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Magali

Magali
domenica 30 dicembre 2012
Ringraziamo Cinzia e Valentina per aver incluso il nostro "Pesce in giallo" nel menù del loro coloratissimo contest
Ho pensato e ripensato alle parole più significative per gli auguri di fine anno … e poi mi sono arrivate da Claudio, un compagno di scuola ritrovato su FB, mi sono apparse, subito, di buon auspicio e, soprattutto, riflettono lo spirito con cui cerco di vivere quotidianamente la mia vita e quindi non posso che riproporvele augurandovi di aggiungere un pizzico di coraggio per far prendere forma ai vostri desideri!

Il cammino dell'uomo
diventa una passeggiata
quando la sua mente percepisce
le emozioni che lo guidano....
un 2013 di grandi emozioni !!!!!
                        Claudio



“Le strade per l’inferno sono lastricate di porri e patate”, il potage parmentier è una ricetta tanto semplice quanto accattivante, spesso, trascurata nelle nostre cucine.
Ebbene Magali ed io vogliamo concludere con questa nostra versione quest’anno, che per noi è stato intenso, ricco e soprattutto più significativo grazie alla vostra presenza.



Potage H&M
Ingredienti per 4 persone:
3 patate
8 porri piccoli e bianchi
1 vasetto scarso di yogurt bianco
noce moscata grattugiata fresca
sale
olio extravergine di oliva
parmigiano grattugiato fresco

Preparazione:
fate cuocere in acqua salata le patate. Pelatele e passatele al mixer con un pochino di acqua di cottura.
Pulite i porri e tagliateli a rondelle, fateli cuocere nel passato di patate (che deve essere un pochino liquido) per 15 minuti a fuoco basso, aggiungendo una grattugiatina di noce moscata.
Aggiungete lo yogurt, mescolate e fate cuocere ancora qualche minuto e regolate di sale se necessario.
Al momento di servire aggiungete “a crudo” l’olio e se gradite spolverizzate con parmigiano grattugiato fresco.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”
domenica 23 dicembre 2012

E la tradizione continua Magali ed io eccoci qui, insieme come d'abitudine, in queste festività per augurare a tutti voi tanta serenità. E' banale ribadirlo, ma il bicchiere di ognuno di noi sarà sempre più pieno di quello di qualcun altro. Noi ne siamo consce e quindi non ci resta che innalzare i calici e dirvi "Auguroni con tutto il cuore affinchè nella vita di ognuno di voi entri un po' di magia!"
Questo è un dolce che prepariamo ogni anno e regaliamo a coloro a cui vogliamo bene, è a base di miele e spezie e per noi "sa di Natale"!


Dolce al miele speziato
Ingredienti per due stampi da 27 cm
400 g di farina 00
40 g di farina integrale (io ho usato solo farina 00)
75 g di zucchero bianco
75 g di zucchero di canna
2,5 cucchiaini di melange di spezie per pain d’épices (cannella, badiana, garofano, cardamomo)
1 bustina di lievito per dolci
1 cucchiaino di bicarbonato
1 pizzico di sale
3 uova
10 cl di olio di semi
300 g di miele liquido
25 cl di the forte
6 cl di whisky
1 un succo di arancia e la sua buccia grattugiata

Preparazione:
preriscaldate il forno a 150°.
Foderate gli stampi da plumcake con carta oleata.
In una terrina mescolate le farine, gli zuccheri, il sale, le spezie, il lievito e il bicarbonato.
In un’altra il miele, il whisky, il succo di arancia e la buccia grattugiata.
Preparate un the molto forte (io ho usato English Breakfast della Twinings) e versatelo nel composto del miele e mescolate.
Versate pian piano questo composto “liquido” in quello a base di farina, mescolate. Aggiungete un uovo alla volta mescolando.
La pasta risulterà molto liquida, ma è normale.
Dividete la pasta nei due stampi e poi infornate per circa 50 minuti.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”
mercoledì 19 dicembre 2012
Parlavo, oggi, con Magali e le ribadivo, quanto, per moltissimi motivi, siamo fortunate. Guardando intorno a noi solo tanti problemi ... quest'anno, più del solito, abbiamo cercato di fare qualcosa di più significativo, più tangibile per le persone a cui vogliamo bene. Non abbiamo la bacchetta magica, ma speriamo di aver contribuito a far sì che il giorno di natale a qualcuno arrivi un pacchettino con dentro un raggio di sole, che possa renderlo un po' più sereno.
Per alcuni è stato un piccolo sacrificio duranto tutto l'anno, per altri gesti impulsivi dettati dal cuore, ma tutti sempre generati da un sentimento di affetto.
Vi parliamo di questo, perchè questa è la nostra vita e sul blog noi vi raccontiamo sempre cosa combiniamo, quello che ci passa per la testa e poi, perchè Magali almeno quando io ho le dite impegnate sulla tastiera può stare tranquilla!
Non vogliamo ostentare il nostro comportamento, anche perchè non è limitato a questo periodo, ma la nostra disponibilità umana dura tutto l'anno, ma, soltanto, siamo convinte da sempre che gesti positivi non possano far altro che diffondere bene e siamo certe, di questi tempi, sia veramente prezioso, noi crediamo ancora alla favola che se ognuno facesse anche solo qualcosa di piccolo, il mondo sarebbe migliore.


