pâtes et pattes

Chi mi conosce sa, che a Torino, divento proprio una persona differente rispetto a Parigi. Qui sono sempre rintanata a casa, non perchè questa città non sia bellissima, ma io mi trovo a disagio e ho un raggio di azione molto limitato! Spinta dalla curiosità e dalla vicinanza del cinema a casa, sono andata a vedere questo film di Thomas Anderson

Si svolge negli anni cinquanta ed è la storia di Reynold Woodcock, stilista inglese re della moda dell'epoca. Vive nella casa atelier con la sorella Cyril, una donna algida che è sempre presente e lo aiuta sia a livello lavorativo che per liberarsi delle amanti che Reynold non ha il coraggio di liquidare.

Reynold è un uomo egocentrico, capriccioso, rigido nella sua routine quotidiano e un giorno incontra Alma, una cameriera, ne rimane folgorato al punto di invitarla la sera stessa a cena e che dall'indomani diventerà la sua musa, modella e, in seguito, occasionalmente amante e poi moglie.

Alma non si fa scomporre dagli stati esaltativi alternati, densi di iperattività e insonnia, a quelli di estremo isolamento del marito e va avanti imperterrita creando un "gioco" che va al di là dell'immaginazione dello spettatore e durante tutto il film si ispessisce il filo che li unisce e li unirà sempre.

Un filo invisibile, come quello dei piccoli messaggi segreti che il sarto ha l’abitudine di cucire negli orli delle sue creazioni, tiene unito lo spettatore fino alla fine, completamente assorbito dalla perfezione degli ambienti e dalla bravura degli attori.

Ho apprezzato moltissimo la scenografia , l'interpretazione di Daniel Day-Lewis (Reynolds), Vicky Krieps (Alma) e Lesley Manville (Cyril), ma la trama, anzi, soprattutto il rapporto che unisce, al di là di tutto, i due protagonisti per me è assolutamente sconcertante.