
1 cucchiaino abbondante di tè Earl Grey
70 gi di cioccolato fondente 70%
40 g di crema di sesamo nero di Jean Hervé (sesamo nero 50%, sesamo completo 50% unite formano una sorta di crema, perchè producono dell'olio)
50 ml di latte
120 g di yogurt greco
1 uovo

Per guarnire:
50 g di cioccolato bianco
1 cucchiaio di crema di sesamo nero
30 g di crema liquida di avena (come la panna da cucina, solo a base di avena)

Preparazione:
sistemate i pirottini di carta nella teglia per i muffins oppure ungete e infarinate bene gli incavi, fondo e bordi.
Portate il forno a 190°C modalità statica.
In una ciotola lavorate lo yogurt con lo zucchero.
Unite l’uovo mescolando con una frusta, aggiungete la crema di sesamo, mescolate bene e tenete da parte.
In una ciotola grande setacciate tutti gli ingredienti secchi (la farina con il lievito, il sale, il bicarbonato) aggiungete il tè.
In ultimo unite il cioccolato tritato grossolanamente.
Formate una fontana e versateci dentro il composto liquido.
Con un cucchiaio amalgamate i due composti mescolando BREVEMENTE, con non più di 10-11 giri di cucchiaio.
Il composto dovrà risultare grumoso.
Riempite i pirottini o gli incavi della teglia per 2/3 o al bordo, infornate ed abbassate la temperatura a 180°C modalità statica.
Cuocete per 20-25 minuti, controllate la cottura inserendo uno stecchino nel centro dei muffins, se esce pulito sono pronti. Dovranno risultare leggermente dorati in superficie.
Sfornateli, lasciateli riposare 5 minuti poi toglieteli dalla teglia e fateli raffreddare su una gratella.
Per guarnire: fate fondere a bagnomaria il cioccolato bianco e la crema di sesamo. Mescolate fino a rendere omogeneo. Fate bollire la crema, aggiungete il cioccolato fuso in tre volte, mescolando bene. Ricoprite i muffins.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”
domenica 9 novembre 2014
Non so come mai qui Magali assume comportamenti molto particolari: adora calamari con peperoncino e pomodoro, adora dei biscotti (lei non è assolutamente golosa di dolci)che acquisto in supermercato asiatico e provengono da Singapore, appena apro l'armadio lei si infila a curiosare e in ultimo ...
Da qui si avvia la riflessione che basta trovare un posto in cui ci sente a proprio agio e si sta benissimo. Tra poco saranno quindici giorni che sono qui, vivendo giorni pieni, alternando lavoro e diporto, sola con Magali e, sinceramente, tranne qualche effimero attimo, non mi sono mai sentita sola, triste, annoiata, ma completamente in pace con me stessa. Ho visto tante cose, scoperto quartieri nuovi, mi sono veramente mischiata, intrufolata in ambiti in cui l'unica straniera ero io, e mi è piaciuto tantissimo condividere momenti con persone, sicuramente, non di classe, ma essenzialmente genuine. Qui tutti ti chiedono un parere: se hai provato un certo tipo di tea, su come gli sta un abito che si stanno provando e io mi adeguo chiedo anche io pareri a mezzo mondo! Qui si impara a stare educatamente in coda, perchè si può leggere, si può scambiare quattro parole e tutti adorano l'Italia e gli Italiani e tutti conoscono Silvio, si non c'è uno che in un qualsiasi discorso che può andare dalla cucina, da quanto sia bella Venezia o di quanto siano profumati i limoni italiani, parla di Berlusconi ... incredibile. Va beh, scusate la divagazione ora si va in cucina ...
Oggi siamo andati a “casa” di Emanuela, che ringrazio per la sua gentilezza. Lei prepara piatti stupendi … su FB siamo amiche e appena ho visto la foto di questa torta da lei pubblicata, mi sono praticamente “fiondata” sul suo blog, che vi consiglio vivamente di andare a sbirciare, e me ne sono innamorata. Mi ha davvero stregata tenendo conto che io non sono attratta dalle torte con la crema, ma questa mi ha affascinato!
Ero un po’ restia a mettermi alla prova, sempre per il solito leitmotiv che ho un forno a gas di soli 27 anni in cui la temperatura varia secondo il suo umore … ma ho voluto tentare ugualmente quest’impresa, seguendo pari, pari le sue indicazioni, modificando, come da lei consigliato, le dosi di latte e Marsala nella crema ed ecco il risultato!

Torta "Savoiardo" allo zabaione
Ingredienti:
Per la base:
250 g di farina 00
125 g di zucchero
1 tuorlo + un uovo
50 g di burro
1 cucchiaino di lievito
i semini di mezza bacca di vaniglia
latte tanto quanto ne occorre per ottenere un impasto morbido ma lavorabile (qualche cucchiaio insomma)
Per la crema allo zabaione:
4 tuorli
4 cucchiai di zucchero
2 cucchiai di maizena
230 ml di latte
70 ml di Marsala secco
essenza di vaniglia (io ho utilizzato dei semini di vaniglia)
Per la copertura savoiardo:
2 uova
60 g di zucchero semolato
60 g di zucchero a velo
50 g di fecola di patate
50 g di farina 00
i semini di mezza bacca di vaniglia
1 pizzico di sale