Eccoci qua Magali ed io siamo molto contente per il premio della critica che ci è stato assegnato per i raviolstrudel, ci piace, sempre essere ospiti a casa di Franci , ringraziamo lei e i giudici!
Ecco qui pronte per una nuova sfida, il consueto appuntamento mensile con Cinzia e Valentina
Ecco la nostra preparazione



Pesce in giallo
Ingredienti per 4 persone:
500 g di tonno fresco
8 patate piccole
4 scalogni
10 cl di vino bianco
20 cl di panna (io ho usato quella di soia)
1 noce di burra
½ cucchiaino di curcuma
2 peperoni rossi
olio extra vergine di oliva
sale
pepe

Preparazione:
pelate le patate e fatele cuocere in acqua bollente salata. Fate raffreddare e poi tagliatele a fette.
Tagliate il tonno a pezzi.
Pulite e affettate finemente lo scalogno.
In una padella fate riscaldare la noce di burro,la panna e la curcuma, aggiungete il tonno e lo scalogno, fate cuocere 2 minuti, poi aggiungete il vino e fate cuocere ancora 5 minuti.
Aggiungete le patate e mescolate.
Preparate la salsa di accompagnamento: fate cuocere in forno a 180° i peperoni per 1 ora. Toglieteli dal forno metteteli in un sacchetto di carta e poi di nylon finchè non saranno freddi. Pelateli e passateli al mixer unendo sale, pepe e due cucchiai di olio.
Servite in cocotte monoporzione.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”
lunedì 10 dicembre 2012
Ecco qui due foto che mi ha mandato mio marito, proprio in questo momento, da Berlino. Certo che il Natale è sempre accompagnato da una magica atmosfera! Vi chiedo scusa, ho un sacco di ricette, di fotografie, di cose da raccontare, ma ho anche un sacco di cose da fare e quindi non riesco, nonostante i buoni propositi ad essere più presenti sul blog! Poi detto fra noi, Magali, con questo freddo, trascorre quasi tutto il giorno acciambellata sul lettone e smuoverla è un'impresa titanica!



Rieccoci, sul filo di lana, per partecipare, con un finger food dolce, al contest di Francy  "Un natale da leccarsi le dita" in collaborazione con Gualtiero Villa , Evo Milano e Olio Sidoti

Magali ed io abbiamo rispolverato e rivisitato il dolce a noi più caro lo strudel, lo abbiamo creato mignon e con un ripieno un più natalizio.


Ne abbiamo fatto anche qualcuno vuoto, ispirandoci ai biscottini della fortuna cinesi, in cui abbiamo inserito un messaggio augurale.


Raviolstrudel
Ingredienti per tanti raviolstrudel:
Per la pasta:
150 g di farina
1 uovo
1 cucchiaio di zucchero
30 g di olio evo
½ bicchiere di acqua tiepida
un pizzico di sale

per il ripieno:
500 g di mele golden
35 g di zucchero
70 g di uva sultanina
35 di gherigli di noce tritati
30 g di pinoli
35 g di burro
6 cucchiai di pane grattugiato
i chicchi di un melograno
un po’ di cannella in polvere (secondo il vostro gusto)

Un po’ di burro per imburrare la placca del forno
Un po’ zucchero vanigliato per guarnire

Preparazione della pasta:
su un piano infarinato mettete la farina a fontana, nel centro aggiungete l’uovo, il cucchiaio di zucchero, l'olio evo e il pizzico di sale, cominciate a mescolare, aggiungete dolcemente il mezzo bicchiere di acqua tiepida. Quando tutta la farina è incorporata, impastate molto e poi formate una palla. Per rendere la pasta elastica dovete sbatterla con forza contro il bordo del tavolo più volte. Formate nuovamente una palla. Contemporaneamente mettete una casseruola con dell’acqua a bollire. Dopo che l’acqua è arrivata ad ebollizione, buttatela e mettete la casseruola calda rovesciata sulla palla di pasta. Fate riposare la pasta.
Preparazione del ripieno:
intanto che la pasta riposa, preparate il ripieno: pelate le mele, togliete i semi, tagliatele in quarti, poi ancora, in fette spesse circa 3 mm e poi a dadini.
Fate fonder il burro e aggiungete il pane grattugiato. Togliete dal fuoco.
Aggiungete alle mele: lo zucchero, i chicchi di melograno, i pinoli, le noci, il burro fuso con il panpesto e un po’ di cannella (secondo il vostro gusto) e mescolate.
Stendete la pasta e con l’aiuto della macchina tirate delle sfoglie fino non finissime (penultima tacca). Fate i raviolstrudel usando l’apposito stampo da ravioli, mettete dentro ognuno un cucchiaino abbondante di ripieno.
Posate delicatamente i raviolstrudel sulla placca del forno imburrata.
Preriscaldate il forno a 180* ed infornate per 15 minuti.
Spolverizzate con lo zucchero vanigliato e servite tiepidi.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”

