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Magali

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martedì 28 maggio 2019
Complici un pomeriggio in cui sapevo che se fossi rimasta a casa mi sarei messa a pensare, l'ultimo ingresso all'abbonamento del cinema vicino casa, come d'abitudine, all'ultimo minuto ho deciso di andare a vedere questo film
Vi confesso che, finora,  non ho mai visto un'opera di Almodovar: il film è la storia di Salvador Mallo, un regista in piena crisi creativa. La sua vita è segnata dal dolore fisico, la paura di relazionarsi con le platee di spettatori che lo attendono per porgli domande, il vuoto creativo, lo spingono a isolarsi e a rifugiarsi nella droga. Vi sono molti flashback che lo riportano all'infanzia povera, ma felice, al primo palpitante desiderio, alla madre presente e attenta, magistralmente interpretata da Penelope Cruz che si susseguono durante tutto il film.
La figura di Salvador Mallo calza a pennello ad Antonio Banderas, trasmettendo allo spettatore, le inquietudini, i timori, la gioia legata al passato, la carenza di entusiasmo, il voler rifuggire la vita propri dell'uomo comune. Il film è autobiografico e ci si rende conto che il vivere è faticoso e problematico e nessuno ne è escluso, neanche Pedro Aldomovar. Alla fine Salvador, forse questo nome non è casuale, risorge dalle proprie ceneri e ricomincia a scrivere.
Se avessi a disposizione solo due aggettivi per definire questo film sarebbero: umano e poetico e lo consiglio vivamente.
Non so perchè, ma uscendo dal cinema, nonostante fosse in corso un temporale, il poter passeggiare annusando l'aria umida mi ha trasmesso un senso di attaccamento alle cose semplici, che spesso si sottovalutano, e mi sono sentità invadere da un senso di felicità.

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