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Magali

Magali
domenica 30 ottobre 2016
In attesa di sistemare le tante ultime foto scattate e di scrivere ampia descrizione, prometto che questa settimana lo faccio!
Domani sarà la notte di Halloween che mi ricorda la zucca che mi ricorda l'autunno, "miscelando" il tutto ne è uscito questo post!
Iniziamo con l'autunno: la poesia è lunga, ne sono conscia, ma è bellissima.

Ode all'autunno
Ah, quanto tempo
si è
potuto vivere,
terra,
senza autunno!
Ah, che naiade
oppressiva
la primavera
con i suoi scandalosi
capezzoli
che mostra in tutti
gli alberi del mondo,
e quindi
l’estate,
grano,
grano,
intermittenti
grilli,
cicale,
sudore sfrenato.
Poi,
l’aria
reca di mattina
un vapore di pianeta.
Da altra stella
cadono gocce d’argento.
Si respira
il cambiamento
delle frontiere,
dell’umidità del vento
dal vento alle radici.
Qualcosa di sordo, profondo,
lavora sottoterra
stivando sogni.
L’energia si raggomitola,
la catena
delle fecondazioni
arrotola
i suoi anelli.
Modesto è l’autunno
come i taglialegna.
Costa molto
togliere tutte le foglie
da tutti gli alberi
di tutti i paesi.
La primavera
le cucì in volo
e ora
bisogna lasciarle
cadere come se fossero
uccelli gialli:
Non è facile.
Serve tempo.
Bisogna correre per
le strade,
parlare lingue,
svedese,
portoghese,
parlare la lingua rossa,
quella verde.
Bisogna sapere
tacere in tutte
le lingue
e dappertutto,
sempre,
lasciare cadere,
cadere,
lasciare cadere,
cadere
le foglie.
Difficile
è
essere autunno,
facile essere primavera.
Accendere tutto
quel che è nato
per essere acceso.
Spegnere il mondo , invece,
facendolo scivolare via
come se fosse un cerchio
di cose gialle,
fino a fondere odori,
luce, radici,
e a far salire il vino all’uva,
coniare con pazienza
l’irregolare moneta
della cima dell’albero
e spargerla dopo
per disinteressate
strade deserte,
è compito di mani
virili.
Per questo,
autunno,
compagno vasaio,
costruttore di pianeti,
elettricista,
conservatore del grano,
ti dò la mia mano da uomo
a uomo
e ti chiedo di invitarmi
a uscire a cavallo
per lavorare insieme a te.
Ho sempre voluto
essere l’apprendista
dell’autunno
essere il piccolo parente
del laborioso
meccanico delle cime,
galoppare per la terra
distribuendo
oro,
oro inutile.
Ma, domani,
autunno,
ti aiuterò a ripartire
foglie d’oro
ai poveri della strada.
Autunno, buon cavaliere,
galoppiamo,
prima che ci sorprenda
il nero inverno.
E’ duro
il nostro lungo lavoro.
Andiamo
a preparare la terra
e a insegnarle
a essere madre,
a riparare le sementi
che nel suo ventre
dormiranno protette
da due cavalieri rossi
che girano per il mondo:
l’apprendista dell’autunno
e l’autunno.
Così dalle radici
oscure e nascoste
potranno uscire danzando
la fragranza
e il velo verde della primavera.

Pablo Neruda

Ora passiamo ad Halloween e qui lascio la parola a Magali!
Ed ora zucca!!!
E finalmente in cucina, proprio ieri ho sfogliato le ricette del blog e ho visto che non avevo mai pubblicato una di pasta alla zucca e allora ho inventato questa che è venuta buona era pure abbondante tanto che ce n'era pure una porzione per il giorno dopo, quindi anche riscaldata vi posso dire che è ottima.
Fusilloni alla zucca
Ingredienti per 3 persone:
240 g di fusilloni
400 g di zucca
20 g di uvetta sultanina
10 g di pinoli
1 scalogno
1 spicchio di aglio
1 rametto di rosmarino
aceto balsamico
olio d’oliva
sale
pepe
parmigiano grattugiato fresco