domenica 2 dicembre 2012
Come avete ben capito in questo blog la cucina non regna sovrana, sono una donna che ha bisogno di fare, muoversi, osservare … La maggior parte delle persone sono contrarie alla monotonia, ma io cerco, nel mo piccolo di metterlo veramente in pratica, industriandomi in tutti i modi, perchè l'aggettivo "piatto" non rientra nel mio vocabolario. Guardandomi dall'esterno mi rendo conto non sia facile essere come me, sempre pronta a partire per qualche sfida reale o virtuale, comporta un dispendio di energie notevole, ma non potrei esserer diversa,  non potrei avere una vita sempre scandita dai medesimi ritmi, questo lo reggo al massimo per due mesi di fila. Oggi guardavo tutto l’archivio di cose che vorrei pubblicare, praticamente sono infinite: mostre, fotografie, ricette, riflessioni, quindi se qualcuno vien solo per vedere "cosa bolle in pentola" rimane costantemente deluso, perché a me piace sempre raccontarvi qualcosa di ciò che faccio al di fuori delle pareti domestiche o qualche dissertazione con la pelosotta che è tornata a casa dopo essere stata ospitata, durante la mia recente assenza (anche qui quante cose da dirvi! Ma questa è un’altra storia!) ed è pronta a presentarvi la ricetta di oggi che è a base del suo piatto preferito, ma prima vi narro di una mostra che ho visto un po’ di tempo fa qui a Torino, a Palazzo Madama. All’inizio sono rimasta un po’ titubante, perché mi sono ritrovata nelle sale tra dipinti antichi, stucchi e decori di epoca barocca e poi lì tra queste opere di altri tempi sono state ambientate quelle di Robert Wilson estremamente moderne, inusuali, vive: Le ho trovate innovative, non avevo mai visto rappresentazioni così attraenti, sono praticamente delle gigantografie tridimensionali soggetti a movimenti impercettibili donando loro una connotazione presente e vitale.

«Credo che queste opere possano essere viste in numerose situazioni: in un museo, alla fermata della metropolitana, mentre si è in coda all’aeroporto. Potrebbero essere sul quadrante di un orologio da polso, in televisione, oppure un’immagine nella vostra casa, appese a una parete. Possono essere nella cornice di un camino, al posto del fuoco. Su una parete di casa, come una finestra, una finestra che ci mostra un altro mondo. È qualcosa di molto personale. Si tratta di un documento del nostro tempo. Sono ciò che io chiamo ritratti». Robert Wilson


Pur essendo diventate pigrissime, non potevamo non cogliere l'invito della carissima Francy (lei non lo sa ma attraverso FB leggiamo sempre delle sue vicissitudini familiari, culinarie e lavorative e ci sembra un po' di essere le sue vicine di casa) e partecipare al suo contest "Un natale da leccarsi le dita" in collaborazione con Gualtiero Villa , Evo Milano e Olio Sidoti


Ed ecco la nostra, anche se l'idea l'ha avuta Magali, creazione.


 

Gamberi vestiti a festa
Ingredienti per 4 persone:
12 code di gamberi grandi
mezza confezione di pasta sfoglia
olio extra vergine d’oliva q.b.
il succo di un limone
sale
1 tuorlo d’uovo
semi di papavero

Per accompagnare maionese fatta in casa con olio extravergine d’oliva

Preparazione:
togliete il guscio ai gamberi e privateli del “filino” nero con uno stuzzicadenti.
In una scodella amalgamate bene l’olio con il succo di limone, regolate di sale e mettete i gamberi a marinare per circa un’ora. Toglieteli dalla marinata e asciugateli bene.
Srotolate la pasta sfoglia e tagliate delle strisce larghe 2 cm. Arrotolate ogni gambero delicatamente.
Metteteli in una teglia foderata con carta forno e poi spennellateli con il tuorlo d’uovo amalgamato con due cucchiai d’acqua. Cospargete di semi di sesamo.
Fate cuocere in forno preriscaldato a 200° per 20 minuti circa.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”


sabato 24 novembre 2012
Sono qui rinchiusa in albergo, perché negli unici giorni di riposo si hanno imprevisti di salute, ma pazienza … per fortuna c’è internet e così bighellono un po’ di qua e di là e dopo aver girovagato mi domando, perché?
Sono stanca perché a volte i blog, le ricette di cucina sono volte solo allo stupire, all’apparire più che all’essere. Vengono cucinati cibi astrusi, che non passerebbe mai di mangiare ...
Purtroppo non ho la mia fedele assistente al mio fianco, perché è ospite da un’amica e vi assicuro trattata come una regina, tale è ovviamente il suo rango, quindi non ho risposte per questa mia questione, posso solo dire che io, ormai dal lontano 1995, non mangio carne e non ne sento assolutamente la mancanza, quindi non posso sapere se si cucinano tali animaletti per virtuosismo culinario o perché se ne ha una gran voglia di mangiarli. Tutto questo mi fa riflettere sul fatto che tutti quanti noi, indipendentemente, da cosa ci cibiamo, dovremmo fare l’esercizio, ogni tanto, di avvicinarci a tale fonte di energia, solo ed unicamente spinti dalla fame?
Quante volte ci accade?
In questi giorni ho provato veramente mangiare con estremo appetito al punto di non capire più nulla e interrompere il lavoro per poter addentare voracemente un panino, ebbene era da tempo che non provavo una sensazione del genere, spesso mangio per abitudine, noia, golosità, ma mai spinta da reale appetito.
Spero, questa volta, di essermela cavata anche senza l’aiuto della mia mitica gatta zen!
Vi parlo invece di un altro gatto che sta a cuore a molti, il tenero Giacomo, prima di assentarmi per lavoro ho avuto il tempo di andare due giorni a vedere come sta e l’ho trovato bene, aveva solo un occhietto che spurgava un po’ e spero si rimetta a posto. Insieme a lui sono arrivati anche tutti i suoi amici pelosotti, tutti belli in carne, visto che prima di partire i nostri amici, Pia e Roby, avevano lasciato loro la mangiatoia ben riempita.
Ecco una foto di come ho trovato il pelosotto, da me soprannominato in inverno, bollitore peloso!


