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Magali

Magali
martedì 30 aprile 2019
Ho letto questo libro
La vicenda si svolge ad inizi del novecento in una cittadina inglese ruota intorno ad un esclusivo istituto femminile diretto da Josephine Napier, austera, sofisticata sposata con Simon che la lascia precocemente vedova.
L'amica Elizabeth che bussa alla sua porta, senza sostentamento viene assunta come governante. E' accompagnata dalla figlia Ruth che sposerà Gabriel figlio di Jonathan, fratello di Josephine, ma la vita matrimoniale avrà un triste epilogo.
Jonathan si è totalmente disinteressato del figlio Gabriel che è stato cresciuto dalla sorella, lui è nullafacente e vive con il suo amante Felix Bacon che diventerà insegnante di disegno e in ultimo si sposerà per assecondare le ultime volontà del padre.
A tutti questi personaggi si aggiungono le insegnanti della scuola ognuno ben delineata nel proprio carattere.
Il libro è un continuo scambio di frasi, battute, che appaiono gentili, ma che in realtà celano sempre un secondo significato come le vite di molti protagonisti celano segreti.
Ho stentato la lettura per un buon terzo del libro, non riuscivo a identificare bene i personaggi e collegarli tra loro. Ho amato il modo di esprimersi, sempre educato, diplomatico, forbito, ma al contempo accompagnato da un recondito doppio senso. Un "mondo" composto, come dice il titolo, più da donne che da uomini, e i pochi che popolano il libro non spiccano, certamente, in quanto a personalità.
Ho impiegato parecchio tempo per terminarlo, ma probabilmente ciò è dovuto a un mio momento di stanchezza.

Come d'abitudine vi lascio qualche stralcio:
«Direi che è una speranza legittima», disse Simon, «e anche fondata».
«Io sono campato già parecchio», disse Jonathan. «Ma vivrei ancora qualcosina in più, sempre che gli altri mi sopportino».

«In genere sono sempre gli uomini», disse la signorina Munday, «a ricordare il viso delle donne».
Vi fu un silenzio.
«Sono un po’ interdetto», disse Felix. «Non mi aspettavo di trovare in voi il mio stesso stile. Direi che non vi state prodigando per farmi sentire a casa. Sapete che non è da tutti riuscire a mettermi a disagio?».
«Sì, l’avevamo immaginato», disse la signorina Luke.

«È la campana che segnala alle insegnanti di vestirsi per il primo turno della cena», disse la signorina Luke, con precisione quasi espiatoria.
«Quindi mi sono trattenuto fino all’ultimo. Ma la cosa non mi crea imbarazzo. Congedarsi in anticipo non mi è mai parso un segno di cortesia. Dovremmo sempre dare l’impressione di non poterci separare dal prossimo. Proprio come sta accadendo a me. Ho apprezzato immensamente la mia prima ora di lavoro. E mi dispiace molto di non vedervi vestite per la cena».
«Che uomo affascinante!», disse la signora Chattaway, mentre i passi di Bacon si spegnevano in lontananza. «Sembrava non potesse chiedere di meglio che di stare in nostra compagnia. E in questo sta l’essenza delle buone maniere».

«Non vuoi mangiare proprio nulla, Josephine?».
«Non questa mattina. Mangerò appena mi sarà possibile, te lo prometto. Non sono di quelli che s’inorgogliscono di non riuscire a mangiare e a dormire. M’inorgoglisco di altre cose, che sono più utili al prossimo. Quando la Natura riuscirà a riprendere il controllo sul mio organismo così scioccamente suscettibile, la lascerò fare e gliene sarò grata».



1 commenti:

alessandra ha detto...

dici che dipenda da te, la stanchezza? nel gruppo,il romanzo non ha incontrato nessun favore.. tant'è che devo ancora iniziarlo, a tempo scaduto :)
ci provo e torno, dai!

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