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Magali
martedì 6 marzo 2018
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pâtes et pattes
A volte qualcuno mi chiede delucidazioni sul mio nome: Elga o Helga?
Adesso svelo l'arcano: mia nonna paterna si chiamava Elvira, detta Elva, morì in circostanze drammatiche e mio padre ha ricordarla dando ad una sua figlia un nome molto simile: Elga. Mio papà aveva vissuto e studiato in Austria fino all’età di 17 anni e quindi, secondo lui, Helga andava assolutamente scritto con l’acca.
Io sono nata nel 1962 e, non ci crederete, ma vigeva ancora il regio decreto del 9 luglio del 1939, in cui si imponeva il divieto di imporre ad un bambino di cittadinanza italiana un nome straniero.
Questa disposizione si inquadrava nell’esasperata campagna di propaganda xenofoba condotta dal fascismo.
Solo il 10 luglio 1963 viene presentata una proposta di legge, su iniziativa del deputato comunista Corrao, riguardante l’abrogazione del divieto di imposizione di nomi stranieri ai figli nati cittadini italiani.
All’anagrafe, nei documenti ufficiali sono Elga, ma per gli amici io utilizzo il nome Helga, che mio padre aveva scelto, mi riapproprio della mia acca, una lettera senza valore apparente, ma che per me assume un significato fondamentale, riportandomi alle mie radici.
La duplicità del mio nome rispecchia il mio carattere, ho ereditato da un lato l’intransigenza e la tenacia teutonica e all’opposto l’ironia e la fantasia napoletane, un mix che spesso mi crea contrasti, ma che, allo stesso tempo, crea brio al mio vivere.
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ELENCO RICETTE
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1 commenti:
Ti capisco cara Helga, una cosa simile è successa anche a me per le medesime ragioni; infatti il mio babbo mi voleva chiamare Carmen ma all'anagrafe hanno scritto Carmela perchè secondo loro Carmen era spagnolo! Così tutti mi hanno sempre chiamata Carmen ma sui documenti ero e rimango Carmela.
Buona serata!
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