Da quando ho visto questa ricetta, che ho seguito pari pari, sul blog della mia amica Loredana, ho sempre voluto cucinarli, poi ho sempre rimandato, perché ero convinta che la preparazione fosse lunga ed invece mi hanno piacevolmente stupito. Mi sono piaciuti, perché rimangono “tenaci” rispetto a quelli di patate, quindi se avete ospiti, potete farli cuocere un pochino prima e farli saltare in padella al momento di portarli in tavola.
Sono arrivata a casa, ho tante cose da raccontarvi prossimamente, prometto che ci rivedremo presto, vi lascio ora a questa torta semplice, ma ottima e ... a presto.


Gnocchetti di ceci di Loredana ai carciofi
Ingredienti per 4 persone:
Per 4 persone
220 gr farina più un pò
160 gr ceci lessati (io ho usato quelli in scatola, peso da sgocciolati)
1 spicchio di aglio intero
2 uova
2 carciofi
1 limone
½ bicchiere di vino rosé
prezzemolo
olio extravergine di oliva
6 cucchiai di parmigiano grattugiato fresco
sale
6 cucchiai di parmigiano grattugiato fresco

Preparazione:
frullate i ceci con le uova, poi incorporate la farina setacciata, un pizzico di sale e impastate con le mani fino ad avere un impasto morbido, ma di una certa consistenza.
Sulla spianatoia infarinata formare dei salsicciotti (1,5 cm) poi tagliateli a gnocchetti.
Rigateli sui rebbi di una forchetta.
Pulite i carciofi, affettateli sottilmente e metteteli in una scodella con acqua e il succo di limone.
In una padella fate rosolare 5 cucchiai di olio con uno spicchio di aglio, aggiungete i carciofi sgocciolati, sale e il mezzo bicchiere di vino. Cuocete a fiamma alta per 5 minuti, aggiungete il prezzemolo, mescolate e togliete dal fuoco.
Lessate gli gnocchetti in abbondante acqua bollente salata, scolateli dopo 4' che saranno venuti a galla, scolateli poco per volta con una schiumarola e metteteli nella padella con i carciofi.
Con quattro cucchiai di parmigiano preparate in una padella antiaderente quattro cialde.
Al momento di servire, spolverizzate con due cucchiai di parmigiano e fateli saltare un attimo.
E come dice “leccatevi i baffi”
martedì 13 novembre 2012
Quando ho visto che la ricetta del mese erano le arancine (mi piace molto parlarne al femminile) mi sono sentita smarrita, volevo demordere e non pensavo di riuscire a farcela. Per fortuna, ormai lo sapete, ho la fortuna di condividere la mia vita con Magali, che mi supporta, ma soprattutto sopporta, così sono andata subito da lei per ottenere sostegno morale. Già il momento non era dei migliori visto che lei stava beatamente acciambellata sul cuscino sul divano, ma dovete sapere che io quando devo chiederle qualcosa non resisto e non ho esitato, con suo sommo dispiacere, a svegliarla. Le ho spiegato alla veloce la situazione, lei non ama le lungaggini, i giri di parole superflue e futili, esternandole i miei timori. Lei ha risposto prontamente, solo perchè desiderava rimettersi a dormire, "Tenta, mettiti alla prova, tanto noi partecipiamo solo per il gusto di esserci". In effetti con le sue semplici parole mi ha illuminato, io faccio parte di questa tenzone, solo per il gusto di esserci e per null'altro. Proprio oggi ripensavo alle molteplici piccole e grandi sfide che ho intrapreso nella mia vita, e tantissime mi hanno fatto sorridere per la loro originalità e quindi anche questa delle arancine sarà l'ennesima da ricordare con ironia, soprattutto pensando quando a fine giornata ho urtato il manico del padellone profondo dove avevo fritto le suddette ed è caduto dell'olio, parecchio direi, che si è insinuato in modo subdolo ed inspiegabile, sulla mia parte destra impregnando tutta la mia amata tuta dalla chiappa fino alla caviglia, nel forno, in un cassetto casualmente aperto, dentro il cellulare, ma, come sempre, cerco di vedere il lato positivo e mentre continuavo ad inzuppare stracci e, poi, a sgrassare, dicevo a me stessa, menomale che non era bollente e si era già raffreddato e, soprattutto, Magali non era nei paraggi! Ed in effetti è proprio così bisogna sempre essere contenti, perchè se si analizza a fondo qualsivoglia evento ... poteva andare peggio.
Devo confessare ed esternare a voi che "mai più toccherò le sacre sponde" ovvero mai più ritenterò l'impresa epica delle arancine!
Sono contenta di essere riuscita, ero terrorizzata che si spappolassero, e questo non è successo, ma, la preparazione per me, per il mio carattere è stata troppo lunga. Tutto ciò è anche influenzato dal fatto che non amo i fritti e soprattutto prediligo i chicchi di riso ben staccati, ma devo dire che in famiglia questE arancinE sono state gradite anche dai più maschilisti!
Ringrazio Roberta, di cui abbiamo seguito fedelmente la ricetta, che mi ha dato la possibilità di sperimentarmi e vincere la fobia dello spappolamento e l'MTC che mi dà la possibilità di mettermi alla prova ed imparare sempre cose nuove.

Ecco la nostra versione:




Tris di arancine
Ingredienti:
Per il riso
1 kg di riso originario (alcuni usano il Roma)
2,5 l circa di brodo vegetale (con carota, cipolla, sedano)
una bustina di zafferano
50 g di burro
50 g di parmigiano grattugiato
una cipolla medio-piccola
olio evo q.b.
sale q.b.


