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Magali

Magali
sabato 13 ottobre 2012
Vi chiedo scusa dell'assenza e, soprattutto, se questo è un lungo post, ma credo che se avrete la pazienza di leggerlo, ne sarà valsa la pena.
A volte mi capita di vivere una serie di coincidenze …
Sono andata a Parigi e ho lavorato 14 ore al giorno, poi ho avuto alcuni giorni per poter girovagare e respirare a pieni polmoni l’atmosfera di questa città che amo più di tutte al mondo.
Durante il viaggio ho iniziato a leggere un libro “La chiave di Sarah” da cui hanno tratto anche un film che, qui in Italia, non ha riscosso molto successo.
Non amo i libri che narrano di accadimenti storici e questo è il secondo che leggo in tutta la vita! Ebbene questo romanzo è veramente toccante, commuovente, a tratti crudo e spietato come la realtà che racconta, quella del Vélodrome d’Hiver, un episodio che pochi conoscono e che molti desiderano dimenticare o far finta che non sia mai esistito.
Il 16 luglio 1942 la polizia francese bussa di casa in casa e preleva migliaia di famiglie ebree e le rinchiude, appunto, nel Vélodrome d’Hiver nel 15esimo arrondissement, in un secondo momento i genitori sono separati dai figli, per essere, entrambi, mandati, dapprima, in campi d’internamento e poi deportati in campi di sterminio differenti, dove li attende una fine tragica. Solo pochissimi bambini riescono a fuggire o a ritornare dai campi.
In questo libro vengono narrate le vicende di Sarah, che ha vissuto quella terribile sera di luglio del ’42 e quelle di una giovane giornalista, Julia, che deve andare proprio ad abitare nell’appartamento, al 26 rue Santonge – Paris, dove ha vissuto la piccola bimba ebrea con la sua famiglia. La chiave è quella che dà a Sarah la forza di fuggire dal campo, il legame, purtroppo, amaro e incancellabile con il suo passato, che la riporta sempre durante tutta la sua vita al dolore sordo, lacerante ed alle atrocità subite. Il libro si svolge, all’inizio, tra passato e presente, e  la vita di Sara segnerà e cambierà sessant’anni dopo anche la vita di Julia.
Casualmente nel poco tempo libero, girovagando, all' Hotel de Ville, ho visto che c’era questa mostra "C'étaient des enfants" e l’ho visitata, l’argomento era proprio le storie dei bambini del Vélodrome d’Hiver. Ho visto tanti volti, lettere, diari scritti da bimbi di otto, dieci anni, con parole adulte, scarne e, stranamente, prive di odio. Le foto impressionanti dei pochissimi superstiti all’hotel Lutetia, dove era stato allestito un centro di accoglienza per i sopravvissuti, per questi ragazzi costretti a diventare rapidamente adulti.
Come d’abitudine sono andata, la domenica mattina, nel Marais, amo quelle viuzze, ma questa volta, passeggiandovi, mi sono sentita avvolta da un’atmosfera di tristezza, come se i muri avessero assorbito tutta la tragedia e trasudassero dolore, per la prima volta ho provato risentimento per i molti francesi che, durante la guerra, hanno avuto il coraggio di installarsi in appartamenti dove fino a qualche giorno prima avevano vissuto famiglie deportate … forse le avversità costringono a comportamenti apparentemente incomprensibili e inaccettabili.
Come ogni volta sono andata da Sacha Finkelsztajn, rue des Rosiers - Paris e questa volta sono stata attratta dal pane dolce del Sabato.



E per ultima coincidenza, la ricetta del mese è proprio il pane dolce del Sabato. Questa volta voglio ringraziare  di cuore l’MTC, perché ho vissuto veramente appieno questa ricetta, l’ambiente, le circostanze, mi hanno, come catapultato, indietro nel tempo, ho provato emozioni intense, taglienti, costruttive, mi sono resa conto di quanto siamo fortunati a vivere in quest'epoca, di quanto, forse troppo spesso, troviamo mille giustificazioni a noi e a chi ci vive accanto, se non siamo in grado di affrontare le difficoltà dell’esistenza con più coraggio, nei momenti duri della nostra vita dobbiamo solo voltarci indietro e pensare a questa frase che ha scritto Sarah “Zakhor. Al Tichkah. Ricorda non dimenticare mai."
Con questa ricetta partecipo con immenso piacere all'MTC

Al mercato di Boulevard Quinet ho scoperto questo banco pieno di cose goduriose, avrei acquistato tutto, ma mi sono limitata a scorze d'arancia e limoni canditi, che vi assicuro hanno un aroma intensissimo.