Preparazione:
eliminate la scorza della zucca. Tagliatela in metà. Tagliatene una parte a dadini. In una padella antiaderente fate soffriggere l’aglio con l’olio aggiungete la zucca a dadini e il rosmarino, regolate di sale e fate cuocere 10 minuti con il coperchio. A cottura ultimata eliminate lo spicchio d’aglio e il rametto di rosmarino e passate al mixer.
Tagliate l’altra metà con una mandolina che affetti non troppo sottile. Foderate la placca del forno con carta forno, mettetevi le fette di zucca spennellate con olio, aceto balsamico e sale. Fate cuocere a 180° per 5 minuti.
In una padella fate soffriggere lo scalogno, precedentemente pulito e affettato sottilmente, aggiungete i pinoli e l’uvetta precedentemente fatta rinvenire in acqua e aceto balsamico.
Fate cuocere la pasta in acqua bollente salata. Scolatela, mettetela in una terrina, aggiungete la crema di zucca, mescolate e buttate nella padella con uvetta e pinoli, aggiungete le fette di zucca cotta al forno, fate saltare e servite spolverizzata dal parmigiano grattugiato e pepe.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”

domenica 23 ottobre 2016
E' notte fonda, sto scrivendo il post, ho tante cose da raccontarvi, ma ora proprio non ci riesco "mi cade la palpebra", anzi non so se riuscirò ad arrivare al letto o resto qua sul divano.
Vi lascio questa torta super light, non so come mai, mangiandola sentivo il gusto della castagna (che non è assolutamente presente tra gli ingredienti), lo so sono al limite dell'integrità mentale!!!
Vado a nanna ...

Torta con le prugne
Ingredienti:
80 g di farina
40 g di fecola
2 cucchiai di cacao
2 cucchiaini di lievito
100 g di albumi (circa 3)
80 g di zucchero
2 yogurt bianchi di soia
30 g di gherigli
30 g di amaretti
4 prugne chiare
4 prugne scure
burro o olio per lo stampo

Preparazione:
tritate i gherigli e sminuzzate gli amaretti.
In una terrina mettete la farina, la fecola, il cacao e il lievito passati al setaccio. Aggiungete pian piano lo yogurt e mescolate.
In un’altra montate a neve ben ferma gli albumi, aggiungete lo zucchero. Aggiungete, in più volte, l’albume al composto, mescolando dall’alto verso il basso.
Tagliate le prugne a metà, eliminate il nocciolo e tagliate ogni metà in terzi.
Imburrare lo stampo, sul fondo disponete delle prugne, mettete il composto a cui avrete aggiunto dei pezzetti di prugna, in ultimo mettete ancora degli spicchi di prugna.
Infornate in forno preriscaldato a 180° e fate cuocere per 45 minuti.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”
domenica 16 ottobre 2016
Innanzitutto vi auguro "Buona domenica" attraverso questo scatto parigino.
A maggio vi avevo parlato di Shakespeare and Company , una libreria parigina che amo in modo particolare, per l'atmosfera, la zona in cui si trova, ed avevo scoperto la recentissima apertura di un caffè attiguo, ovviamente mi ero riproposta di provarlo. E, come si suol dire, "detto, fatto" l'ultima volta, cioè solo quindici giorni fa (e a me sembra un secolo) sono andata. Onestamente mi ha deluso un pochino, nonostante il cappuccino e il tea siano ottimi, perchè è un po' troppo piccolo e siamo stati veramente fortunati a trovare un tavolino libero all'interno.
Non poteva mancare Lei!
Questo è lo spazio esterno
Ed ora andiamo in cucina per partecipare al contest di Flavia
che consiste nel preparare una ricetta, scelta tre quelle del blog della vincitrice del mese precedente, togliendo, aggiungendo o sostituendo un ingrediente, comunque sul blog di Flavia tutto è spiegato benissimo.
Vorremmo, veramente, partecipare tutti i mesi solo che, spesso non riusciamo a farcela, ma questa volta non potevamo mancare, perché si va a “casa” della mitica Mapi. Non la conosciamo di persona, ma è una di quelle persone che a “pelle” ops “pelliccia” ci ispirano simpatia oltre ad essere preparata e abilissima tra i fornelli! Abbiamo “frugato” a lungo tra le sue ricette, ma, come sapete, soprattutto in questo periodo siamo di corsa e abbiamo optato per questa crema di zucca che, vi assicuriamo, non è la “solita” minestra, perché ha quel tocco in più che la rende speciale, proprio come Mapi!
Crema di zucca, arancia e zenzero
Ingredienti per due persone:
400 g di polpa di zucca privata di buccia e semi
1 piccola cipolla dorata
1 cucchiaino di zenzero fresco grattugiato
600 ml di acqua bollente
1 arancia non trattata (succo e scorza grattugiata)
1 cucchiaio di olio extravergine di oliva
30 g di formaggio roquefort (aggiunto da noi)
sale