Preparazione:
Per la base: assemblate velocemente tutti gli ingredienti indicati per la base (il burro dev'essere freddo a tocchetti) e fate una palla aiutandovi con poca farina, avvolgetela nella pellicola e fate riposare in frigo (30 minuti).
Per la crema allo zabaione: in un pentolino mescolate il latte e il Marsala e lasciate scaldare sul fornello.
In una casseruola montate bene i tuorli con lo zucchero. Quando risulteranno spumosi aggiungete la maizena e la vaniglia. Unite a filo il composto caldo di latte e marsala, mescolate bene e riponete la casseruola sul fuoco fino a quando la crema risulterà densa, continuando a mescolare.
Trasferite subito la crema in un altro contenitore per evitare che continui a cuocere e copritela con della pellicola (adagiata proprio sulla superficie dello zabaione) per evitare la formazione della crosticina.
Per la copertura savoiardo: montate i rossi con lo zucchero semolato e il pizzico di sale e i bianchi a neve fermissima con lo zucchero a velo. Unite i due composti senza smontarli, dal basso verso l'alto e gradualmente, e poi aggiungete la vaniglia e le due farine setacciate a cucchiaiate.
Composizione della torta: stendete l'impasto morbido direttamente nella teglia con le mani cercando di renderlo omogeneo e piatto, aggiungete la crema e infine la copertura.
Cuocete a 170° sul ripiano più basso del forno per 45/50 minuti.
Attendete a tagliarla finchè non sia completamente raffreddata, altrimenti correte il rischio di rompere la copertura savoiardo, spolverizzate di zucchero a velo e servite.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”
lunedì 3 novembre 2014
Quante riflessioni in questi ultimi tempi, perchè il mio mese di ottobre è stato duro fisicamente e moralmente, ma io ho tantissimi difetti di cui ne sono conscia, ma un grande pregio la tenacia. Non mi arrendo vado avanti, non mi piango addosso, non sto a domandarmi perchè proprio a me, credo fermamente che finchè respiro posso farcela, posso adoperarmi per proseguire il cammino. Sono fermamente convinta che qualsiasi avvenimento debba essere legato ad un insegnamento, io in questo momento mi trovo per la prima volta a pensare che Magali ed io siamo importanti, solo noi due al primo posto. Mi sento un po' egoista, ma al contempo è una sensazione stupenda, perchè sento l'essenza della vita tra le mani, sono in assoluta pace con me stessa. La solitudine è un'ottima compagnia, perchè ridimensiona tutto e mi ha fatto comprendere che non posso sostenere tutti, perchè alla fine il corpo si ribella e non mi segue più in questo rovinoso cammino. Sto riprendendo le fila del mio modus vivendi, perchè voglio, in futuro, essere, nonostante le vicissitudini, serena come in questi giorni.
Questo non significa essere scevra dai problemi, ma essere, nonostante tutto, molto più forte. Mi sento come un cavaliere senza macchia e senza paura e non potrebbe essere altrimenti visto che Magali, qui, si è trasformata in un cane fedele seguendomi sempre, venendo a leccarmi la guancia quando mi vede immobile, ad orari inconsueti, nel letto, rendendomi partecipe di quello che è successo durante la mia assenza miagolando finchè non le dò ascolto (detto fra noi non so cosa possa accadere in un monolocale in assoluta solitudine quando sono via per lavoro, ma i gatti sentono e vedono cose che a noi ancora non sono concesse!) Quindi per tutti questi motivi non posso non avere la certezza di essere sulla strada giusta. Ringrazio di cuore tutti coloro che mi sono vicini, siete tanti e il vostro affetto è tangibile, credetemi le vostre parole e i vostri incoraggiamenti fanno la differenza, per il resto c'è Mastercard.
Pubblico questa foto scattata in questi giorni, che mi ha dato una gioia immensa, perchè vedere persone leggere è sempre più raro, per me il libro è una compagnia insostituibile, che sta ai tuoi tempi, che ti fa gioire, riflettere, a volte, tormentare, ma c'è sempre, basta che tu lo desideri.
 Ed ora in cucina e ... visto che la zucca è di stagione non poteva mancare una minestra super colorata!



Minestra non di sola zucca
Ingredienti per 4 persone:
800 g di zucca
2 foglie di alloro
2 porri
2 cucchiai aceto balsamico
sale
pepe
formaggio di capra
3 cucchiai parmigiano grattugiato fresco
olio extra vergine

Preparazione:
togliere la scorza alla zucca, sciacquarla, tagliarla a pezzettoni, metterla in una casseruola, aggiungere acqua fino quasi a coprirla, l’alloro, salate e fate cuocere. A cottura ultimata, togliete l’alloro e passate al mixer aggiungendo l’acqua di cottura.
Pulire i porri, affettarli con la mandolina aggiungerli alla purea di zucca e fate cuocere per circa 15 minuti.
A fine cottura aggiungete l’aceto e mescolate, poi il parmigiano e mescolate bene.
Al momento di servire fate aggiungete delle fette di formaggio di capra, una spolverata di pepe e fate gratinare. A vostro piacimento potete aggiungere anche dell’olio extravergine d’oliva, io non l’ho messo, perché era già gustosa così.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”

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