Per il ripieno "alla finta carne" con ragù alla soia e piselli (per circa 6 arancine) ho seguito questa mia ricetta pubblicata tempo fa, un pochino modificata:
1 cipolla rossa
50 g di fiocchi di soia
4 dl di brodo vegetale (potete usare un dado)
1/2 lattina di passata di pomodoro (io ho usato del pomodoro fresco passato, che congelo sempre a settembre)
½ bicchiere di vino rosé bicchiere
un cucchiaino di sale
un cucchiaino di zucchero
olio di oliva


Per il ripieno "al burro" con pancetta, taleggio e besciamella (per circa 6 arancine):
50 g di pancetta dolce a dadini togliete bene tutto il grasso
80 g di taleggio
100 ml di latte + 10 g di farina + 5 g di burro + sale q.b. per la besciamella

Per il ripieno di Magali con pesce (per circa 6 arancine):
100 g di filetti di merluzzo
20 g di pinoli
20 g di uvetta sultanina
2 cucchiai di aceto balsamico
sale
olio di oliva

Per la lega (ne resterà molta, ma occorre poter immergere bene l'arancina)
800-900 ml d'acqua
la metà di farina
una manciata di sale

Per la panatura (ne resterà molto anche qui)
700-800 g di pangrattato

Per la frittura
3 l di olio di semi di mais (o comunque abbondante per poter friggere in olio profondo)


Preparazione:
il riso va preparato con qualche ora d'anticipo, perché al momento della preparazione delle arancine dev'essere ben freddo.
Preparate il brodo vegetale con gli aromi. Una volta pronto, rimuovete la carota, il sedano e la cipolla di cottura e sciogliere lo zafferano nel brodo. Regolate di sale.
In un tegame capiente, dare un giro abbondante di olio evo e fate appassite la cipolla tagliata finemente. Versate il riso e fate tostare un pochino. Versate nel tegame buona parte del brodo, non tutto in modo da poterne aggiungere all'occorrenza regolandosi in funzione del tipo di riso e della sua cottura.
Fermate la cottura quando il riso sarà al dente e si presenterà piuttosto compatto (ovvero non dev'essere cremoso come un tipico buon risotto!). Immergete il tegame nel lavello riempito d'acqua fredda (evitando che l'acqua entri all'interno) e mantecate con il burro e il parmigiano grattugiato. Se serve, per abbattere la temperatura ed evitare che il riso continui a cuocere, rinnovate l'acqua fredda dentro il lavello.
Una volta tiepido, versate il riso dentro una teglia e lasciare da parte affinché raffreddi completamente. Poi coprire con carta d'alluminio e conservate in frigorifero per almeno 3-4 ore.

Anche il ragù è bene prepararlo in anticipo, sia per comodità sia perché anch'esso dovrà essere freddo al momento della preparazione delle arancine.
cuocete i fiocchi di soia nel brodo vegetale, circa 10 minuti dall’ebollizione. A fine cottura scolateli bene.
Pelate ed affettate finemente la cipolla e mettetela in una padella con un po’ di olio di oliva.
Aggiungete la soia, zucchero e sale, aggiungete il vino e fate evaporare dolcemente. Aggiungete la passata e mescolate di tanto in tanto. Fate cuocere per circa 30 minuti.
Aggiungere i piselli, mescolate delicatamente e cuocete per altri 5 minuti, lasciare raffreddare il tutto.
Per il condimento "al burro", preparare una besciamella vellutata (e con il giusto grado di sale, anche questo servirà a dare sapore al ripieno) e lasciate raffreddare.
Una volta fredda, aggiungere il pancetta e il taleggio tagliati a tocchetti piccoli e amalgamare.
Per il condimento di Magali in una padella con un pochino di olio, fate soffriggere il pesce a tocchetti, aggiungete i pinoli e l’uvetta, salate, sfumate con l’aceto balsamico e fate saltare per 5 minuti.

Cominciate dalla preparazione della "lega". Versate l'acqua in una scodella profonda, aggiungete la farina, una bella manciata di sale e amalgamate bene con una frusta. Tenete da parte e passate alla creazione delle arancine.

Iniziate la preparazione delle arancine tonde o ovali come preferite. Una volta terminato, lasciatele riposare per una mezz'ora, in modo che raffreddino (anche se il riso era freddo di frigo, col calore delle mani si saranno un po' scaldate) e che il riso si compatti rendendo poi più facile la farcitura.

Tenendo la palla di riso con una mano, con il pollice dell'altra mano create un buco in alto e al centro e cominciate ad allargarlo spingendo sia verso il basso che sui lati. Posate nuovamente la palla di riso sul vassoio e passate alle altre, fino a completarle tutte.
Se prevedete di fare anche quelle ovali, procedete con queste prima di passare al ripieno delle precedenti. In questo caso, con il pollice occorre fare una pressione al centro per lungo, spingendo anche in questo caso verso il basso e sui lati.

Con la punta delle dita prendere un po' di ragù con i piselli e inserirle all'interno del buco precedentemente creato.
Poi chiudere l'arancina: un po' spingendo "la conza" - il condimento - verso il basso, e un po' cercando di portare in avanti il riso per chiudere l'arancina. Girare l'arancina tra le mani per darle la forma e per rendere la superficie liscia e compatta, senza buchi o piccole fessure. Posare l'arancina con il ripieno sul vassoio e passare ad un'altra, fino a completarle tutte.
Al termine, lavare le mani e ripetere l'operazione con il secondo ripieno.
Al termine, lavare le mani e ripetere l'operazione con il terzo ripieno.

