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Magali
martedì 17 settembre 2019
Leggendo - 17 settembre
Pubblicato da
pâtes et pattes |
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Ho letto questo libro
Per me la Nothomb rimane un’incognita: i libri che riesco a leggere mi piacciono molto, mentre altri mi arresto alle prime pagine e non riesco ad andare avanti. Questo rivela il suo stile conciso, diretto, quasi dissacrante perché inizia mettendo in discussione il rapporto tra madre e figlia, solitamente di infinito amore, qui invece basato sulla gelosia della prima in quanto la bellezza della piccola Diane potrebbe mettere in ombra quella di Marie, colei che la generata.
Imperniato principalmente su rapporti femminili in cui vedono sempre coinvolta in prima persona Diane e sua madre, Diane e la sua dolce e acuta amica Elisabeth, Diane e il suo mentore l’egoista arrampicatrice Oliva, Diane e la figlia di quest’ultima …
Principalmente la storia di Diane che, nonostante, un’inizio di vita doloroso dirige la sua esistenza verso il bene decidendo, a soli unidici anni, di diventare cardiologa.
In poche pagine la Nothomb fa emergere i sentimenti più gretti dell’essere umano: la gelosia, la rivalità che si manifestano con manipolazioni insinuose e, all’inizio, difficili da individuare.
Il finale è agghiacciante, ma non poteva essere differente, perché se lo si “guarda” a fondo tutto il libro lo è, ma la vita, a tratti, è così.
Vi lascio alcuni stralci:
Era dunque quello il senso, la ragion d’essere di ognuna delle nostre singole vite: se ci troviamo qui, se siamo disposti a sopportare così tante prove, se facciamo lo sforzo di continuare a respirare, se riusciamo ad accettare tutta quella noia, è per conoscere l’amore.
Per farla breve, la gelosia si basava su un’ossessione che non riguardava unicamente le donne. Era tutto abbastanza
complicato. Tanto più complicato se si considera il fatto che il fine supremo della gelosia consisteva nell’essere guardata con invidia sia dagli uomini che alle donne: curiosamente là non c’era più discriminazione.
– Ma vedo che le mie osservazioni non le interessano troppo – osservò Olivia. – E lei, perché ha scelto cardiologia?
– È successo in due tempi. A undici anni ho deciso che avrei studiato medicina, perché avevo incontrato un medico straordinario. Quanto alla
cardiologia, la avverto: la mia motivazione le sembrerà del tutto stupida.
– La ascolto.
– C’è una frase di Alfred de Musset che mi ha lasciato molto turbata: ‘Colpisci il tuo cuore, è là che il genio risiede.’
– Ma non vi parlate mai?
– Neanche i miei genitori si parlavano. Le volte in cui lo facevo notare a mia madre, lei mi rispondeva: ‘Tesoro mio, siamo sposati da trent’anni. Cosa vuoi che ci diciamo?’ Ho semplicemente messo in pratica questa abitudine un pochino prima di loro.
“La stupidità consiste nel voler concludere” ha scritto Flaubert. Una condizione che non si verifica raramente, dal momento che nelle liti, in genere, un imbecille lo si riconosce subito dalla sua ossessione di avere sempre l’ultima parola.
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