Preparazione:
mondare e tritare finemente la cipolla, quindi farla soffriggere per 5 minuti nell'olio, a fiamma bassissima: non deve bruciare.
Nel frattempo ridurre a dadini la zucca, e quando la cipolla sarà diventata trasparente unirvela e mescolare. Far rosolare per 5 minuti, quindi aggiungere lo zenzero grattugiato, l'acqua, il succo dell'arancia e la scorza grattugiata di metà arancia. Ricavare dall'altra metà delle striscioline di scorza, servendosi di un rigalimoni (oppure di un pelapatate, tagliando successivamente a striscioline i pezzetti ottenuti). Fare attenzione a prendere solo la parte colorata, in quanto la parte bianca è amara.
Salare leggermente, portare a bollore, abbassare la fiamma e far cuocere per 25 minuti circa, finché la zucca non sarà tenera.
Frullare tutto, assaggiare e regolare eventualmente di sale.
Servire decorando i piatti con strisce di scorza di arancia ricavate dall'altra metà dell'arancia, aggiungete il roquefort a pezzettini.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”

lunedì 10 ottobre 2016
In questo periodo siamo di corsa, la nostra vita sempre caratterizzata da problemi pesanti, reali che, a volte ci tolgono il respiro, ma poi mano nella zampa, come abbiamo più volte ribadito, andiamo avanti. E così anche, se stanche, siamo partite per Parigi per lavoro e siamo ritornate con una riflessione in più: nei momenti in cui sembra veramente impossibile riuscire a sopportare altro, bisogna “caricarsi” ancora di più, sembra un controsenso, ma funziona! Ci spieghiamo meglio, bisogna “buttarsi” in qualcosa di pratico, di "manuale", lavorare, stancarsi ancora di più, per poter non pensare e crollare in un sonno ristoratore. Magali ha preferito solo mettere in atto l’ultima parte di questa teoria che, detto tra noi, lei reputa assolutamente assurda. Siamo contente di essere in grado di imparare sempre qualcosa dalla vita, perché, per noi, questa è la sua vera essenza, riuscire ad arrivare alla fine del percorso mutate nella nostra anima, con tante piccole perle di sagezza e certe di aver compreso quanto i valori materiali, se pur essenziali, assumano scarsa importanza. Tutto è un tramite e deve, assolutamente, essere valutato in questo senso.
Ora andiamo in cucina: queste ricette hanno origine dal fatto che Magali è francese di nascita e italiana d’azione, io invece l’inverso e che l’amore per la Francia ci unirà sempre.
Da Parigi torniamo d’abitudine con il pain Poilâne, per me Unico, e qualche altra “scorta” e, se pur di fretta, la borsa frigo che, sempre ci accompagna, al ritorno è “ricca” di formaggi. Senza nulla togliere ai prodotti italiani, troviamo solo che quelli francesi siano diversi e, siccome, ci piace cambiare eccoci tornate in patria con tante prelibatezze.
Contente di approdare nuovamente a quest’isola, volutamente, felice rappresentata dal nostro blog, a quest’oasi a cui mensilmente attingiamo calore, umanità, affetto che rimane l’MTC ancora una volta insieme ci presentiamo, come d’abitudine, con l’imprecisione e l’ironia che da sempre ci caratterizza.
Poi arriva la bravissima e simpaticissima Mai, vincitrice “Suprema” della sfida precedente, autrice anche dell'infografica

che ha scelto come ricetta di questo mese le tapas, da lei eseguite con originalità e maestria,  ed allora noi non potevamo che scegliere come filo conduttore il formaggio francese unendo la sua bontà allo svuotamento del frigorifero! Mai ti prego di scusare Magali, ma proprio non sono riuscita a trattenerla!
Magali ha affrontato la sfida del mese secondo il suo punto di vista … creando queste Tapas Imprecheese.
Gatas - Tapas
Ingredienti:
2 dischi di pasta sfoglia
70 g di emmental francese
40 g di mandorle tritate
1 uovo
20 g di burro
sale