Quando tutte le arancine saranno pronte sul vassoio, passare alla "lega". Date qualche colpo di frusta alla pastella per riprendere l'amalgama di acqua e farina e a questo punto immergete singolarmente le arancine dentro la lega, poggiandole poi sul vassoio, fino al completamento dell'operazione per tutte le arancine. Fate in modo che la lega scoli un pochino dall'arancina al vassoio e non finisca a fiotti dentro il pangrattato creando un mezzo pappone che poi finisce sulla superficie delle arancine. Scolando, tra l'altro, la lega resta uno strato sottile, sottile sarà la panatura e sottile e croccante sarà la crosticina finale.

E ora la panatura.
Versate il pangrattato dentro una teglia e, ad una ad una, passate ogni singola arancina dentro il pangrattato, pressandole bene con le mani per "saldare" bene lega e pangrattato, per rendere compatta la superficie delle arancine e, all'occorrenza, per riprenderne un pochino la forma.

E finalmente la frittura!
Versate l'olio in un tegame piuttosto alto. Quando l'olio sarà ben-ben-ben caldo, immergere le arancine per 2-3 minuti o comunque fino a quando non risulteranno dorate in superficie.
Servite e mangiate calde.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”
lunedì 5 novembre 2012
Come scrivevo oggi ad una mia amica, ho sempre tante cose da raccontarvi, ma si accumulano, perchè sono proprio una pigrona ... Magali non ha nulla da ridere, in quando in questo periodo, in cui la sua pellicciotta sta diventando sempre più fitta e folta, trascorre gran parte del suo tempo a dormire e non ama molto essere disturbata!


Dicevo ho sempre tante cose da raccontare e, a volte, non so da che parte cominciare ... spesso ne metto qualcuna da parte e il "mucchio" aumenta sempre più.
Questo accade, perchè il tutto si intreccia alla vita reale, quotidiana, alle emozioni condivise ...
Raccontare per filo e per segno può risultare noioso e credo, conti, l'essenza, ciò che ne traggo, quelle famose perle di saggezza di cui vi parlavo l'altra volta, che fanno sì che la vita sia sempre variegata.
Per il mio carattere, a volte, mi pare di trascorrere una vita, a tratti noiosa, ma in realtà, nel mio piccolo, sono fortunata e, rispetto a molti, riesco a fare parecchie cose.
Oggi vi parlo di una mostra che ho visto quest'estate, sulla principessa Grace di Monaco, donna di gran classe, che in ogni occasione ha saputo essere all'altezza di un ruolo molto difficile sottostando alle regole del savoir faire con molta naturalezza.



L'esposizione non contava molte fotografie e gigantografie, ma è stato bello, perchè dislocate in vari punti, all'aperto e non, del magnifico villaggio Les Baux de Provence. Guardare la mostra è stata una piacevolissima occasione per rivalutare queste stradine con scorci inaspettati resi ancora più vivi dai colori splendenti e dai netti contrasti esaltati dalla stupenda giornata di sole.

 


 

Ed è proprio quest'aria così estiva che mi ha fatto pensare alla ricetta di oggi, perchè il colore tema del contest di Cinzia e Valentina è l'arancione luminoso, brillante, quindi ho unito le sensazioni di gioia, calore, vividezza ad ingredienti autunnali.
Ed ecco, ovviamente con la supervisione di Magali, cos'ho preparato, con estrema soddisfazionae, una ricetta fatta, mangiata e pubblicata subito, subito.



Il sole a colazione
Ingredienti per 14 pancakes:
150 g di farina
20 g di zucchero
1 cucchiaio di lievito
1 pizzico di sale
800 g di zucca (200 g di polpa di zucca cotta)
1 uovo
180 g di latte
2 cucchiaini scarsi di semini di vaniglia
1 cucchiaino scarso di spezie miste (cannella, badiana, garofano, cardamomo)
burro per ungere la padella

Per accompagnare:
2 clementine
1 cucchiaio di zucchero
150 g di succo di clementine
50 g di zucchero

Preparazione:
la notte precedente pelare “al vivo” gli spicchi delle due clementine.
Spremere le altre clementine in modo da ottenere 150 grammi di succo.
Mettete con delicatezza gli spicchi in un contenitore, cospargeteli con un cucchiaio di zucchero e con il succo, mettete il coperchio e ponete in frigorifero.
Pelate la zucca, tagliatela a tocchi mettetela in una pirofila coperta con un foglio d’alluminio, in forno a 180° per circa 20 minuti. Fate raffreddare e scolate bene e mettete in un contenitore in frigorifero. Quest’operazione la potete fare anche il giorno successivo.
L’indomani mattina togliete i contenitori dal frigorifero.
Scolate ancora i pezzi di zucca e frullateli, utilizzatene 200 grammi.
In una terrina mettete la farina setacciata, lo zucchero, il lievito, il sale e mescolate.
In un’altra terrina mettete la polpa di zucca, l’uovo, la vaniglia, le spezie e amalgamate bene il tutto, aggiungete piano il latte e amalgamate. Aggiungete pian piano a pioggia il composto “secco” e amalgamate bene.
In una padella antiaderente unta di burro, fate cuocere i pancakes.
Togliete gli spicchi e adagiateli su un piatto, in una padella mettete il succo delle clementine filtrato e 50 grammi di zucchero e fate cuocere per circa 20 minuti finchè non si addensa, mettetevi gli spicchi, girateli, lasciate sul fuoco per un minuto.
Irrorare con lo sciroppo i pancakes al momento di servire e guarnire con gli spicchi.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”
domenica 28 ottobre 2012
In questi giorni a Torino si sta svolgendo il


