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venerdì 1 marzo 2019
Cinemando - 1 marzo
Pubblicato da
pâtes et pattes |
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Qualche settimana fa insieme alla mia amica Iucci ho visto, che è piaciuto molto a entrambe.
Pochi giorni fa ha vinto il premio oscar 2019. Il film, si svolge negli Stati Uniti nel 1962, è tratto da una storia vera: Tony Vallelonga, detto Tony Lipp italo-americano di professione buttafuori. Il locale in cui lavoro chiude per lavori di ristrutturazione e, così, decide di trovare un lavoro temporaneo. Per i prossimi due mesi Tony sarà l’autista del Dr. Don Shirley, pianista jazz famoso in tutta America, e lo accompagnerà per un tour di concerti nel sud del paese, dove regna ancora un radicato razzismo, che anima anche lo spirito di Tony. Inizia così il viaggio verso e, pian piano, tra i due personaggi, praticamente agli antipodi, per cultura, pensieri e professione, si instaura un legame, dapprima basato solo su semplici battute, fino a consolidarsi in una vera e proprio amicizia che arriva ad essere talmente forte e sentita al punto di spingere più volte Tony a difendere Don in situazioni in cui l’acceso odio verso la sua razza lo mette in serio pericolo.
Durante il viaggio Tony consulta spesso il “Green Book”, una guida turistica in cui sono indicati hotel, ristoranti e attività commerciali, che in piena segregazione razziale sono sicuri per gli Afro-americani.
Nel corso del film si nota la rilevante differenza tra il nord e il sud degli States, rispetto alla convivenza o, al limite, tolleranza nel nord fino al razzismo estremo che dilaga nel sud degli States dove la musica del Dr. Don è acclamata dai bianchi, che sono così gretti e meschini da non accettarlo nei “loro” ristoranti e hotel.
Oltre che da questo profondo odio, dal dover sempre imporsi di non reagire, l’animo di Don è anche dilaniato dal fatto che lui è profondamente diverso dalle persone appartenenti alla sua razza, una frase che lui rivolge appunto a Tony, in un momento di acuta e lacerante disperazione, mi ha colpito molto:”Non sono abbastanza nero, non sono abbastanza bianco e non sono abbastanza uomo, ma io chi sono?”.
All’inizio il film è molto slow e, onestamente, non avvince lo spettatore, ma, poi, quando il rapporto tra Don e Tony inizia a rodare e, pian piano, si “stringe” attraverso battute, confidenze, ricordi di vita, fino a consolidarsi in un’amicizia che durerà, realmente, tutta una vita.
Lo consiglio vivamente, perché è un film bellissimo, in cui non c’è nulla di stonato, le tematiche affrontate, l’umorismo, l’ironia, i paesaggi e la stupenda musica, accompagnano questo lungo viaggio che porterà alla scoperta e al miglioramento reciproco dei due protagonisti.
Etichette:
film,
green book
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