Preparazione:
stendete il primo disco di pasta sfoglia su carta forno e posizionatelo sulla placca del forno, imburratelo con il burro morbido, ripartite uniformemente l’emmental grattugiato, le mandorle, un pizzico di sale, lasciando un centimetro per il bordo, spennellate l’altro disco di pasta sfoglia con dell’acqua e sovrapponetelo a quello farcito e pressate bene. Ponete al centro della sfoglia un bicchiere dal diametro di circa 6,5 cm, poi con un coltello tagliate prima in quarti, partendo dal bicchiere verso il bordo, poi ogni quarto in due ed infine ogni ottavo in tre, otterrete così 24 parti. Spennellate con il tuorlo a cui avrete mescolato un cucchiaio di acqua, procedete arrotolando su se stessa ogni parte. Spennellate nuovamente con il restante tuorlo.
Cuocete in forno preriscaldato a 180° per 35 minuti, una volta tolto dal forno, quando è ancora caldo dividete bene le varie parti con l’aiuto di un coltello.
E come dice Magali “leccatevi i baffi”.

Montapatas - Montaditos
Ingredienti:
pain poilâne
camembert
moutarde de dijon
1 pera soda
1 uovo
farina
pangrattato casalingo da avanzi di baguette
sale
olio di oliva
foglie di prezzemolo
pepe

Preparazione:
pelate la pera, tagliarla in metà, privarla dei semi e tagliarla a fette spesse 0,5 cm. Passatela nella farina, nell’uovo battuto con un pizzico di sale, e poi nel pangrattato facendolo aderire bene.
Friggete in padella con olio caldo fino a doratura da ambo i lati.
Tagliare il formaggio a fette.
Fate tostare e le fette di pane. Tagliate ogni fetta in quattro trance. Spalmarvi sopra un velo di senape, quella di Digione è molto forte, quindi ne basta proprio poca. Su ogni trancia di pane adagiate la pera, il formaggio, spolverizzate con pepe e decorate con le foglie di prezzemolo.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”

Uña de gato – Pinchos
Ingredienti:
8 pomodorini ciliegino
8 gamberi
8 capperi
70 g di fromage de chèvre fresco
1 cucchiaini di erbe di Provenza
½ bicchierini di Cognac
sale
1 noce di burro

Preparazione:
togliete la calotta ai pomodorini (tenetela da parte) e svuotateli, salateli all’interno e capovolgeteli per eliminare bene la loro acqua.
In una padella antiaderente fate sciogliere il burro, adagiatevi sopra le code di gamberi precedentemente pulite, fate cuocere un minuto, aggiungete il cognac e fate consumare a fuoco vivo per pochi minuti. Aggiungete al termine un pizzico di sale.
In una scodella mescolate il formaggio di capra con le erbe di Provenza.
Riempite i pomodorini con il formaggio, su ogni pomodorino posizionate un gambero, richiudete con la calotta, ponete il cappero e infilzate!
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”
domenica 2 ottobre 2016
Vi preghiamo di avere pazienza, non abbiamo avuto tempo di cucinare, nè di andare a pescare qualche ricetta dal nostro « salvagente » culinario, quindi anche questa settimana un post che vi parlerà solo di quello che abbiamo pappato !
Era da tantissimo tempo che non andavo in questa Brasserie, anche se definirla tale, a mio avviso, è un po’ riduttivo, passeggiando nel 6° arrondissement ci siamo passati davanti e così abbiamo deciso di pranzarvi.
Vagenende si trova al 142, Boulevard Saint Germain, che conserva intatto lo charme e il lusso della Belle Epoque : gli specchi, le boiseries, i mosaici. E’ stato fondata nel 1904 dai fratelli Chartier, fondatori di una catena di « Bouillon », di cui vi parlerò prossimamente perchè pure lì sono stata, ma solo negli anni ’20 sarà di proprietà della famiglia Vagenende, di cui conserva ancor oggi il nome, ed anche gli attuali proprietari hanno preservato tutta l’atmosfera e il fascino dell’epoca.
Probabilmente la clientela è più « parigina » che turistica,
I camerieri hanno una divisa impeccabile con i lunghi grembiuli e si è trattato con squisita gentilezza.
Se non mangi « alla carta » c’è un menù valido sia a pranzo che a cena al medesimo prezzo, molto raro a Parigi, dove solitamente a mezzogiorno i prezzi sono inferiori a parità di menù, due portate 26 €, tre portate 32 €.
Noi due abbiamo preso un menù da due portate e un piatto alla carta, più una bottiglia d’acqua minerale, 52 €. Filetto con salsa al pepe con contorno di gratin dauphinois, orata all'olio extravergine con contorno di riso pilaf, fondant cioccolato con gelato (quello l'ho assaggiato prima della foto!)

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