Abito a Torino e non vado al Salone del Gusto. 
Credo, che la maggior parte dei visitatori che in questi giorni hanno affollato il "Salone del Gusto" di Torino, si è recato principalmente per assaggiare e scoprire novità locali o gusti di altri paesi. Su questo non c'è nulla di negativo, ma è limitativo, perchè il significato di questa kermesse è ben altro. Innanzitutto conoscere la realtà, lo scempio che stanno compiendo "i grandi" ai danni dell'umanità.
Ho avuto il grande piacere di assistere ad una conferenza tenuta, qualche mese fa, da Carlo Petrini, fondatore di "Slow Food", che ho riassunto per voi, alla facoltà di Economia e Commercio e mi ha subito conquistato con la sua schiettezza, il suo parlare diretto con forte accento e intercalato da qualche parola in dialetto piemontese, riuscendo ad incantare una platea di oltre 400 ragazzi che lo hanno ascoltato in religioso silenzio.
Nonostante il suo interloquire gioviale ha esposto concetti terribili, resi ancor più angoscianti se si pensa che questo rappresenta la verità:

"I terreni producono cibo, il cibo governa il ventre delle popolazioni e se si vuole dominare, bisogna dominare il ventre delle popolazioni, questo è sempre avvenuto. Oggi non è più necessario conquistare i terreni, basta avere la proprietà delle sementi, attualmente l’80% dei semi sono in mano a 5 multinazionali, ciò significa che con una politica di costruzione di ibridi. i contadini non seguono più una pratica millenaria, che consisteva nel produrre i semi dai frutti, ora dal raccolto, effettuato con i semi acquistati dalle multinazionali, non si riesce più a produrre i semi. “Terra madre” sta cercando di riscattare le banche dei semi gestite dai contadini, affinchè la proprietà sia delle comunità, il seme è l’essenza della vita e deve essere un bene comune, non nelle mani di pochi che vogliono solo governare il mondo in base a questa logica.
Bisogna rendersi conto, che stiamo perdendo la fertilità dei suoli, i suoli si stanno impoverendo a causa dell’utilizzo della chimica negli ultimi centoventi anni.
I prodotti chimici che, in prima fase avevano aumentato il volume della produzione dei raccolti, ma superato un certo limite, l’utilizzo è diventato lesivo della fertilità dei suoli. Negli ultimi 20 anni Il suolo non è più fertile e ci troviamo in una situazione fortemente problematica, visto che si ha sempre un maggior incremento di popolazione a livello mondiale.
Nei prossimi anni mancherà l’acqua sul pianeta, sostanzialmente la causa principale delle future guerre a livello planetario sarà la carenza d’acqua, oggi, ad esempio, tra Israele e Palestina esiste una battaglia sulla questione del fiume Giordano, che è un fiume accentratore di interessi sia delle popolazioni israelite che palestinesi. Quando la Turchia realizzerà grandi dighe sui fiumi che bagnano la Siria e l’area circostante, ci saranno tensioni durissime, perché l’acqua è l’elemento principale per la produzione agricola.
Inoltre l’irrigazione convenzionale, in zone come l’Africa, determina che il 75% dell’acqua non tocca il terreno perché evapora prima, questo significa che in situazioni particolari come quelle del continente africano, bisogna utilizzare impianti a goccia, dove l’acqua entra immediatamente nel terreno e bagni in maniera differenziata, altrimenti l’evaporazione prima di toccare terra è elevatissima, ma, senza andare tanto lontano, anche la nostra agricoltura ha uno sperpero idrico inimmaginabile. Per non parlare della salubrità di queste acque.
Un altro rilevante problema è quello che dal 1900, vale a dire da 110 anni il pianeta ha perso il 75% della biodiversità, provate a immaginare cosa vuol dire aver convissuto con migliaia e migliaia di specie genetiche, di frutta e verdura, di razze animali che scompaiono nell’ordine del 75% in un solo secolo. Inoltre, è inammissibile, che appartenendo ad un paese potenzialmente agricolo, mangiamo frutta e verdura proveniente dai paesi più strampalati e, spesso, fuori stagione.
Ci siamo chiesti, perché non ci sono più giovani che vogliono fare i contadini? Perché le prospettive, ad esempio, sono queste: il latte viene loro pagato 28 cent al litro il latte, 9 centesimi al kg le carote, quindi se contiamo la fatica e gli scarsi guadagni, ecco la risposta.
Un altro dato di importanza rilevante è che in Italia buttiamo 4000 tonnellate di cibo edibile. I dati sono della FAO. Un miliardo della popolazione mondiale soffre la fame, quindi il 45% di cibo viene sprecato. Nei paesi del nord attraverso la perdita di valore del cibo, l’incuria, nei paesi poveri si spreca altrettanto perché non ci sono le infrastrutture che garantiscono il trasporto delle merci alimentari. Le comunità di pescatori del Senegal non riescono a portare il cibo nei villaggi interni perché non hanno impianti di refrigerazione e le strade non sono adeguate e quindi le derrate alimentari marciscono. Ogni minuto questa nostra umanità deve prendere atto della morte per fame di due bambini ogni minuto.
Ognuno di noi deve partire dal presupposto che può fare qualcosa nel suo piccolo: non sprecare, fare acquisti a chilometri zero, riciclare gli avanzi."
Carlo Petrini

Credo che la parte più interessante del “Salone del Gusto” siano le conferenze, ma, purtroppo, la moltitudine di persone che l’avrà affollato si sarà accalcata tra gli stand per assaggiare le specialità e sarà andata a caccia di chissà quali novità.
Io ho preferito rimanere con Magali nella mia tana, dove cerchiamo di mettere in pratica, nel nostro piccolo, non sprecando, comprando derrate di stagione, possibilmente dai contadini, aiutando materialmente il nostro prossimo a far sì che umani e pelosi che ci seguiranno trovino un ambiente migliore e non debbano subire lo spregio di ammalarsi per l’aria che respirano e il cibo che mangiano.