Ho deciso di utilizzare proprio le scorze d'arancia per il mio pane dolce del Sabato. Ho seguito fedelmente la ricetta di Eleonora  , vado spesso sul suo blog, anche se a volte sono troppo pigra per lasciare un commento, mi piacciono molto i suoi post, attenti, studiati, profondi e poi, ovviamente, le fotografie e le ricette sono uniche e hanno sempre un tocco di magia ed originalità. Vi dicevo ho seguito fedelmente la ricetta mutandone solo il ripieno, ho preparato solo un pane, perchè a Parigi, non resistendo alla tentazione, ne avevo acquistati due e quindi con quello fatto da me, praticamente ce ne siamo sbafati tre! Essendo svampita ho dimenticato, nella mia versione, i semi di papavero ... chiedo venia.
Magali è un po' offesa dal fatto che durante questa sfida non è stata interpellata, ma essendo una gatta al di sopra della media ha ben compreso e si è messa tranquillamente da parte.
Ed ora, ringrazio chi ha avuto la forza di resistere fin qui, ecco la nostra preparazione che, considerando il fatto che ho un vecchio forno a gas di 25 anni che cuoce solo nella parte inferiore, il risultato è andato ben oltre le nostre aspettative!







Il pane dolce del Sabato – Il pane delle emozioni
Ingredienti per una treccia ripiena:
250 gr di farina 0
1 uovo medio (circa 60-62 gr con il guscio)
50 gr di zucchero
10 gr di lievito di birra
62 ml di acqua tiepida
62 ml di olio extra vergine d'oliva
5 gr di sale
50 gr di scorza di arancia candita
50 gr di gocce di cioccolato
un tuorlo d'uovo
un cucchiaio di acqua

Preparazione:
prima di tutto e importantissimo, setacciare la farina.
Sciogliere il lievito nell'acqua tiepida insieme a un cucchiaino di zucchero e far riposare una decina di minuti fino a far formare una schiuma. Mischiare la farina, il sale e lo zucchero e versarci il lievito e cominciare ad impastare, versare poi l'olio e per ultimo le uova, uno ad uno, fino alla loro incorporazione. Lavorare fino a che l'impasto si stacchi perfettamente dalla ciotola, lasciandola pulita.
Lasciar lievitare per almeno due ore, dopodichè, sgonfiare l'impasto. Tagliare poi la pasta in tre.
Stendere su un piano infarinato ognuna delle parti lunghe circa 35 centimetri e larghe 15. Spargere l'arancia candita tagliata a pezzetti e le gocce di cioccolato sulle tre parti.
Arrotolarle poi sulla lunghezza, in modo da ottenere tre lunghi "salsicciotti".
Unirli da un capo e cominciare ad intrecciare.
Adagiare la treccia su una placca da forno unta di olio. Lasciare lievitare ancora due ore.
Sbattere il tuorlo d'uovo con un cucchiaio di acqua e spennellarlo sulla superficie.
Infornare in forno già caldo e statico a 200°C per circa 15-20 minuti.
E come dice Magali “leccatevi i baffi!”

19 commenti:

Paola ha detto...

Wow bello il post e ancora più bello questo pane dolce, brava

Loredana ha detto...

Helga...post bellissimo, intenso e che mi tocca molto da vicino, io, a differenza tua, ho una sezione della mia libreria dedicata a libri e diari sulla Shoah.
Siamo state così in sintonia, questo mese, da aver preparato lo stesso pane...peccato che il mio non sia venuto bello come il tuo!!

un abbraccio

loredana

Unknown ha detto...

che bello il tuo pane complimenti!
Ronron

Saparunda ha detto...

Dovrei studiare, dovrei pulire casa, dovrei fare la spesa, dovrei cucinare...e invece??? Sto passando tutta la mattinata a leggere i post dell'MTC di questo mese, uno più bello dell'altro. Questa ricetta ci ha stregate e ammaliate...
Grazie anche a te per questo post meraviglioso!!!
Buon fine settimana!

Eleonora ha detto...

Helga, grazie infinite del bellissimo post. ho letto il libro quando uscì perchè parlava proprio del Vel d'Hiv, dove una delle persone che hanno marcato la mia vita spirituale, era presente e si salvò dai campi per miracolo. Sì, era uno di quegli "enfants" della mostra. E non solo, sulle parole Zakhor. Al Tichkah, è scritto un post sul mio blog, parlando della memoria e di un pezzo di legno dove sono incise quelle parole...il tuo post mi emoziona e mi muove tante corde...l'unico peccato, ed è davvero un peccato, che tu abbia dimenticato i semini. :(
Grazie infinite
Ele

Glu.fri cosas varias sin gluten ha detto...

Non ci sono coincidenze, la parola é sincronicitá, tutto porta a questo pane e questo pane a rifettere e a non dimenticare. E dire che si, siamo fortunati...ma non dobbiamo dimenticare, mai.

roberta ha detto...