Vi lascio anche questa mini guida di Torino, che ho trovato in rete, per scoprire questa vecchia madama riservata, dai fasti reali e per apprezzarne altri gusti.

La preparazione di oggi è dettata dal fatto che, a volte, per casa girano come fantasmi cibi che nessuno ha voglia di mangiare come il pane, che diventa raffermo, e le costine, che sì fanno tanto bene bollite condite con poco olio, ma non sono molto invitanti …
Così abbiamo rivisitato una vecchia ricetta e siamo liete di partecipare a questo contest, anche se chiamarlo così ci sembra riduttivo Un giorno di ordinario appetito di ActionAid e Simplyfood  e a quello de la ginestra e il mare


Ed ecco la nostra preparazione:


Polpette dell’altro gusto
Ingredienti per 4 persone:
200 g di mollica di pane raffermo
2 uova
70 g di parmigiano grattugiato o altro formaggio stagionato
basilico tritato (del mio balcone)
150 g di costine bollite avanzate (peso da cotte)
mezzo spicchio di aglio tritato (a piacere, io non lo uso)
sale
2 dl di latte
1,5 dl d’acqua
olio per friggere (io utilizzo quello di oliva)

Preparazione:
in un’insalatiera mettete dell’acqua e il latte, mettetevi a bagno la mollica di pane tagliata in pezzi grossolani.
Tritate le costine, preventivamente bollite e strizzati.
Tritate la mollica di pane strizzata.
In un’insalatiere sbattete le uova con una presa di sale, aggiungete il parmigiano, il basilicoe l’aglio (a piacere). Aggiungete a la mollica di pane e le costine. Impastate con le mani e formate delle polpette.
Scaldate l’olio in una pentola antiaderente e fate dorare le polpette.
Scolatele su un foglio di carta assorbente e servite caldo.
Potete servirle così “in bianco” oppure in salsa di pomodoro.
E come dice Magali "leccatevi i baffi!".
giovedì 25 ottobre 2012
Oggi sono stata in vacanza senza spostarmi ...
Visto che dovevo fare una commissione subito dopo pranzo in centro, ho colto l'occasione per andare a vedere l'esposizione di Degas, che devo dire è organizzata in modo splendido. Le opere esposte sia pittoriche che scultoree sono molteplici e come sempre sono stupita, leggendo la sua vita, che nei tempi passati le persone iniziavano ad esprimere il loro talento molto presto, già a 19 anni lui aveva intuito e si era già incamminato lungo il cammino artistico, sconvolgente soprattutto se ci rapportiamo ai nostri tempi, con i mezzi di comunicazione che abbiamo a disposizione, vi dovrebbe essere un fiorire di talenti indicibile. Non posso giudicare le sue opere, ma prima di andare a rivederle, le avevo già viste a Parigi, più di una volta, non ho avuto che la conferma della sua espressività, ma che a me epidermicamente non trasmette l'emozione, la magia, l'incantesimo che mi dà guardare un'opera di Van Gogh o di Monet.



Ho pranzato qui a "L'angolo di Parin" una vecchia gastronomia piemontese convertita in ristorante e sono stata fortunata, perchè tra i vari piatti a base di carne, c'erano dei calamaretti con patate molto gustosi che ho subito scelto! L'ambiente è veramente gradevole, il servizio impeccabile e anche sul prezzo non si può dir nulla il menù, a pranzo, con scelta tra 5 primi e 5 secondi, composto da un primo, un secondo, acqua e caffè e di dieci euro. Unico difetto, per i turisti, la chiusura è domenicale!



E ora dopo tutte queste ciance veniamo alla ricetta, è da un po’ tempo all'ormai famoso contest  di Cinzia e Valentinami, che mi affascina da tempo, perché mi piacciono gli appuntamenti mensili e, nei quali, la fantasia può far da padrona, ma un po’ per pigrizia, un po’ per impegni vari e soprattutto per timore di non essere all'altezza, ho sempre rimandato …
Questa volta ho deciso di farmi coinvolgere un po’ all’ultimo momento, e di iniziare, ovviamente senza pretese, anche io a far parte della folta e schiera di partecipanti.
Ed eccoci qui con questa preparazione che ha il colore dell’autunno, ma con qualche reminiscenza estiva. L’abbiamo pappata in compagnia e a tutti è piaciuta moltissimo!


Estate travestita da Autunno
Ingredienti per 6 persone:
120 g di farina
35 g di parmigiano grattugiato fresco
1 cucchiaino di erbe di provenza
3 uova
30 g di olio di oliva
25 cl di latte
100 di feta
50 g di paté di olive nere
2 pomodori
2 cucchiai di olio extra vergine
sale

Preparazione:
in un’insalatiera mescolate la farina, 1 pizzico di sale, il parmigiano e le erbe di Provenza. Incorporate le uova, l’olio e il latte. Aggiungete la feta sbriciolata e il paté di olive, mescolate.
Mettete in una pirofila precedentemente unta e infornate in forno a 180°.
Tagliate i pomodori a fette. Dopo una decina di minuti, quando il composto nel forno si è un pochino rappreso, disponetevi le fette di pomodoro, un pizzico di sale e un pochino di olio extra vergine.
Fate cuocere ancora circa 25 minuti, servite tiepido o freddo.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”

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