Quella dell'Olocausto e' una terribile macchia sulla tela della storia dell'umanita'. Non e' l'unica, non e' la prima e nemmeno l'ultima, purtroppo, ma sicuramente una delle peggiori. Non si puo' restare indifferenti, davvero non si puo'... Molto bello e toccante il tuo post.

alessandra ha detto...

Siamo noi che ringraziamo te, Helga, per un post che nessuno di quello che è passato di qui riuscirà mai a dimenticare.
La vita è una catena di coincidenze: alcune non vengono notate, altre vengono dimenticate. Tu sei riuscita a farne tesoro e a trasformarle in una pagina di storia, in una testimonianza, in un monito a non dimenticare che facciamo tutti nostro, in questo mtchallenge.
e la tua squisita sensibilità ha fatto il resto. Grazie, grazie, grazie

alessandra ha detto...

E ora che ho lasciato che fosse il cuore a parlare, devo tornare a vestire i panni del giudice implacabile... i semi, Helga!!! erano obbligatori, sigh sigh sigh :-(((8

La Gaia Celiaca ha detto...

per il giorno della memoria l'anno scorso ho visto, con i miei alunni, il film "vento di primavera" proprio sulla vicenda del velodromo d'inverno. alla fine del film piangevano tutti, insegnanti, alunni. tutto quanti. uno di quelli che io chiamo "dolori utili"
questo post mi rimanda a quelle emozioni, all'importanza di non dimenticare, al post di eleonora con il pezzo di legno che adesso ricordo, a parigi e al marais che è senza dubbio la parte di parigi che amo di più.
un post che smuove molte corde.
grazie, anche per il tuo pane dolce che è bellissimo.

Stefania Oliveri ha detto...

Questo post è da far leggere ai miei alunni, ai miei figli, alle generazioni più giovani che non hanno menerai e ricordi... Rimango sempre toccata dalla testimonia di quell'atroce periodo e sono tornata sconvolta da Praga, dove abbiamo visto ciò che molti negano che sia successo... Terribile!

PATRIZIA MALOMO ha detto...

Oh mamma. Mi hai emozionato tantissimo. Non ho letto il libro ma ho visto il film, veramente bello, Vento di Primavera, che racconta proprio del velodrome d'Hiver e della deportazione. Un film forte, commovente che mi hai fatto tornare in mente con il tuo post. E' vero, a volte ci sono segni, coincidenze, strane situazioni che poi si ricollegano tutte in un evento unico. E forse per te, doveva essere questo pane, in grado di sciogliere il groppo allo stomaco che hai provato in quella giornata a Parigi. Stupendo post e splendido pane. Un abbraccio, Pat

Dida70 ha detto...

bellissimo post, Helga, complimenti, questa sfida mi sta facendo conoscere blog che ignoravo e tante altre belle persone come te ... un abbraccio
dida

Sarah ha detto...

Quanta emozione! Un post stupendo... Non ho altre parole.
Buona serata, Sarah

๓คקเ ha detto...

Bellissimo post, mi sono venuti i brividi.
Grazie.

TataNora ha detto...

Ricordare è un gran diritto ma, in questi casi un dovere immenso nei confronti di chi ha subito tutto questo dolore.
Ricordare e far ricordare perchè non avvenga più è un'impresa ardua ma... da portare a termine.
Tu riesci, con le tue parole, a ricrear le tensioni di quel periodo. Un pezzo da far leggere ai nostri ragazzi, affinchè l'orrore non ritorni mai.
La tua ricetta: semplice, lascia un segno... come le tue parole.
Mi auguro che chiudano un occhio sui semini.... io voto il tuo pane!!!
Nora

Love for Food and Photography ha detto...

Il libro dev'essere molto triste, ma come tante storie vere, andrebbe letto per non dimenticare..Posso immaginare la tua tristezza dopo aver visitato la mostra.. cosi come posso capire come la povertà dei parigini nell'immediato dopoguerra li abbia costretti ad abitare in posti dal passato cosi crudele, dove ancora vivono delle anime in pena.

Il mercato con la frutta candita.. mmmh pare di sentirne il profumo, come vorrei averlo visitato..

Serena | SereInCucina ha detto...

bellissime queste tue coincidenze e altrettanto bello questo tuo racconto. hai veramente ragione: non ci rendiamo proprio conto di quanto siamo fortunate a vivere in questi giorni, siamo sempre troppo impegnati a ritenerci così "sfortunati". è triste, ma è proprio come dici tu. non dovremmo mai dimenticare. un bacino, sere

Terry ha detto...

Le tue coincidenze e il tuo racconto sicuramente rimarranno impresse nella tua mente, non dobbiamo mai dimenticare il passato e l'esperienze vissute da altri nei periodi cosi brutti....

poi il mercato che ha addolcito e profumato tutto..... un bacio

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